PISTOIA. E così a Pistoia ora abbiamo anche Pasquino, figlio di Cecco Angiolieri e di Remo Cerini – come scrive lo stesso autore che ci invita a seguirlo su facebook all’indirizzo https://www.facebook.com/profile.php?id=100007178538816.
In effetti ha già avuto qualche adesione. Ma intanto leggete i primi tre componimenti in rima che ha pubblicato sulla sua pagina…
AUTORITRATTO
Io son Pasquino redivido e vivo
Se c’è una verità fatem’ un fischio e arrivo
Paura un m’ha ma’ fatto re potente o prete
scrivetemi e leggetemi, un ve ne pentirete
sul primo cittadino sull’ultimo de matti
la verità dirò, con date luoghi e fatti
e se non verran meno ardore e autostima
i fatti metterò giù giù fino alla rima
ALBERI ABBATTUTI IN PIAZZA D’ARMI
A pistoia chi comanda un si vol sporcà le mani
le tasse non si tagliano, si tagliano li rami
Anco l’arberi interi pe dormì tra du cuscini
Tanto chi se ne frega se du vecchi e du bambini
Senza le fronde verdi c’avranno il capo al sole
Si stendano petterra e si copran coll’aiole
ALTRA DICHIARAZIONE DI POETICA
Son figlio d’angiolieri, son figlio del cerini
m’abbondano l’idee e mi scarseggiano i quattrini
mi garba solamente guardà sott’a tappeti
dentro l’armadi vecchi che son zeppi di segreti
levare un po’ di polvere e buttalla sana in piazza
pecché chi qui comanda nella polvere ci sguazza
solo finché non ha né nome né chiarezza
ecco c’è qui pasquino che in piazza la battezza.
E tu che qui mi leggi, se sei di me più saggio
non fa lo schizzinoso e mandam’un messaggio
se sa’ una cosa ganza che l’è sfuggia a Pasquino
Pasquino te la pubblica, prima che sia mattino.
Da scrivere ce n’è abbastanza. Buon divertimento e auguri a Pasquino!
Benvenuto!
Codesto tuo proemio promette invero bene
se è vero come parmi che colpi non risparmi
a gente disonesta che il popolo funesta
con brogli ed intrallazzi nel chiuso dei palazzi
In quegli stessi luoghi dove il potere appesta
e senza temer schiamazzi i più deboli calpesta
la tua voce rimbombi come tuono con fragore
sì che il popolo riesca a risvegliar dal suo torpore
E se in breve riuscirai come invero è mia speme
col tuo solo favellare e senza bisogno d’armi
di certe genti oscene a randellar le schiene
allora invero assai riuscirai tu a consolarmi
E infin quand’ai ladrazzi rovinerai la festa
il favor certo godrai d’ogni gente perbene
così qual giustiziere di deboli ed inermi
a noi poveri mortali fugherai tutte le pene