A quante velocità possono andare le procure della Repubblica Italiana? A Pistoia, per esempio, si lavora ancora a mano e con la penna d’oca lasciata in eredità al “terzo piano” dal bisnipote di Vanni Fucci. Così ciascun procuratore o sostituto lavora a modo suo. E da un giorno all’altro, se finisce l’inchiostro, cosa accadrà? Che i magistrati scriveranno i loro documenti con mazzuolo e scalpello sulle lastre di pietra dei Flintstones?
Quanti morti si sono fatti in nome di Dio! E quante violazioni dei diritti umani in nome della giustizia che non è mai quella che dovrebbe essere…
TUTTO IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
O SOLO COME TORNA BENE A MANO?
Onestamente, come si può avere fiducia nella magistratura? Per avere fiducia ci vuole fegato – e non alla veneziana con cipolla, uvetta e pinoli.
Lasciateci cantare con la chitarra in mano l’ultima brillante invenzione di una procura pistoiese che ancora viaggia con mazzuolo e scalpello o, nella migliore delle ipotesi, con la penna d’oca – o massimo la biro che trova sulle scrivanie, magari lasciata lì a caso da qualche avvocato distratto. Iniziamo.
Procedimento penale 4318/22, stralciato da un precedente procedimento che ci riconduce – ma solo a lume di naso, perché nessuno ci ha mai avvisati di questo stralcio… – all’aggressione subìta da Alessandro Romiti per mano di Maurizio Ciottoli il 28 luglio del 2021.
Ma prendeteci con le pinze, perché il n. 4318/22 non risulta da alcuna altra parte: è spuntato come un fungo e non è presente nella documentazione di tutti i procedimenti che riguardano Alessandro Romiti. Non abbiamo dubbi, perché siamo in possesso della documentazione completa (?) fornita dalla procura.
Il 19 novembre 2022, il sostituto Luigi Boccia avvisa le persone cosiddette offese (Edoardo Bianchini e Alessandro Romiti) di avere presentato al Gip, pochi giorni prima, richiesta di archiviazione. E avverte che entro 20 giorni dalla notifica dell’atto, le parti offese hanno facoltà di prendere visione degli atti a fascicolo e di presentare opposizione all’archiviazione con istanza motivata.
Romiti, che ha avuto la richiesta di Boccia prima di me, è già passato alla segreteria dei depositi penali e ha chiesto di estrarre copia del fascicolo (a suo dire bello corposo: a occhio un trecentinaio di fogli, foglini, fogliacci, tutti più o meno eterogenei e svolazzoni). Ma la signora Lorella Benesperi – mi pare – lo ha sùbito stoppato: niente estrazione di copia; vietato dalla legge, poi vedremo perché.
Romiti riferisce anche a me, in quanto persona presumibilmente co-offesa con lui, da Maurizio Ciottoli e Luca Benesperi. E così decidiamo di fare istanza scritta in base alle norme di cui alla Legge 241/90, art. 24, comma 7: «Deve comunque essere garantito ai richiedenti l’accesso ai documenti amministrativi la cui conoscenza sia necessaria per curare o per difendere i propri interessi giuridici […]».
L’art. 25 della stessa legge è lampante: «1. Il diritto di accesso si esercita mediante esame ed estrazione di copia dei documenti amministrativi, nei modi e con i limiti indicati dalla presente legge. L’esame dei documenti è gratuito. Il rilascio di copia è subordinato soltanto al rimborso del costo di riproduzione, salve le disposizioni vigenti in materia di bollo, nonché i diritti di ricerca e di visura […]».
A Luigi Boccia vanno, dunque fatte, in questa sede, alcune domande:
- se noi, Alessandro Romiti e Edoardo Bianchini, siamo riconosciuti da Boccia stesso «parti offese», avremo o no qualche diritto «di curare e difendere i propri interessi giuridici» come da art. 24, co. 7?
- è logico e giuridicamente corretto, secondo il sostituto Boccia, desumere dall’art. 116 cpp che «il richiedente deve avere un interesse giuridicamente rilevante», ma concludere che, pur essendo noi, Romiti e Bianchini, definiti da lui stesso «persone offese», ci è negata l’estrazione di copia degli atti del fascicolo perché non abbiamo indicato il nostro interesse da tutelare o perché non abbiamo elencato – sempre a detta di Boccia – i singoli atti ricollegati a detto interesse?
- è logico e giuridicamente corretto, sempre secondo quel sostituto, concludere apoditticamente che, nel caso di specie, «difettano entrambi gli elementi», quando lui stesso ha acclarato, dichiarato e accolto il nesso di interesse definendoci – si ripete e sottolinea – «persone offese»?
- vuole infine spiegarci, il dottor Boccia, attenendosi però strettamente alla gerarchia delle fonti valida nel nostro ordinamento, perché lui motivi, infine, il suo diniego anche con la circolare del Procuratore della Repubblica (chi? Coletta?) n. 574/2 del 14/3/22 che, se pur così preveda, collide con i principi generali della legge 241, con quelli dell’art. 116 cpp e non ha certo potere di inibizione di un diritto espressamente ammesso dalla legge? Ma come si ragiona in procura a Pistoia?
E per andare ancor più a fondo in questo “uso ad hoc” che della legge e dei diritti dei cittadini si fa nel Regno di Pistoia, è il caso di segnalare e suggerire ai ferrei amministratori delle nostre vite in locale, una situazione che pure li pone dinanzi a una più che seria riflessione deontologico-moral-operativa.
Prendo a spunto la procura della repubblica di Genova, responsabile (ma anche fin troppo protettiva, però) delle azioni e del modus operandi dei procuratori di Pistoia.
In quella procura, non certo microscopica e non certo meno attendibile della parente più povera di Pistoia, quando c’è una richiesta di archiviazione (e le nostre nei confronti dei magistrati pistoiesi le hanno archiviate tutte: il che è tutto dire…), le segretarie dei singoli magistrati avvisano le persone offese della richiesta di archiviazione e spiegano quanto le parti offese devono pagare per la copia di un singolo documento o per tutto il fascicolo di cui si tratta.
Le prove le mettiamo in foto, così tutti potranno vedere che in Italia la legge non è uguale per tutti e in tutte le regioni, ma ogni procura se le fa per sé, se la canta e se la suona, alla faccia della Costituzione.
Ed ecco alcune domande cruciali:
- fra le due procure (Pistoia e Genova) qual è quella che sbaglia, Pistoia perché più intelligente o Genova perché più stupida?
- qual è il vero motivo della negazione dell’evidenza ostinatamente sostenuta da Boccia? La necessità di proteggere qualcuno o il bisogno di affliggere qualche altro non gradito al Signore?
- perché – nell’età del 5G e dell’era spaziale, in cui i cinesi si preparano ad andare su Marte – la maggior parte delle procure d’Italia hanno tutte i loro fascicoli informatizzati tranne Pistoia, che presenta orrori di ammassi di cartacce di ogni tipo e lascia perfino le filze abbandonate sui tavoli dei corridoi alla mercé di tutti?
- come può un cittadino essere certo che nessuno manipoli, tolga e aggiunga altre cartacce, dai fascicoli stessi, se tutto è volatile e sottoposto alla prima ventata che spiri al “terzo piano”?
Per esempio: nel fascicolo a me consegnato per il processo poi sviluppato a corpo dal giudice Luca Gaspari, non sono stato in grado di ritrovare il verbale (era corposo) stilato dopo interrogatorio, a me e a miei familiari e affini, dal tenente colonnello Stefano Nencioni. In quale altra filza sarà finito? O dove sarà stato riposto e occultato? Lo devo ancora capire.
Vi pare, dunque, questa, giustizia? Oppure odora, più probabilmente, di somministrazione spontaneistica di amabili fanfaluche e sviamenti di potere? Lo posso pensare ex art. 21 della Costituzione meno rispettata del mondo, sorella, in questo – come diceva Anna Marchesini – di «Madonna Corniglia, che tutti vogliono, ma nessuno la piglia?».
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Quel gran gesuita di San Filippo Neri diceva: «State buoni, se potete…». Alla procura di Pistoia va detto, in tono amabile, ma non per questo meno serio: «Fate i seri, se ci riuscite…». Purtroppo anche la plebe ha imparato a leggere e scrivere.