ipocrisia a fette. LA PROCURA DI PISTOIA, IL SINDACO BENESPERI, L’ASSESSORE CIOTTOLI E LA VERGOGNA DEGLI ARRESTI DI LARA TURELLI

Ormai i pistoiesi hanno fatto l’assuefazione olfattiva ai miasmi che escono dai loro Comuni e dalle loro «autorità costituite». Tanto che sembra si sia instaurato un tacito accordo tra chi agisce non di rado contro-legge e chi avrebbe il dovere (che non esercita) di stoppare l’illegalità…



CIOTTOLI E BENESPERI NON SON RAGAZZI SERI:

L’UN FA IL RUMINATORE, L’ALTRO IL CIANCHETTATORE


 

«Dio prese del fango, ci sputò su e nacque Adamo. E Adamo, asciugandosi il viso, disse: Cominciamo bene!» [Giobbe Covatta]

 

Mi viene in mente un film tristissimo, Stanno tutti bene (1990), in cui Mastroianni ci racconta la storia di un siculo che fa il giro d’Italia alla ricerca dei figli i quali, uno ad uno, lo rimbalzano e lo rimandano da dove è venuto. Ma ha scoperto che tutto ciò che sapeva di loro è una emerita finocchiata come dicono a San Giovanni dove abita la sostituta Gambassi.

Lo stesso è successo a me che, dopo essere rimbalzato all’infinito contro una pubblica amministrazione-cesso, di una Italia malata di borbonismo, infingarda, infedele, impreparata, vagabonda e falsa, mi sono trovato all’ultimo bivio a dover vedere che gli dèi dell’Olimpo giudiziario erano peggiori del popolo di cui si professavano amorevoli pastori.

Del resto ha ragione la Bibbia quando dice che El (= dio) o gli Eloìm (= gli dèi) hanno fatto Adamo a sua/loro immagine e somiglianza. Dna non mente, dunque, se un bipede senz’ali, l’uomo come definito da Platone, è malvagio, delinquente, sciocco e quant’altro, ed è fatto a somiglianza del padre.

È evidente che il padre non potrà non avere tutte le caratteristiche da lui trasmesse al figlio adorato, a cui dice “guai se mangi la mela” e che, un istante dopo, lui la ha già mangiata e sta putando i semi come pallini da schioppo, espellendoli a forza di bocca.

Anche ora, con questo commento, ripasso la soave beltà, la solare giustizia, l’immensa luce che emana da quelle divine autorità che determinano le sorti della nostra vita. E non sono io la vittima della malvagità di miei «disegni criminosi» – come amano scrivere Claudio Curreli e i suoi protettivi-collaborativi colleghi –, quanto piuttosto di crimini rozzamente messi in piedi da chi avrebbe il dovere di difendercene.

Dopo 55 anni di lavoro nel pubblico (scuola media, liceo, università: sempre dignitosi) e nel mondo del giornalismo pubblicistico e professionale, giungere a concludere sbattendo il viso contro una realtà come quella che i pistoiesi vivono, credetemi, non è proprio un gran piacere.

Pericolosi perché accoltellano alle spalle. E la procura gli crede pure

Se stamattina, in ipocrisia a fette dedicata a Benesperi, ho picchiato con tutte le forze usando Mjöllnir, il martello di Thor, non è perché io sono lo stalker con cui mi hanno bollato Claudio Curreli, Patrizia Martucci, Giuseppe Grieco, Luca Gaspari e vari ladroni (almeno 17) con querele a sfare: ma solo perché – oltre le apparenze – tutte le cose da me segnalate, oltre allo sconcio dei favoritismi di cui hanno goduto a Quarrata il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi e ad Agliana il mai-comandante Andrea Alessandro Nesti, assai caro anche ai procuratori togati; ma solo perché, dico, chi di solito racconta le nefandezze umane e smaschera il male, sta ancor più sullo stomaco di chi, quel male, lo fa mascherato da onestà, legalità, fregalità e quant’altro in fila. Così insegna anche Leopardi.

Lara Turelli, comandante sospesa dei vigili di Agliana, è stata presa e messa agli arresti domiciliari per più di un anno. Ed è partito tutto da un discorso di donnàccole inviperite e gelose di tutto e di nulla, per umana invéggia, come direbbe Dante.

Chi conosce la Turelli, sa anche se è o no onesta. Ma sa anche che è stata stolkerizzata ben bene dal mai-comandante Nesti e dalla sua brillantissima vicecomandante, Sonia Caramelli, nota come la pavona e dal Nesti preferita illecitamente alla Turelli stessa. Cari giovani magistrati di buone speranze: la realtà è questa, anche se non la gradite.

A ciò si è aggiunta la maldicenza di chi voleva andarsene (Traversi) e da chi chiedeva, all’assessore Maurizio Ciottoli, una mano per essere stabilizzata e diventare, magari, capessa dei vigili al posto della Turelli.

Che squallore, gente, vedere che la procura è partita a testa bassa seguendo certi suggerimenti del luogotenente Salvatore Maricchiolo!

Che squallore sapere che due sostituti – fra l’altro giovani: Leonardo De Gaudio e Luisa Serranti – erano impazienti di sfondare una porta aperta e che lo hanno fatto con un anno di intercettazioni su pettegolezzi, maldicenze e notizie di storielline piccanti di intrecci amorosi!

Che schifo, infine, scoprire che tutto questo è costato 250-300 mila euro di spese per intercettazioni e tutte sulle spalle del popolo bue lavoratore.

Che pasta emetica, poi, constatare che né Benesperi né Ciottoli non hanno portato neppure una briciola di rispetto a chi – la Turelli, appunto – per loro ha lavorato anche 14-15 ore al giorno e senza straordinari pagati.

Ma quanto deve costare una procura della repubblica per tutti gli sbagli che si lascia dietro?

Il massimo del cessismo, del verminaio dell’indignazione – permettetecelo ex art. 21 della Costituzione – si è, però, avuto quando i due titolari dell’inchiesta (il primo, a mio avviso, incapace di vedere un elefante dietro un filo d’erba nella vergognosa questione del Carbonizzo di Fognano; l’altra evidentemente incapace di distinguere la figura del contribuente da quella del fornitore in una storia di evidenti rimpalli falsi in atti d’ufficio riguardanti il Mazzanti, Tvl e il Bardelli); quando i due titolari dell’inchiesta, dico, vollero, per forza, convocare la Turelli all’interrogatorio di garanzia ancor prima che il perito incaricato della copia forense avesse depositato la sua documentazione al completo.

Lì si violò il diritto di difesa dell’indagata/imputata. Ma a Pistoia è cosa comune…

Messi con le spalle al muro dall’avvocata Pamela Bonaiuti; costretti a stralciare la posizione della Turelli e non certo con onore: obiettivamente ci saremmo aspettati che il santo tribunale di Pistoia li mettesse quantomeno sotto inchiesta per ciò che avevano combinato.

E che mostra – se mai ce ne fosse bisogno – una volta in più che a Pistoia i giudici agiscono d’autorità; ignorano le leggi; non fanno indagini a modo; decidono a colpo d’occhio nel silenzio complice di tutti: colleghi muti, avvocati appecorati e giornalisti che sanno solo dedicare pagine intere a piantumazioni in onore della memoria di Falcone e Caponnetto.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


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