ipocriti ma con l’aureola. GIUNTE DELL’ANPI O GIUNTE DEI “CAMPI” CHE RESISTONO E SI OPPONGONO ALLA LEGGE, ALLA LEGALITÀ, ALLA TRASPARENZA E AI PRINCÌPI DEL BUON ANDAMENTO E DELL’IMPARZIALITÀ DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE?

Quarrata/Burràkia ne offre un esempio illustre e luminoso. Dagli assessori che si vergognano di confessare d’aver mangiato al tavolo del Lions al Croce di Malta di Montecatini, al sindaco che non ha il coraggio di dire che ha sbagliato a stare senza mascherina, al comandante dei vigili che, per dover staccare una multa, chiede un «dispositivo di legge»: che intende farci? Vuole forse minare il ponte sulla Fermulla per farlo saltare e impedire l’avanzata dei sovranisti?

 

Una giunta Anpi democratica, legalitaria e trasparente, che da più di un mese è chiamata a dire chi, membro di essa, è stato a cena con il Lions a Montecatini al Croce di Malta, e a tutt’oggi sta muta come uno stoccafisso di Norvegia? Che ha da nascondere? Che ha da vergognarsi? Ha scheletri nell’armadio e inciuci nel cassetto?

 

FARE COME GLI PARE E NON FAR PIO

LO SANNO FAR, MA LO SO FARE ANCH’IO!

 


A lui sì, al sindaco di Burràkia no. O perché, democratici del Pd? Salvini ha il “culo giallo”?

 

NEL CAOS TOTALE di una vita nazionale economico-sociale distrutta dai comunisti comunque al potere per grazia di dio (Bergoglio e teologia della liberazione) e volontà del popolo (meglio del polpo: il non-presidente Mattarella, ostaggio dei Napolitani da carrarmati a Budapest); in un casino totale, con istituzioni e leggi schizofreniche, con funzionari comprati & venduti, le punte estreme della realtà italica si toccano e si indentificano con due nomi – Quarrata e Benevento – e un medesimo fatto: le multe a personaggi illustri sgamati, in piena èra Covid-19, senza mascherina; fotografati e “pubblicati” a destra e a manca, e due soluzioni finali all’antìpodo, con un comando di polizia municipale (il beneventano) che applica le norme; mentre a Quarrata il comandante dei vigili che non vede, non sente e s’incazza pure se noi, da Linea Libera, gli chiediamo ragione di ciò che non ha fatto e non ha voluto fare quando è stato opportunamente richiamato ai suoi doveri d’ufficio.

In questo secondo caso – è bene sottolinearlo – il nostro illuminato ed elettrico comandante Marco Bai, al momento in cui, richiamato al dovere, entra in posizione di stallo e diniego, non solo contravviene alle norme sul comportamento del pubblico dipendente, ma lo fa, inevitabilmente, non più per colpa ma – a nostro avviso – con dolo.

Commette – è nostra convinzione – peccato mortale, perché sa che si trova in presenza dei tre elementi cari ai cattolici onanisti d’un tempo: materia grave (la legge violata), piena avvertenza (lui deve sapere sempre quello che fa, se lo non fa), deliberato consenso (era al corrente che il suo padrone/buana, Marco Okkione Mazzanti, era in fallo attraverso prova certa: foto e trasmissione di Tvl).

Detto questo, il solito fariseo/manicheo chiede a Gesù/Giunta dell’Anpi (in ciabatte): «Che fine faranno questi due, dopo la morte? Chi dei due andrà all’inferno e chi in paradiso?». Ma Gesù/Anpi (e dio ci scampi!), al canto ininterrotto di Bella ciao, risponderà: «Ambedue andranno in paradiso e avranno sulle loro teste non le corna del diavolo, ma il cerchio luminoso (al neon, magari) dei cori angelici».

Ci vuole un fisico bestiale e un dispositivo legale

E se il fariseo di cacca insisterà chiedendo perché non uno dal diavolo e l’altro da dio, Gesù/Giunta dell’Anpi (in ciabatte), non avrà dubbi e dirà: «Tutti e due beati perché i primi, a Benevento, hanno multato Salvini e hanno colpito il diavolo in persona del Vade Retro di Famiglia Cristiana; e il comandante Bai, a Quarrata, perché ha capito che, per dover essere costretto a multare il suo sindaco, il suo padrone, il suo capo spirituale, ispirato da dio e dal Pd, non basta solo la norma, ma occorre che ci sia un “dispositivo di legge” valido tanto da consentire a un fariseo stronzo come chi scrive, di imporre a lui, capitàno delle truppe del castello nonché detentore del potere di vita e di morte su tutto e tutti, un dovere da cui si sente esentato in virtù dello spirito santo della sua posizione».

Ora leggete con calma cosa scriveva Fanpage il 10 novembre scorso (lo stesso faceva Il Fatto Quotidiano di Travaglio) sulla storia della multa di Benevento a Salvini, e non solo, per aver infranto la regola della mascherina e del distanziamento Covid:

Clemente un corno! Mastella è stato inflessibile

Dopo quasi tre mesi, oggi (10 novembre 2020 – n.d.r.), il leader della Lega Matteo Salvini e il deputato del Carroccio Nicola Molteni hanno pagato la multa che gli era stata comminata a Benevento lo scorso 25 agosto quando, durante un comizio per le elezioni regionali in Campania, i due erano stati sorpresi senza mascherina: il debito con il Comando della Polizia Municipale della città sannita è stato saldato oggi. Lo scorso 25 agosto, come detto, Salvini e Molteni parteciparono a un comizio nel corso della campagna elettorale della Lega per le elezioni regionali in Campania che si sarebbero svolte il settembre successivo – e che hanno visto, poi, la rielezione del governatore uscente, Vincenzo De Luca. Nel corso della loro permanenza a Benevento, i due furono notati senza mascherina e immortalati da molti foto e video, che fecero il giro di media e social network, a tal punto che il sindaco Clemente Mastella chiese alla Polizia Municipale di effettuare una verifica, al termine della quale furono comminate le sanzioni (continua su fanpage.it).

A questo punto, come tutti ben sanno, pur avendo, chi scrive, ricevuto una seria e robusta formazione cattolica, gli è venuta a mancare abbastanza presto la fede nell’esistenza di dio proprio perché, vedendo troppi cattolici all’azione, si è chiesto – senza mai trovare un’adeguata risposta – quello che si chiedeva anche il Manzoni nel giorno di Natale del 1833, quando lo lasciò per sempre sua moglie Enrichetta Blondel: «Perché il male nel mondo nonostante dio?».

Tuttavia, dinanzi al comportamento del Comune di Quarrata e del comandante Bai, l’unica reazione che gli viene, sono le parole di quel povero cristo di Cristo quando (in Matteo 23:27-8) strilla minaccioso: «27. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. 28. Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità». La traduzione è quella della Cei, Conferenza Episcopale Italiana/Cattocomunisti Episcopali Italiani: perciò è autentica in quanto della parrocchia del Pd.

Detto questo, che dire

di una giunta Anpi democratica, legalitaria e trasparente, che da più di un mese è chiamata a dire chi, membro di essa, è stato a cena con il Lions a Montecatini al Croce di Malta, e a tutt’oggi sta muta come uno stoccafisso di Norvegia? Che ha da nascondere? Che ha da vergognarsi? Ha scheletri nell’armadio e inciuci nel cassetto?

di una assessora alla Legalità – l’avvocata Francesca Marini – che ha perso la lingua, la voce e le dita per dare segni di vita e rispondere?

di un sindaco che si trastulla, come Fanfulla da Lodi, con le bandierine di Quarrata; e non apre bocca sul puttanaio di un Montalbano da decenni ingessato e fatto ingessare da certi suoi meravigliosi tecnici del Menga? Il grande giocatore di burraco non è, forse, più a suo agio dentro il botteghino di cassa del Parco Verde che non in un ufficio che rappresenta gli interessi di quasi 28mila cittadini?

Il Comandante della PM Bai con il sindaco Mazzanti

di un sindaco che non ha il coraggio di presentarsi ai suoi elettori (che lo amano comunque perché non hanno né orecchi né occhi né naso, pur possedendo, da veri trinariciuti, tre buchi di naso) e di dire loro: «Ragazzi, ho fatto una cazzata! Ora mi fo fare la/le multa/e dal Bai, chiedo scusa a tutti (ai comunisti queste cose, le pubbliche scuse, fanno scattare l’orgasmo delle gònadi in subbuglio meglio di una posizione hard da Kamasutra!) e mi cospargo il capo di cenere!».

di un comandante integralista che osa rispondere, a chi gli paga lo stipendio (e presto la pensione!), chiedendo, con non poca palpabile e inammissibile arroganza, qual è il dispositivo di legge che potrebbe permettere a chi scrive di richiamarlo al dovere?

La risposta, però, sarebbe estremamente semplice, se in questo paese, spaesato dall’etica catto&comunista della retorica, dell’ipocrisia e del politically correct, con un più che legittimo squasso di provvedimenti disciplinari a carico di chi ha omesso di fare il proprio dovere.

E per giunta ricordando, a certi codardi d’istituto, arruffianati e comunque protetti, che il dispositivo di legge più giusto sarebbe solo quello del 14 luglio 1789: un bell’assalto alla Bastiglia e una bella fila di ghigliottine in piazza (per i cretini che si scandalizzano in quanto asini, sto parlando in metafora: non sono dell’Isis…) per tagliare, una volta per tutte, la cosiddetta testa al toro.

Il quale è un animale eccezionale, ganzo, grosso, forzuto, una vera locomotiva di Guccini. Ma, da un po’ ghiozzo com’è, capisce una cosa sola. Quella che capiscono perfino gli scemi: la monta.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Art. 21 a tutto campo (per la gente normale ’un c’è scampo)


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