PISTOIA. Era tempo che avremmo voluto scrivere di Massimiliano Irrati: ma c’era sempre qualcosa che, al dunque, ci fermava. Lo facciamo adesso, con colpevole ritardo. Lo ammettiamo: avremmo dovuto farlo lo scorso 7 febbraio, dopo un Milan-Udinese (1-1 il punteggio – n.d.r.) che avevamo visto dal vivo e nel quale la sua direzione non c’era piaciuta (e tutto ciò, al di là della nostra conclamata fede rossonera, sorprendeva in primis noi, suoi sinceri estimatori). Premessa: conosciamo personalmente il primo direttore di gara pistoiese che ha arbitrato (e arbitra) in serie A, Irrati appunto.
Non possiamo definirci amici, ma conoscenti sì. Ne abbiamo avuto modo di parlare e scrivere, d’incontrarlo e salutarlo (e lui ha sempre dimostrato stile, visto che è uno dei rari sportivi che ringrazia sempre il giornalista, che lo si elogi o lo si critichi). Confessiamo che il suo modo di dirigere c’è sempre garbato: conosce il regolamento, lo fa applicare, corre (ergo, è preparato atleticamente), ha buonsenso. Fondamentale.
Insomma, ne prevedevamo una carriera ancor più bella di quella che è già stata ed è. Sì, avremmo dovuto scrivere, “avvertirlo”… e invece ne parlammo soltanto con un addetto ai lavori, che tempo prima ci aveva svelato che questa è la sua stagione, quella in cui si deciderà se potrà o no diventare arbitro internazionale, ovvero arbitrare in Europa, nel mondo.
La persona in questione, che vuole restare anonima e tale rimarrà, ci aveva anche detto che il suo rivale principale – per diventare internazionale – è l’arbitro Di Bello, che ci stupimmo di trovare suo addizionale di porta proprio in Milan-Udinese. Sbaglieremmo senz’altro, ma in quella circostanza Irrati non diresse bene anche a causa della scarsa collaborazione con arbitri e assistenti, in primis proprio con Di Bello, che in molte situazioni parve non supportarlo a dovere.
Una sensazione: netta, forte, precisa, probabilmente, lo ripetiamo, errata: non pretendiamo di avere la verità in tasca. Una conferma potrebbe darcela solo Irrati. Avremmo voluto scrivere di un Irrati irriconoscibile ai nostri occhi e non solo per gli sbagli, in realtà veniali, di quel Milan-Udinese: errori che però non gli avevamo mai visto fare. Pensammo tosto a un periodo di pessima condizione fisica, come può capitare a tutti nel corso di un’annata agonistica.
Irrati aveva sbagliato molte decisioni in Carpi-Milan, tanto per fare un altro esempio prima di quel Milan – Udinese (non decretando un penalty contro il Diavolo, con probabile espulsione di Donnarumma, e altro), sbagliò poi moltissimo in Bologna-Juventus, soprattutto non comminando un’ammonizione, sacrosanta, a Bonucci, reo di un fallaccio su Mattia Destro.
Bonucci era diffidato, con quel giallo avrebbe saltato la successiva partita contro l’Inter: al contrario con la squadra nerazzurra giocò e segnò il gol del successo, risultando di conseguenza decisivo. Avremmo dovuto scriverlo. Ma oggi, che è nell’occhio del ciclone per aver allontanato dal campo il grande Higuain, il centravanti del Napoli, l’uomo che sta rincorrendo il record del mitico Nordhal, il “pompierone” del Gre-No-Li (Gunnar Gren, Gunnar Nordahl e Nils Liedholm, il trio svedese anni Quaranta/Cinquanta del Milan), anche se non ha bisogno di avvocati difensori, lui che avvocato lo è di professione, ci sentiamo in dovere di testimoniargli la nostra vicinanza.
Non c’è piaciuto com’è stato trattato, come si sia cercato di scavare nella sua vita alla ricerca di un qualcosa che non c’è per avallare tesi di complotti che non esistono. Irrati può aver sbagliato anche nel corso di Udinese-Napoli, ma non ha errato nell’espellere un Higuain che, volenti o nolenti, ha perso la testa (facendo del male alla sua squadra e a se stesso).
Arbitrare è difficilissimo, soleva ricordare Gianni Brera, aggiungendo che i direttori di gara sono tra i migliori del mondo dello sport. Senza di loro non si giocherebbe alcuna gara, vigerebbe l’anarchia. Giù le mani da Irrati, quindi, e non perché pistoiese d’origine: perché bravo.
Perché persona – e non personaggio – di talento. Perché uomo e come tutti gli uomini perfettibile. Scagli la prima pietra chi non ha mai sbagliato. Quanta ragione, aveva quel tale oltre duemila anni fa.
[Gianluca Barni]