islamici. UNA MOSCHEA AD AGLIANA

La sede dell’associazione culturale islamica

AGLIANA. La targhetta apposta sulla cassetta postale precisa che la sede è di una associazione islamica e al momento, non abbiamo potuto rivolgere alcuna domanda all’Imam (in pectore) che si trova in Marocco e che ci impegneremo ad intervistare prossimamente, con apposita richiesta scritta.

Chi scrive, ha ben chiaro che la libertà di professione della religione è un diritto costituzionalmente garantito e non intende minimamente stigmatizzare l’evento o la presenza sul territorio di una tale organizzazione culturale – indotta in una associazione di cittadini residenti e praticanti liberi, in modo libero e autodeterminato – a professare la loro cultura e religione, anzi.

Possiamo riferire di annoverare molti conoscenti islamici e di avere buoni rapporti di relazione, anche sul piano di altre attività di diversa sfera professionale: vogliamo sottolineare l’assenza di ogni pregiudizio allo studio del fenomeno. anzi, non disdegnamo un piatto di cuscus, magari con delle cotolette di maiale (è un ossimoro, ma che appartiene appunto all’approccio interculturale della questione).

L’argomento apertura di una moschea è accompagnato ovunque da numerosi sussulti per le polemiche di molti che vedo “insediare” (si notino le virgolette al termine precedente) il territorio da una coalizione di soggetti che sono purtroppo famosi, in senso populistico e negativo, per gli esiti delle tragedie di Berlino, Parigi, Nizza, Istambul, Toronto e altre ancora che non vogliamo meglio specificare per non indulgere avversione nel lettore.

Islamici durante la preghiera rivolti verso la Mecca.

È però certo – e lo scriviamo subito – che per noi, non vale affatto l’affermazione e la difesa del multiculturalismo (: in un prato ci sono tanti fiori e dobbiamo farne un unico mazzo) ma quello più giustificato e comprensibile di interculturalismo ( i fiori nel prato sono tanti e diversi, ognuno potrà sceglierli in modo preferenziale e libero, senza soggezione alcuna).

I frequentatori del centro culturale ci dicono che sono riservati e silenziosi (e speriamo che non siano anche sospettosi): noi vogliamo convencerci che la loro riservatezza sia una forma di pudore malcelato e non un atteggiamento dipendente dall’attenzione loro rivolta da un giornalista.

Ci intendiamo di richiedere un colloquio con il responsabile dell’associazione per una intervista tematica dal titolo: essere islamici, oggi, in Italia.

In altre moschee  poste in altre città estere (quella di cui si discute è una sede associativa in un complessio commerciale in una area periferica e viene chiamata tale in modo improprio ed estensivo al compimento dei riti liturgici da tutti i residenti della zona). L’edificio è caratterizzato dai minareti e così immediatamente riconoscibile: mentre a Spedalino non abbiamo alcuna evidenza iconografica di richiamo all’Islam. E questo è solo un dettaglio di merito sulla generale apparenza.

Chi scrive ha avuto molte analoghe diffidenze, indotte dal fatto che a Istambul, Asmara (Eritrea), Dubai (EA), Ernakulam (India) o Yaounde (Camerun), sussisteva un limite linguistico e un incompreso e forse malcelato approcccio turistico, ricevendo un secco “no” alla visita del luogo di culto, anche architettonicamente distinto dai minareti.

Confidiamo di avere diversa e migliore considerazione ad Agliana preparandoci a una intervista, se concessa.

[Alessandro Romiti]

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