italia da “rogazioni”. «A PESTE, FAME ET BELLO [RENZI], LIBERA NOS, DOMINE!»

Le cavallette. Sigla
Le cavallette. Sigla

DUNQUE siamo giunti all’apoteosi: c’è un complotto planetario ai danni dell’Italia. I mercati complottano, la Germania complotta e il Pil è baro, è bugiardo e ce l’ha con noi.

In questa settimana ho letto cose, sui quotidiani italiani, che voi umani non avete mai letto. A questo punto ho deciso che questo appuntamento con l’economia varia, avrà anche una sigla: l’audizione di Renzi alle Camere riunite d’urgenza in sessione comune il 3 maggio 2017, per gravi e indispensabili comunicazioni al popolo tutto sul dissesto italiano: vedi.

DRAGHI, RENZI, CAMERON

Detto questo iniziamo dal quadro internazionale come sempre: in borsa abbiamo vissuto l’ennesima settimana di follia; con Fort Apache, alias l’indice americano SP500, difeso strenuamente a 1800 punti.

In Cina, dove il governo non va troppo per il sottile, hanno silurato il presidente della Consob cinese, quel genio che aveva deciso che in presenza di perdite superiori al 7% in borsa si chiudeva baracca fino al giorno dopo… ottenendo crolli a cifra doppia ad ogni riapertura.

Marte, la Lagarde e i tedeschi complottano contro di noi
Marte, la Lagarde e i tedeschi complottano contro di noi

La borsa cinese ha perso il 50% del suo valore in 7 mesi… Vi sono comunque alcuni segnali che il mercato interno inizia forse a muoversi. Mentre è drammatica la sovracapacità produttiva del manifatturiero.

Stesso rischio ora corre il Capo della Banca centrale Cinese, che pare abbia taroccato i dati sul deflusso imponente dei capitali dalla Cina: se fosse vero, aspettiamoci di ballare ancora di più; i mercati si fidano di ciò che vedono e, se ciò che vedono sono le palle di un banchiere centrale, non saranno certo invogliati alla fiducia.

In Usa si è visto un deciso incremento dell’inflazione e questo è un bene, ma anche un male. Un bene perché significa che l’economia americana, pur con una ripresa scricchiolante, è ancora dinamica; un male perché getta in serio imbarazzo la Fed, che prima è partita con l’aumento dei tassi di riferimento, programmandone altri 3 quest’anno, poi per voce del suo Presidente Yellen, si è praticamente rimangiata tutto o quasi e ora, con l’inflazione crescente dovrà rimangiarsi ciò che si è appena rimangiato.

Con quali conseguenze sul lato della credibilità lo vedremo presto.

Nella vecchia Europa invece sono accadute due cose:

  • La Gran Bretagna, con una trattativa dura ma corretta, svolta nelle sedi competenti e non urlata su giornali compiacenti, senza lamenti e insulti personali, ha portato a casa molto di quanto chiedeva per restare nell’Ue, mostrando a qualche baldo giovine come si fa a “stare sereni” e condurre una trattativa in sede Ue.
    Gli inglesi mostrano un’invidiabile coerenza nei confronti dell’Ue da sempre. E da sempre agiscono al fine di avere un’unione commerciale che non implichi altro che la convenienza economica per il Paese.
    Purtroppo poi, ci sono individui, in giro per l’Europa, che sono pateticamente europeisti quando gli chiudono le frontiere in faccia e masanielli di 4.a categoria, quando si tratta di rispettare quegli impegni che darebbero sostanza alle loro vuote dichiarazioni sugli ideali europei.
  • Draghi si conferma ancora una volta un gigante tra nani politici (non solo italiani): tirato per la giacca dai nostri Padoan e Renzi, è stato suo malgrado coinvolto in una fantasmagorica trattativa per:
    a – comprarsi le sofferenze bancarie italiane
    b – ridiscutere il Bail-In

Bene: in settimana in un’audizione al Parlamento Europeo ha immediatamente rimesso i nostri prodi al loro posto, informandoli che il Bail-In è nato per evitare che i fallimenti delle banche ricadano sui cittadini, che questa è un cosa buona e che semmai, avendolo i Paesi votato all’unanimità, sarebbe opportuno che ai cittadini venisse spiegato in modo chiaro e completo.

Aggiungo io: poiché, contrariamente a quanto propagandato, il Bail-In non è ancora stato utilizzato, di cosa si deve discutere? Del funzionamento di una cosa ancora non sperimentata? Sì, avete capito bene: in Italia non si è seguito il Bail-In, ma si è preferito azzerare gli obbligazionisti subordinati per salvare il sedere ai soliti noti.

Questo non era previsto dal Bail-In ma è frutto delle scelte di Renzi (no… la Boschi era in bagno… o al cinema… o a farsi dei film personalizzati… ma comunque non c’era…).

Poi ha smentito decisamente trattative per l’acquisto delle sofferenze bancarie italiane, precisando che diverso sarebbe vendere una garanzia a queste da parte Bce.

Questo rende anche chiaro, alle persone intelligenti, che le trattative, per essere tali, devono essere discrete, e non a mezzo stampa. Perché poi la controparte ti prende per il bavero e ti lancia nel fosso come uno straccio.

LA MATEMATICA NEL “PAESE DEI BALOCCHI”

Ma ora veniamo dritti a casa nostra. Per farlo riparto da questa dichiarazione già nota:

Silvia Fregolent. Con politiche così... Benvenuti in Italia!
Silvia Fregolent. Con politiche così… Benvenuti in Italia!

«Il +1 per cento tendenziale, la crescita più alta dal 2011, il rispetto finalmente dei parametri europei, sono il segno che l’Italia sta ripartendo su basi solide.
Le riforme stanno dando il risultato atteso e la strada intrapresa è quella su cui andare avanti.
Siamo in contesto internazionale complesso e la nostra azione a livello europeo e internazionale è determinante al pari delle riforme attuate per consolidare la ripresa e continuare a guardare con fiducia ai prossimi mesi».
Lo dichiara la vice capogruppo Pd alla Camera Silvia Fregolent (Ansa, 12 febbraio 2016).

Allora… ho già stigmatizzato questa frase lanciata dalla grande stampa senza alcun contraddittorio: si dà il caso che la signora, che personalmente manderei a spalare sterco in campagna, abbia preso il dato di – 0.4% del 2014, poi il dato 2015 che ormai pare certo sarà +0.6% (e non +0.9 come diceva Renzi) facendo il seguente ragionamento: “ Se da -0.4 contiamo fino a +0.6, arriviamo a un bel +1%”.

La poverina doveva essere un po’ asina a scuola e bocciata in statistica per non capire che il dato di quest’anno, come ogni anno parte da una base 0 e che quindi 0+ 0.6 fa… 0.6!

InpsQuesto come introduzione. Veniamo al bello (cioè brutto). Questi giochini di prestigio assai infantili e ingenui vanno alla grande con l’Inps, che non a caso ha un presidente politico del Pd, Boeri (ma me lo spiegate, a me, che sono un candido perché un politico, oltretutto della maggioranza guida l’Inps?) ci dice che quest’anno sono stati creati 1milione e 500mila posti di lavoro di cui 700mila a tempo indeterminato… Bum!

Come sempre si parla di lordi, senza dirlo; come sempre non si dichiarano i posti cessati e le trasformazioni: succede così che, se poi un va a verificare, saltano fuori circa 135mila contratti in più che… attenzione… non significano necessariamente 135mila occupati in più. Infatti un interinale, come sa anche mio figlio di 10 anni, può avere più contratti in un anno… Chiaro?

Questi ultimi dati vengono dall’Istat, unico ente riconosciuto anche a livello internazionale, come autorizzato a fornire le statistiche italiane ma, chissà come, chissà perché, Renzi preferisce il dato Inps.

Dunque un risultato modesto, ma che è costato… È costato? Vediamo un po’: Bankitalia, e non io, ci dice che da un’analisi approfondita, il Job’s Act ha influito su questo incremento per l’1% del totale, definendolo “irrilevante” da un punto di vista statistico.

Il resto è dovuto alla decontribuzione per i neoassunti partita a gennaio 2015 e scesa notevolmente da questo inizio anno. Essa è costata 18 miliardi di euro, dunque circa 12mila euro a contrato; non è strutturale e dunque destinata, se la congiuntura economica dovesse peggiorare, a avere effetti nulli nel medio periodo.

Il Job’s Act ha infatti un grosso peccato originale: vale solo per i neo assunti e solo nel privato. Questo significa che una volta esauriti i 3 anni di contributi, se l’economia dovesse nuovamente andare in recessione, questi lavoratori torneranno subito a sfaccendare con padelle e pannolini a casa loro. Tutto ripeto, al modico prezzo di 18 miliardi di euro.

In Germania si scherza meno
In Germania si scherza meno

Ma niente paura: vedrete che sarà colpa della Germania!

Così come è colpa loro per questi dati, sono quelli sugli inattivi, cioè quei disoccupati che escono dalle statistiche perché non cercano nemmeno più un posto di lavoro (vedi): se aprite, vedete che sono circa il doppio della media europea; per 100 persone che non lavorano 44 sono inattivi.

Questo ovviamente dovrebbe indurre ulteriori riflessioni sui dati relativi alla disoccupazione e indurre i nostri politici ad un esame di coscienza e ad un forte ed unitario impegno per colmare questo divario: ma per farlo occorrerebbero due cose. Esserne consapevoli e avere delle competenze.

Invece il Parlamento è intensamente occupato a sfracassarci la minchia con le unioni civili (cose che in un Paese normale si fanno in una settimana, qui occupano mesi di inutile dibattito… chissà perché… chissà a quale scopo…) e come sempre considera i dati economici un inutile fastidio nella migliore delle ipotesi.

Un qualcosa di incomprensibile nella peggiore ipotesi e allora vediamoli altri dati, in primis quelli sulla produttività emessi dall’Ocse.

Produttività… Che cos’è? È il problema ventennale dell’Italia, il problema dei problemi, più ancora del debito pubblico… quello che ogni governo dovrebbe assolutamente assumere come obbiettivo primario. Vediamo allora…

2 - !cid_image006_png@01D16CDAI grafici sono chiari e vedono nel Paese una produttività decrescente e sensibilmente più bassa dei Paesi guida. Questa è un’inesorabile condanna al declino che annovera molte cause, la principale delle quali è il sistema formativo.

Viviamo in una nazione dove la scuola è, detto fuori dai denti, un organismo che se ne fotte degli studenti, che serve solo ad occupare persone, serve in definitiva a se stesso. Un sistema dove manca completamente la professionalizzazione degli studenti, dove non ci sono università che formano professionisti delle nuove tecnologie. In Germania e nord Europa, le Università sfornano operai specializzati ad altissima qualifica. Da noi sfornano baronie e disoccupati.

3 - !cid_image009_png@01D16CDAUn’altra causa è l’elevatissima pressione fiscale che impedisce alle aziende di investire e anche la necessità di operare fusioni aziendali che consentano di aumentarne la dimensione: piccolo non è più bello. Infine… una burocrazia assurda che impone tempi lunghissimi per qualsiasi ampliamento o costituzione di nuove attività.

ANCORA BANCHE

E LOTTA EROICA AL BAIL-IN

Come sappiamo è in atto un depistaggio nazionale sul Bail-In: votato e approvato all’unanimità ora è responsabile di tutti i mali pur non essendo ancora mai stato applicato.

Draghi come dicevo ci ha rimesso al nostro posto, ma la lotta sotterranea da parte di poteri ormai fuori dal tempo (massimo) continua. Così come continua la bufala sull’austerity da parte di un governo che spende e spande in deficit da ormai due anni.

Urlo urlo... ma poi?
Urlo urlo… ma poi? Bacio la mano del Papa

Renzi apre ora un altro fronte pretendendo, da vero europeista, che si proceda alla messa in comune dei debiti bancari. I tedeschi dicono che sì, va bene, però prima si mette un tetto alla quantità dei titoli di stato, alias debito pubblico, che le banche possono detenere.

Come è noto le nostre ne hanno ben 400 miliardi di euro, circa il doppio della media europea. Ecco allora tutti, ma proprio tutti che in Italia, strillano di nuovo al cattivo tedesco: Renzi, Bankitalia, Abi, Consob e pure Confindustria (vedi che i regali servono? Renzi sa bene come fare…).

In realtà se esaminiamo la richiesta tedesca, non è difficile cogliere la razionalità della richiesta: un conto è mettere in comune le garanzie sulle sofferenze bancarie, un conto è garantire un debito pubblico di un altro Stato… specie se questo Stato ha il secondo debito pubblico mondiale.

Inoltre le nuove regole europee legate alla vigilanza bancaria prevedono una robetta da niente: che le fondazioni bancarie mollino gradualmente la presa sulle banche stesse… Addio amici… amici degli amici… e via discorrendo.

IL DEFICIT DI RENZI

Adesso! è uguale a prima? No, è anche peggio!
“Adesso! È uguale a prima?” No, è anche peggio!

Ma saltiamo di palo in frasca. Renzi, come già avevo avuto modo di dire, ha sbagliato i conti, ha scelto di non fare spending rewiew e di fare manovre pro cicliche (Abc dell’economia: le manovre devono essere sempre anticicliche per sortire un effetto).

O meglio, come certifica la Corte dei Conti, ha fatto solo i soliti tagli lineari, ovvero ha tagliato indiscriminatamente i servizi alle persone, lasciando intatti i centri di spreco e ora, ora che il Pil non va dove lui vorrebbe, ha di fronte a sé un baratro di 40 miliardi di clausole di salvaguardia da lui stesso costruite per rispettare i vincoli europei.

Si avvicina quindi la resa dei conti: Draghi tra le altre cose, oltremodo seccato per essere stato tirato in ballo su pseudo trattative a mezzo stampa, ha mandato a dirgli che se continua su questa strada dovrà presto mettere le mani nei portafogli degli italiani: avete capito bene… Si prepara una patrimoniale.

Quindi accadrà che:

  • A – si va a votare presto o…
  • B – ci racconteranno, come ai tempi di Amato e Ciampi, che è l’Europa che ci chiede il sacrificio supremo
  • A e B insieme

LA DEMOGRAFIA, QUESTA SCONOSCIUTA

Altra questione fondamentale, che in altri Stati si affronta da anni (vedi Francia) con politiche familiari ad hoc.

Nel 2015 il saldo della popolazione è 140mila unità. Siamo al record storico negativo di nuovi nati e al record di morti, con un incremento davvero impressionante e sul quale sempre l’Inps ha dato la seguente surreale spiegazione: il dato si spiega con il fatto che si sono procastinate le morti del 2014!

clown
Il logo “Italia”

Che qualcuno abbia deciso di evitare il 2014 come data della sua dipartita? Che sfacciato! Sì, italiani: roba da scemi!

Poiché siamo tornati alla mortalità del 1943… non sarà invece che, a causa della crisi e dei tagli lineari, la gente si cura meno?

A questo punto, cari movimenti per la famiglia che vi strappate le vesti nei family day, possibile non vi passi per la testa che occuparsi di famiglia non significa intromettersi nel modo in cui uno decide di morire o in cui qualcuno decide di mettervi al mondo, ma piuttosto di aiutare la famiglia, quando c’è ed è formata ad avere una possibilità di vita dignitosa?

Dei politici nemmeno mi spreco a parlare. Ma lo sa il talebano della purezza della famiglia eterosessuale e cristiana, nonché divorziato, Adinolfi, che in Francia i contributi per ogni figlio sono di 8000 euro l’anno per i primi 8 anni di vita?

Ma perché non si applica il quoziente familiare per decidere quante tasse uno deve pagare? Già, perché? Forse niente niente, la cosa si lega con le pezze al culo e la non revisione della spesa pubblica? Ah… dimenticavo: nel 2015 100mila italiani se ne sono andati all’estero.

AGENZIA DELLE ENTRATE

E BONUS AI DIRIGENTI SUL… “CONTESTATO”

Fisco amico (dei dirigenti)
Fisco amico (dei dirigenti, però…)

In settimana conferenza stampa dell’Agenzia delle Entrate: si ammette candidamente, tra l’indifferenza immediata e dei giorni successivi dei media, che, negli ultimi 15 anni, di 1,05 miliardi di euro contestati sotto forma di cartelle esattoriali, quelle realmente giustificate e lavorabili sono state pari a… pari a 58 milioni di euro.

In pratica il 5%. O bella! Poveretti! Quanta fatica inutile! Si ma… ma però (che non si dice), i dirigenti di Equitalia prendono i bonus non sul riscosso, ma sul contestato… Facile, eh?

Buon inizio (della fine)!

[Massimo Scalas]

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8 thoughts on “italia da “rogazioni”. «A PESTE, FAME ET BELLO [RENZI], LIBERA NOS, DOMINE!»

  1. Scalas, come al solito, si dimostra attento osservatore dei fenomeni economici e non del nostro paese. Il paragrafo sulla demografia è esemplare, siamo in un momento storico i cui indici demografici ed economici sono da periodo bellico. Come diceva Vulvia/Guzzanti nell’Ottavo Nano: “Corre come una lucertola, si arrampica come una lucertola, si comporta come una lucertola! Chi è? È la lucertola!”

    1. Grazie….ascolto di tutto attentamente per lavoro: Lei si stupirà…ma in particolare seguo un sito inglese che si occupa di borsa, da cui, purtroppo, ho una visione altrui, della nostra economia. Le assicuro che non sono begli articoli né bei commenti, ma le assicuro anche che non sono i classici commenti esteri da spocchia british, sono commenti asciutti che riflettono i nostri dati. A Londra si chiedono non se, ma quando esploderà il bubbone Italia.

  2. Scusate: dove metto il dato del saldo di quest’anno della popolazione è ovviamente – 140.000. Ho dimenticato il meno e me ne scuso.
    PS. Ancora ieri Renzi ha raccontato la favola senza contraddittorio dell’Italia che riparte ma che è frenata dai 25 miliardi di spending rewiew fatta nel 2015: Non vi fate infinocchiare: sono tagli lineari e fatti negli ultimi due anni che si sommano a quelli che tizio vuole fare quest’anno…..

    1. Mmmm…però attenzione a non prendere tutto ciò che si trova su internet per oro colato: io ho ascoltato in diretta l’audizione di Draghi all’Europarlamento e le assicuro che è stato tutt’altro che reticente, anzi è proprio stato molto netto nel rispondere alle domande, specialmente degli interlocutori italiani. In realtà ci sono alcune cose che vanno dette chiare e ci tengo a ribadire alcuni concetti, affinchè non ci si faccia fuorviare dalla grancassa governativa e siamo d’accordo, ma nemmeno dalla disinformazione di segno opposto:
      1- il Bail In non è ancora stato applicato in nessun paese: all’epoca delle 4 banche italiane non poteva nemmeno esserlo perchè entrava in vigore da gennaio 2016, quindi anche volendo…quello che è accaduto con Banca Etruria e sorelle, cioè gli obbligazionisti subordinati azzerati, è frutto di una scelta del nostro governo, cui l’UE non ha imposto niente. Addirittura non è nemmeno vero che non sono ammessi gli aiuti di stato: non sono ammessi quelli che distorcono il mercato bancario. Tanto è che proprio qualche giorno fa è stato varato un decreto che in definitiva permetterà un aiuto di stato per Banca Tercas e l’UE non ha avuto niente da ridire (magari poi spiegherò)
      Il Bail In come ha nettamente spiegato, per l’ennesima volta Draghi, è nato (in sede UE tra l’altro e non in BCE), per evitare che ogni volta sia il cittadino a pagare per errori di CdA, che ricordo, gestiscono male quelle che sono a tutti gli effetti, aziende private. Ci saranno sicuramente sconvolgimenti all’inizio, ma lo scopo è chiaro e condivisibile, e tra l’altro è ora che la gente, inizi ad avere cura dei propri interessi. (solo i bimbi e le pecore si lasciano guidare con fiducia cieca)
      – Non esiste un progetto Bail-In sugli stati, queste sono proprio il genere di bufale che fanno il gioco dei populisti alla Renzi. Non c’è la “cattiva” Germania che vuole il male altrui (se non altro perchè siamo un mercato importante per loro). Esiste questo si, la richiesta tedesca, che se paesi come l’Italia vogliono la messa in comune delle garanzie bancarie allora in cambio si deve procedere , gradualmente a mettere un tetto al debito pubblico in pancia alle banche. Questo perchè un paese che da 2 anni raggiunge il pareggio di bilancio ovviamente non vuole garantire il debito colossale di un paese di cicale come il nostro: se Lei fosse tedesco capirebbe o sbaglio? In pratica è l’abbozzo di una trattativa: a noi interessa dividere i rischi (diciamolo chiaro, dividere i cocci già fatti dalle nostre banche) coi tedeschi e tutti gli altri e a loro preme che la cosa non diventi una garanzia sui debiti pubblici altrui. Mi sembra sensato.
      Quanto all’uscita dall’euro, posto che ovviamente certezze non ve ne sono, la mia modesta opinione è che chi è entrato difficilmente ne può uscire se non chiuso in una bella bara in mogano massiccio. Infatti, pur non essendovi certezze, l’esperienza dell’Argentina, quando volle abbandonare l’area di riferimento del dollaro è che le conseguenze certe e immediate sarebbero le seguenti (accadrebbe in pochi giorni per capirci):
      – 1 alle prime avvisaglie di una decisione del genere, tutti vorrebbero andare a prelevare i propri euri (si è visto bene in Grecia e si è visto come hanno bloccato gli sportelli….). Il perchè dipende dal punto 2
      – 2 appena si passasse alla vecchia lira, questa si svaluterebbe immediatamente: infatti il valore dell’euro ricalca quello del vecchio marco tedesco e quindi si ripristinerebbe il vecchio rapporto di forza. In pratica la lira si svaluterebbe in 24- 48 ore del 40%
      -3 in conseguenza di ciò, gira la favola che le nostre aziende risolverebbero d’incanto i loro problemi, o almeno quelle che esportano. In realtà per i primi 2-3 anni assiteremmo ad una caterva di fallimenti, dato che, non avendo noi materie prime i costi per importarle esploderebbero.
      – 4 il nostro astronomico debito pubblico è in euro per la quasi totalità ormai: quindi diventerebbe immediatamente insostenibile perchè dovremmo ripagarlo con la liretta svalutata
      – 5 in questi giorni ho tenuto d’occhio lo spread e ho commerciato in sterline: il solo fatto della trattativa tra UE e Cameron sulla permanenza della Gran bretagna ha scatenato i mercati sia sulle valute che sullo spread. E’ presumibile che saremmo subito appesi per le palle dagli investitori. E la cosa non finirebbe a tarallucci e vino.

      In definitiva penso che siamo così irrazionali da non renderci mai conto che è più semplice rispettare gli impegni, valutando prima e non dopo, quello che si firma, piuttosto che andarci ad infilare in buca con ragionamenti, ipotesi, più o meno fantasiose (del resto siamo il popolo delle scie chimiche prodotte per sterminarci tutti….) su complotti più o meno mondiali ai nostri danni. In questo modo, anche chi si oppone a Renzi fa il suo gioco.
      Buona serata

  3. Tutto vero, nessun timore per i bail-in (anche se Bofinger non è l’ultimo arrivato https://en.wikipedia.org/wiki/Peter_Bofinger), semmai qualche preoccupazione per i vari recovery plan delle banchette nostrane (troppe e troppo invischiate nella politica). E’ovvio che la Merkel vuole garanzie, ma non può pensare di imporre tempi e percentuali (il ministro delle finanze Schaeuble e il presidente della Bundesbank Weidmann puntano a introdurre una soglia del 25 per cento alla quantità di titoli sovrani detenuti dalle aziende di credito) senza un accordo coi paesi in difficoltà.
    Per l’uscita dall’Euro la vedo dura: la nostra capacità produttiva si è ridotta negli anni, complice una frammentazione eccessiva e la difficoltà a innovarsi, ma anche la fuga degli imprenditori verso paesi con meno burocrazia e corruzione; benché io sia sempre stato contrario all’Euro (ritengo una follia un rapporto di cambio fisso tra paesi con politiche economiche e fiscali assolutamente differenti) direi che forse adesso è troppo tardi, siamo già con la melma sopra l’ombelico.

    1. Si….non dovevamo entrarci. Ora è tardi…ma per non entrarci dovevamo essere una nazione, con una politica estera ed economica….in pratica dovevamo essere inglesi.
      Il bail in aiuterà proprio a fare quello che Lei dice: separare le banche dalla politica: ecco perchè in Italia stanno tanto strillando…perchè non vogliono mollare le seggiole. Quanto alla Germania vede….come sempre chi è più forte ha maggiore influenza nella stesura delle regole. Ma loro si sono messi nelle condizioni di essere forti: nessuno ci ha impedito di fare altrettanto se non noi stessi.
      Ps. Conosco Bofinger e anche tutti gli economisti cui fa capo il sito internet da lei gentilmente segnalato. Un giorno magari sarebbe interessante parlarne. Ci sono scuole di pensiero varie, la invito a riflettere però sul fatto che la situazione attuale è anche dovuta all’interventismo in economia da parte dei governi. Un politico non darà mai retta ad un economista liberista, perchè questo vorrebbe dire lasciar fallire una banca senza fare nulla, un’azienda senza fare nulla, una nazione senza fare nulla e dunque per lui significheebbe perdere voti. Ciò significa che sino ad oggi hanno comunque dato retta agli altri, quelli per esempio alla Bagnai. E quindi se hanno dato retta a loro e siamo così ridotti, forse significa che il liberismo di cui tanti cianciano non è mai esistito nella pratica. E che gli interventi a salvare ciò che è marcio producono per lo più altro marciume.

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