PER LA COSTITUZIONE VIOLENTATA
GALERA A VITA È QUELLA CHE VA DATA
Giorno verrà
Giorno verrà, tornerà il giorno, in cui
in campo audaci, e non col ferro altrui
al forte fianco sproni ardenti dui,
onde, in membrar ch’essi già fur, ch’io fui,
e armati allor di quel furor celeste
faran mie rime a Gallia esser funeste.
Secoli nato eppur create ha queste
redivivi ormai gli Itali staranno
in vil difesa, ma dei Galli a danno.
Lor virtù prisca, ed i miei carmi avranno;
d’irresistibil fiamma avvamperanno.
Spirato in me dall’opre dei loro Avi
gli odo già dirmi: «O vate nostro, in pravi
sublimi età, che profetando andavi» […]
[V. Alfieri, Il Misogallo]
Proviamo a far leggere e commentare questo testo
alla ministra Lucia Azzolina per vedere cosa ne esce…?
DEI MORALIZZATORI c’è da fidarsi quanto del culo dei neonati: non si sa quando arriverà la zaffata di merda, ma è certo che arriverà.
Negli anni 70 la Dc, una balena sicuramente di merda (ma forse non più di altri partiti), era il simbolo della mafia: con la mafia era collusa, alla mafia era collegata, insieme alla mafia faceva gli affaracci sua e, P.Q.M., per questo motivo (come scrivono quei gigli di magistrato alla Palamara, che ancor oggi stazionano da più parti), doveva essere abbattuta con una fiocinata, squartata, venduta e bruciata nelle lampade a olio.
La santa sinistra (SS) s’inventò le Mani Pulite che finirono per grondare di sangue e, con Monti e la Fornero, anche di lacrime. Ma non andava ancora bene, non bastava: era Natale e «a Natale si poteva fare di più».
Pensàtela come volete, ma un partito che vive e regna beato, e sta al potere, abbarbicato come un canchero ai tessuti che ammazza, anche se ha perso ogni elezione, non può che essere il male come si diceva di Berlusconi – che anche lui di cacca ne ha sparata più di un po’, ma mai (lasciàtemelo dire) quanta i padroni democratici & progressisti.
Forse la Dc di Andreotti era in combutta con cose loro: ma il Pd – come stiamo vedendo in questi tempi malvagi di merda su tutto e su tutti – non era solo in combutta; gli uomini puri, che mandarono Craxi a morire ammazzato in Africa, quelli che non ebbero il coraggio di dire, nel parlamento presieduto da un distinto signor ladro in giacca e cravatta privo del fiato con cui anche solo sussurrare «ho rubato anch’io», «abbiamo rubato anche noi post-comunisti», una vergogna umana che aveva applaudito i carrarmati sovietici a Budapest: quegli uomini erano, di fatto, la nobile impresa «Cose sua & C. società a responsabilità illimitata».
Passata la Dc come una polpa di pomodoro, passato quella specie di ridicolo patetico femminaro del cavaliere (che, però, alle puttane dava i suoi quattrini e non quelli del popolo, com’erano usi fare i democratici che spendevano £ire ed €uri della plebe fino a farsi rimborsare preservativi e cazzi di gomma per i giochetti con le loro puttane), ora restavano una cozza-topo-di-fogna come la Meloni (così era normalmente definita, la Giorgia, dai gentilissimi compagni & signore) e quel pezzo di merda di Salvini, colpevoli per peccato originale, perché solo il Pd era e restava la Madonna (da Scalfaro in poi e fino a Bergoglio e ai sui preti comunisti) «sine labe originali concepta», concepita senza peccato originale. Come poteva, Salvini, baciare il rosario in pubblico, lui, uno smisurato pezzo di merda?
E se qualcuno si fosse azzardato a dirlo, erano guai. Nel moralismo eticistico delle puttane di casino, è severamente vietato anche solo pensare che ci possa essere del marcio in Danimarca: poiché si deve avere «massima fiducia nella magistratura» e attendere il giorno di Caprafica o di San Mai o le famose Calende Greche perché qualche «pezzo di merda», ma toga rossa, emanasse favolose sentenze del cazzo come spremitura dei migliori probiotici della marcificante fauna intestinale. Il compito unico e indiscutibile di sanificare la scena politica italiana spettava soltanto alla magistratura-enterogerminaPd.
Oggi che le prove sono saltate fuori – belle, limpide, evidenti, inoppugnabili e leggibili alla luce del sole – e oggi che abbiamo visto che, come Auschwitz per Primo Levi, l’organo di autodisciplina dei magistrati ha la forma e la sostanza di un vero e proprio «anus mundi», si potrà dire – come sulle montagne tosco-emiliane – che non siamo morti di salute come nella storia del dottor Kellogg’s, ma di «mali, malanni, usci addosso e chiavacci nel culo»?
Saremo abbastanza maturi per mandare a fanculo Grillo e i suoi brillanti uomini (“Malafede” el libertador dei mafiosi in prima linea linea & C., compreso il Pm destinato al caso-stupro del figlio del comico)? Saremo in grado di ringraziare a dovere tutte le metastasi di questa democrazia da cui può liberarci solo la morte o nostra o di loro?
Sessanta milioni di italiani, e tutti in mano a queste bande di delinquenti oggi sgamati, ci autorizzano o no a dire che Roma dovrebbe essere chiusa con una muraglia cinese e tutti gli uomini delle sante istituzioni vendute, arrestati e tenuti dentro finché morte non sopraggiunga per fame e per sete?
Tanta è l’indignazione, che il tono e il registro espressivo sin qui adoprato è perfettamente consono alla durezza del tema e alla spazzatura del suo contenuto: dei giornalisti e dei magistrati, oppure dei preti rossi, potrebbero e dovrebbero sottolineare eticisticamente come inappropriato e incontinente, un linguaggio che, al pari di quello di Dante nell’Inferno, dipinge e rappresenta fedelmente il sistema marcio e corrotto coltivato con tanta accurata perizia da chi, o in nome del popolo italiano o giurandogli fedeltà, ha commesso e sta commettendo solo crimini contro l’umanità?
Se non ora, quando? non-presidente, non-capo del Csm; giudici; democratici; ladri di stato e di futuro? Se non ora, quando? dovremmo preparare una nuova aula di Norimberga a voi tutti esclusivamente dedicata?
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Avete stuprato la Costituzione
Legalità, ma solo a parole
In mezzo a questo serra serra, non possiam lasciar di fermarci un momento a fare una riflessione. Renzo, che strepitava di notte in casa altrui, che vi s’era introdotto di soppiatto, e teneva il padrone stesso assediato in una stanza, ha tutta l’apparenza d’un oppressore; eppure, alla fin de’ fatti, era l’oppresso. Don Abbondio, sorpreso, messo in fuga, spaventato, mentre attendeva tranquillamente a’ fatti suoi, parrebbe la vittima; eppure, in realtà, era lui che faceva un sopruso. Così va spesso il mondo… voglio dire, così andava nel secolo decimo settimo.
Nell’edizione del 1840 dei Promessi Sposi, capitolo VIII, il Manzoni ce lo aveva prefigurato il mondo del travisamento e della legalità solo apparente dei nostri tempi.
Qui Renzo è il popolo italiano da Mani Pulite a oggi, èra delle Mani Sudice. Don Abbondio è l’emblema della apparente legalità e del conformismo. E la scena non è quella del secolo decimo settimo, ma del ventunesimo secolo dominato, come il 600, da oppressori scatenati contro gli oppressi.
Bella metafora, non vi pare?
LEZIONI DI DEMOCRAZIA
E LIBERTÀ DI ESPRESSIONE
W LA RESISTENZA!