italica [ci]viltà. MEGLIO UN LADRO SOCIALISTA DEI TANTI CAMPIONI COMUNISTI DELLA LEGALITÀ

Ebbe il torto di voler sbarrare la via del potere al comunismo sovietico

CHI DI VOI È SENZA TANGENTI
SCAGLI LA PRIMA PIETRA


 

FIORISCONO, in queste ore e in questi giorni, decine di programmi che credono di riannodare la storia sfilacciata della fine del secolo scorso; e, soprattutto, pensano di poterlo fare mettendo su un vetrino, sotto il microscopio, la figura e l’opera di Bettino Craxi, quel socialista che convinse perfino me a prendere la tessera del Psi.

È lo stesso errore dei cattolici romani che eleggono un papa «a corso legale» rispetto a quello che è stato messo a forza fuori-corso.

Quando un delitto è stato commesso e qualcuno ha pagato con la vita, neppure Dio – che a mio avviso non c’è o non ci sarebbero Pd e 5 Stelle – può riportare l’ordine nel disordine caotico che si è venuto a creare.

Ora tutti capiscono – forse solo perché Favino ha ridato forma, ma solo olografica, a Bettino – che l’unico beneficato dal mattatoio tangentopolitano di Di Pietro & C. fu un solo soggetto: quel comunismo che voleva regnare a ogni costo con la Dc, ma ne era tenuto lontano da un uomo alla testa di un piccolo, ma assai deciso partito “di sinistra europea e riformista”, come lui stesso lo definì.

Né comunisti prima, né post-comunisti dopo e oggi, hanno mai voluto il riformismo: lo stato gli è sempre andato bene così com’è; oggetto di rapina ideale attraverso una complicazione della sua struttura burocratica, tale da rende quasi impossibile rintracciare, dopo l’evento, la mano ladra che ha fatto una qualsiasi “man bassa”.

Vedetevi, a titolo esemplificativo, i 428 milioni di euro fatti sparire all’Asl di Massa sotto la sorveglianza di un assessore alla salute chiamato Enrico Rossi. E vi basti per tutto il resto.

Solo in Italia si riesce a salvare il mondo dal male

Contrariamente ai comunisti, usciti illesi dal ciclone, e a tutti gli altri che si riciclarono nei neo-comunisti (l’ultimo epigono dei quali è un  segretario disorientato e farlocco); contrariamente ai magistrati che transitarono, dopo l’onda di marea, nel deflusso della politica e si fecero, pure loro, ricchi a suon di problematiche operazioni economico-finanziarie (Di Pietro e le case di Roma); contrariamente a tutti i socialisti (pseudo, però) che si frantumarono in mille rivoli (i peggiori finirono nei post-comunisti, facendo vedere che, se prima stavano nel Psi, lo facevano solo perché ambivano a stare sul carro del vincitore per qualche poppata di latte): l’unico a mostrare il viso – senza tremare come quel Napolitano che era presidente della camera e che poi avrebbe rubacchiato sui rimborsi del voli a Bruxelles, e tuttavia gratificato della presidenza della repubblica in fumo – fu solo e soltanto lui; il «cinghiale» di Feltri, quello che veniva rappresentato da Forattini nei panni di Mussolini; ma pur sempre quello che metteva in riga e sugli attenti l’America e Reagan e i comunisti di comodo della prima repubblica.

Lo facciano oggi i governanti illuminati che ci hanno portato alla fame, alla sete, alla povertà, alla disoccupazione e all’invasione incontrollata in nome del bergoglismo schiaffeggiante!

Craxi non ebbe paura a parlare e a dire qual era la verità. Craxi si rifiutò di uscire dalla porta di servizio del suo albergo di Roma e fu, secondo il vile costume italiano, bersaglio del lancio delle famose monetine contro di lui. Un gesto che non poteva venire, credo, da quelli veri del suo partito, che avevano contribuito, con lui, al secondo boom economico buono per tutti, checché ne dica quel «cosino rinsecchito» di Travaglio.

Contro di lui si scatenò – pardon, fu scatenata – l’ira della folla dei puri e dei legalitari che ci hanno portato alla magistratura di Mattarella e Palamara: quella che, ancor oggi, applica la legge per i nemici e la interpreta per gli amici, ormai non più compagni.

Hammamet. La tomba di Craxi

Ha ragione Stefania Craxi quando invita a chiedere al popolo italiano dell’èra di suo padre, ricca e del benessere, se l’Italia era migliore allora rispetto a quella di oggi.

Dovrebbero, invece, cancellarsi il viso con la carta vetrata tutti i falsi socialisti traditori che militano fra quei bibbiani i quali, pur avendo rubato a man bassa e forse assai più di Bettino, sono ancora lì seduti sulle loro poltrone che – a ben guardare – sono solo delle vere e proprie tazze da cesso.

Lasciate stare i morti, ché forse è meglio! E smettete di rimestare a vuoto le parole vuote della retorica del falso pentimento!

Sono troppo vecchio e non riuscirò a vedere cosa scoprirà la storia domani. Ma non vorrei neppure vedere provata la teoria, molto verisimile, che i salvatori della patria erano solo dei nazisti rossi. E per cosa, poi? Perché nessuno scoprisse come e dove era andato a finire, in realtà, l’oro di Mussolini?

Pace fraterna e silenziosa memoria per il compagno Bettino!

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Chi crede che Tangentopoli fosse nata per riportare la legalità ha un futuro radioso su una florida pianta di sicomoro


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