«JIMMY’S HALL», LA STANZA DELLA RIVOLUZIONE

Jimmy's Hall poster
Jimmy’s Hall poster

PISTOIA.  Dopo Mommy il cinema d’essai Roma di via Laudesi a Pistoia mette in cartellone un altro capolavoro, stavolta firmato da un veterano di successi, Ken Loach. E anche questo Jmmy’s hall è la fotocopia autentica di tutte le pellicole messe in circolazione da uno dei più grandi, umili e coerenti registi mondiali, che con il trascorrere delle produzioni somiglia sempre più alla storica rockband degli AC DC: diciannove album tutti uguali, in verità, ma uno più bello dell’altro.

Siamo in Irlanda, ai primi degli anni ’30. Jimmy è tornato dagli Stati Uniti, dove era esiliato dieci anni prima per sfuggire alle persecuzioni politiche. Al suo ritorno la situazione interna sembra essere cambiata, ma il ruolo della Chiesa è ancora troppo forte e la sua stanza, un centro sociale anteguerre, nonostante sia un modesto rifugio di felicità per una parte esigua della popolazione, crea non poche preoccupazioni.

Quella stanza, che dopo la partenza di Jimmy era rimasta chiusa e impolverata, rivede la luce: sono i più giovani a chiederlo all’eroe dei due mondi, memori di quello che, nell’arco dei due lustri della sua assenza, i genitori hanno raccontato loro di Jimmy, delle sue visioni, delle sue speranze, della sua libertà.

La stanza riapre e nel giro di pochissimo si trasforma in quella che era stata dieci anni prima: un crogiuolo pericolosissimo di idee e felicità, di istruzione e divertimento, di sensibilità e impegno, coraggio e amore. La Chiesa e i suoi scagnozzi non gradiscono affatto e dopo qualche avvertimento decidono di passare ai fatti: la stanza, nelle ore più buie di una notte, viene incendiata e distrutta e Jimmy definitivamente espulso dall’Irlanda.

Con una fotografia da brivido e una sensualità al limite del peccaminoso (gli abbracci con Uma sono di rari erotismo e poesia), Ken Loach si ripresenta, come al solito in punta dei piedi, al grande pubblico, sciorinando un’altra storia, una di quelle già raccontate, viste, apprezzate, applaudite e incorniciate, sulla stessa identica falsa riga che, per sempre, non ci stancheremo di vedere, impazienti, tra l’altro, di poterne vedere, quanto prima, un’altra.

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