PISTOIA. Si conclude venerdì 24 aprile alle 21, al Piccolo Teatro Mauro Bolognini, la sezione fuori abbonamento Altri linguaggi della stagione di prosa del Manzoni di Pistoia, dedicata ai nuovi linguaggi espressivi del teatro contemporaneo.
In scena la prima nazionale di Kamikaze number five del palermitano Giuseppe Massa, per la regia di Giuseppe Isgrò e interpretato da Woody Neri, giovane attore che in questi anni ha alternato al lavoro con grandi maestri della scena (da Lavia ad Orsini) quello con alcuni dei gruppi più interessanti del nuovo ‘teatro’. Il suono è curato da Giovanni Isgrò, il drammaturgo è Francesca Marianna Consonni. Il lavoro è prodotto da Phoebe Zeitgeist e Vanaclù, in coproduzione con Progetto Goldstein ed in collaborazione con Teatro dell’Orologio di Roma.
Lo spettacolo debutta a Pistoia dopo una residenza tenutasi nel mese di settembre presso l’Associazione Teatrale Pistoiese, alla quale hanno fatto seguito quelle presso La Corte Ospitale di Rubiera e lo Spazio Off di Trento. Nell’ambito del ciclo “Il Teatro si racconta”, il pubblico potrà incontrare la compagnia venerdì 24 aprile alle 17.30 presso Lo Spazio di Via dell’Ospizio a Pistoia; conduce l’incontro il critico teatrale Massimo Marino.
Kamikaze Number Five è il racconto del dies irae, il giorno dell’ira e del giudizio finale, divenuto terreno, carnale, umano. Il testo racconta le ultime ore di un kamikaze. Mentre si prepara per la fine, egli richiama i fantasmi della sua famiglia distrutta: il padre, il fratello, la madre e la sua unica figlia. Le presenze si uniscono in una Totentanz, una danza macabra, una riflessione sulla morte che attraversa e trafigge la vita. L’odio sotteso all’intero racconto assume temperature e intensità diverse: da esso emergono ritmicamente forza, dolcezza, premura, fratellanza, così come la furia cieca e il dramma di appartenere senza scampo alle proprie relazioni, alle persone amate, al luogo in cui si nasce o si cresce.
Sebbene sia il racconto di un atto estremo esso è tutt’altro che la descrizione di un’anima monolitica e compiuta. È invece ambientato su una soglia, su una linea di tensione, sui passaggi che conducono alla trasformazione. Il testo non si rifugia nel “politicamente corretto”, è eccitato ed elettrizzante, fortemente vero e crudele: il pensiero radicale è rappresentato attraverso le sue logiche stringenti e per i suoi valori del tutto basati sul sentire viscerale, rendendo ciò che viene rivelato contemporaneamente condivisibile e inaccettabile. La messinscena è costruita su questa musicalità violenta, su questo contrappunto umano di sentimenti opposti: all’attore è affidata tutta l’energia del lavoro, immerso in una scena spoglia, fatta da un solo oggetto mantello-coperta-cortina-sudario, costruito da brandelli di bandiere, sciarpe e magliette della tifoseria calcistica. Il suono è una macchina perfetta capace di amplificare i suoni del corpo fino a renderli ambientali e ridurre i suoni dell’ambiente a degli stati della mente.
[marchiani – teatro manzoni]