la battutaccia. DISSE GESÙ CRISTO: «DAI LORO FRUTTI LI RICONOSCERETE. SI RACCOGLIE FORSE UVA DALLE SPINE O FICHI DAI ROVI?»

E quando non sanno che altro fare, fanno come l’apostolica Apostolico, con tanto di figlio che aggredisce la polizia e viene assolto perché la mammina si presenta in aula a testimoniare per il bambinetto. Da qui, gente, alla procura della repubblica di Pistoia (non di Coletta: di tutti i procuratori che vi si sono avvicendati) il passo è breve


Romitisco ha sbagliato bandiera. Quella giusta c’ha la falce e il martello


OVE MANCA OGNI PUDORE

NON C’È GLORIA DEL SIGNORE


 

Delle diversità lui conosce tutto. Infatti, come il suo Mazzanti, favorisce gli amici e ignora la «gente comune di Coletta». Del resto i post-comunisti sono questi…

 

Qualche amico provocatore mi manda sollecitazioni di ogni genere perché mi esibisca in tripli salti mortali. La realtà è che quella che stiamo vivendo è una realtà virtualizzata alla merda.

Non scandalizzatevi della parolaccia: la merda è un fatto importante nella vita di un essere umano. Lo segue e lo ricopre da mattina a sera per quasi tutta la vita. E non solo una merda che piove a caso da altri pezzi di merda che possano vagare nell’universo come gli asteroidi, bensì pure da cloni umani ripieni di materia organica che, come i falsi profeti dei cristiani (i primi a non credere o non sarebbero così merdosi e merdificanti) vogliono farci credere che la terra è piatta e posta in orizzontale come una pizza: o altrimenti “quei che cacano” in Australia, si ritroverebbero le loro stesse feci in testa.

La coprolalìa è, anch’essa, una forma di genere letterario. Non lo spiega bene neppure il vocabolario Treccani, cos’è. Il termine coprolalìa è formato da due pezzi greci il primo dei quali significa merda e il secondo parlare.

Allora coprolalìa significa parlare della merda non usare parolacce a vanvera, roba spregevole. Pensate al girone della merda nel famoso Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pasolini. È un’opera d’arte, no?

A questo punto, però, non so se ciò che sto scrivendo sia battutaccia o disperazione nell’oggi e, soprattutto, nel domani, che per molti non ci sarà, anche grazie ai merdosi vaccini anti-Covid.

Sentire il Romitino che c’indottrina sull’importanza delle diversità («le differenze sono cose belle», su Tvl) al primo congresso provinciale di Italia Viva, mi commuove. Non l’anima (che non esiste neppure per i cattolici), ma gli intestini.

È possibile che nessuno abbia detto a Simone Niccolai che non era il caso di tornare in Comune visti i suoi capannoni abusivi ignorati anche da Coletta & C.? E io dovrei fidarmi della magistratura? Ma siamo matti? Solo loro, come protetti, ci possono credere. Dai frutti si comprende bene che la procura tutto è fuori che un fortino della legalità…

E vedere che c’è chi crede all’Italia Viva di Renzi, dopo che Renzi, fra Job Act e cazzi vari la ha riportata allo sfruttamento del lavoro tipo Medioevo, perdonate l’espressione realistica, ma mi fa letteralmente cacare. Cacano tutti, anche i santi e i dannati. In ungherese cacare si dice cocàlni.

Lo vedete il Romitisco (quando sgrano, non patisco)? In latino, e quindi in italiano, il diminutivo è –ino, pisello / dà pisell-ino o, grecamente pisell-isco, come quello di George Clooney secondo Mauro Corona di Crozza. Ma se adopero il greco come il magnifico De Luca sempre di Crozza, il suffisso diminuente è –isco, e se mangio, come lui, non patisco.

Il Romitisco è lì proprio grazie a Italia Viva di un assessore, Simone Niccolai, il quale – ve lo ripeto a tutti, capoccioni di quarratini sbandati di bussola e de còre –, pur dovendo vigilare sull’edilizia e gli abusi edilizi, costruiva capannoni abusivi nel suo orto.

Salvato e protetto da quel testone infido di Marco Mazzanti, l’accordo elettorale fu questo: io ti salvo il culo sul versante degli abusi, grazie anche a quel falsario del comandante Marco Bai; e tu non mi rompi i coglioni in campagna elettorale e mi appoggi il mio Marmitta.

Marmitta e Pentolino erano due burattini della mia infanzia in pineta a Viareggio, al teatrino di Pippo Zazzà. Marmitta era il gonzo e Pentolino il furbo. Qui Pentolino è l’Okkióne, che ha trovato il sistema di ternare la carica di sindaco grazie a un Marmitta che, nella sua eccelsa modestia, si accontenta di indossare la fascia anche al gabinetto. Almeno così pare.

Visti gli eventi che hanno riguardato questo assessore abusivista, si può dire che il Comune di Quarrata e i suoi amministratori (Mazzanti in testa) hanno fatto ribrezzo? E fatevi una domanda: perché nessuno mi denuncia se quello che dico è falso? E perché Coletta, Curreli, Grieco, Contesini, Gambassi, Serranti e perfino Barbarisi, il presidente del tribunale di Pistoia, ce l’hanno con me e con Linea Libera? E perché la Gip Martucci e il giudice Luca Gaspari hanno fatto di tutto per farmi condannare? Siamo scomodi perché diciamo troppe verità da nascondere?

Tutto questo mondo di scambi, piroette, clisteri al popolo e fuffa petàle, non senza l’odor che esala dal bottino, il puzzo torna a galla e in gola quando un illustre nessuno come il Romitisco (quando sgrano non patisco) si presenta alla plebe e pontifica: Popolo ’gnorante e ciuho, maremma hane… e spiega, di volta in volta, l’importanza delle impronte e delle orme.

È qui che mi diverto (e lo posso per l’art. 21 della Costituzione che Tommaso Coletta, con la Chiara Contesini e il Claudio Curreli, vorrebbe cancellare) a pigliare la gente per il culo, una cosa anch’essa strettamente legata alla merda.

È la realtà della seconda e terza e quarta repubblica con cui i sinistrorsi, che non hanno mai vinto davvero una elezione, hanno s-governato per trent’anni (o ani?).

E quando non sanno che altro fare, fanno come l’apostolica Apostolico, con tanto di figlio che aggredisce la polizia e viene assolto perché la mammina si presenta in aula a testimoniare per il bambinetto.

Da qui, gente, alla procura della repubblica di Pistoia (non di Coletta: di tutti i procuratori che vi si sono avvicendati) il passo è breve.

Dagli Apostolici alla procura di Pistoia il passo è molto più che breve…

Il figlio Apostolico aggredisce la polizia ma è assolto; mia figlia, poco apostolica, perché figlia a me, ma sicuramente verace quanto a Dna e rispondente a un cervello che ragiona da solo, prende, per livore della procura, 15 giorni di arresti per una telefonata ad alta voce di notte, d’estate, perché ha  disturbato il sonno (non provato e non certo) di tedeschi ospiti dell’Agriturismo Il Calesse di Montorio, in stretta «prossimità sociale» con l’amministrazione comunale di Quarrata. E non rompete i coglioni, perché ci sono le prove e tutte.

Grazie, allora, sostituto Giuseppe Grieco. Grazie Gip Alessandro Azzaroli. E grazie Tommaso Coletta che blinda la Lucia Turco, sorella di un suo capo. Siete perfettamente tutti terzi e imparziali!

Tutto questo dimostra solo una cosa. E cioè che, come «prima digestio fit in ore» (= si comincia a digerire dalla bocca e dalla masticazione), così la prima mafia sta in quel rapporto di potere fra le «autorità costituite» che si reggono e sorreggono a vicenda ai danni del popolo.

E fra tutti – a iniziare dal Romitisco – non lasciano solo impronte di mani verdi sul muro come alla scuola della Ferruccia, ma anche grandi pestàte, come quelle di Big Foot, sulla merda di questa terra: dove chi comanda è quasi sempre un egregio “Zio Hitle” merdoso!

Buona domenica a tutti, signori demomerdacei!

P.S. – Ce ne sono magistrati di qua che apprezzo? Sì, ci sono. Quelli che non rammento mai. Ma si contano solo sulle dita di una mano.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


O Marino Michelozzi, tu saresti anche un buon ragazzo… Ma sei entrato in Comune con una lista il cui capo fa vergogna alla vergogna.
E tu, nessun rossore? Non ti vergogni?


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