la battutaccia. IUS SCHOLAE: E DOPO LA CITTADINANZA A QUESTI CLANDESTINI CHE COSA GLI GARANTIRETE, SANTE ISTITUZIONI PATRIE? LO STESSO TRATTAMENTO CHE RISERVATE AI RESIDENTI DI VICOFARO PERCHÉ SARANNO STATI TARGATI CON LA «I» D’ITALIA?

Il vero e più grave problema della terra dei Pulcinella è la presenza delle pie donne e delle prèfiche che, amazzoni e difensorE dei diritti consituzionali, s’indignano se qualcuno non la pensa come loro. Tifano Costituzione, ma ignorano che cosa sia


FÌDATI DEI MAGISTRATI. Curreli fece sparire un fascicolo; Coletta, al di sopra di tutte le «prossimità sociali», non intercettava la sorella del suo superiore fiorentino Luca Turco. Quindi il cittadino è tenuto a mettersi nelle mani di questi esempi mirabili di rispetto della legalità? La domanda è per Marco Furfaro, per Simona Querci e per tutti i farisei perbenisti di Pistoja

UNA PISTOIA DI SANTI

NAVIGATORI E POETI


Ma i cittadini meritano forse magistrati che favoriscono gli amici? La domanda vale anche per Marco Furfaro e per Simona Querci

 

Un lettore (fra l’altro di Agliana) mi invia il comunicato degli abitanti di Vicofaro a sostegno della consigliera leghista Cinzia Cerdini.  E mi dice che lo ha preso da Tvl.

Mi fa piacere vedere i vicofarini schierati: ma sempre con un pizzico di sacro terrore (ingiustificato) nei confronti delle autorità.

E se così non fosse, i perseguitati del quartiere di Santa Maria Maggiore non scriverebbero «chiunque, in una situazione come la nostra, avrebbe potuto perdere la pazienza e dalla ragione passare al torto…».

L’analisi del testo e del contesto (l’arco espressivo da A a B: perdere la pazienzadalla ragione passare al torto) indica un inconscio affiorante che sta chiedendo aiuto a chi, della ragione e del torto, ha fatto (ma evidentemente solo a parole, da vero ipocrita fariseo) la sua scelta di vita, vincendo o riuscendo a vincere, in qualche modo, un concorso in magistratura.

Peccato che certe autorità (e proprio quelle che esigono rigore da kamikaze agli italiani di sangue e di scuola) siano proprio la causa prima di ciò che i vicofarini stanno patendo, da veri innocenti sacrificati contro ogni legge, fino dal 2016, sull’altare del buonismo salva-mondo della sinistra sbandata.

Le famose «autorità costituite», tanto care alla Gip Patrizia Martucci, sono, ontologicamente (sottolineerebbe, con solenne voce cavernosa da Pizia di Delfi, il serioso dottor Coletta) tutta gente perbene, che sta molto bene e vive assai bene, perché tira le quattro carducciane paghe per il lesso senza neppure sudare troppo.

E inoltre esse fanno quello che vogliono perché (parola di Maurizio Barbarisi con la calamita da attaccare al frigo di casa) a Roma sono protette e a Genova sono blindate da colleghi magistrati i quali, invece di indagare sui loro comportamenti deviati, non leggono neppure una riga dei famosi gridi di dolore che venivano sottoposti all’attenzione di Vittorio Emanuele II perché, con l’esercito dei gianduiotti e dei savoiardi, scendesse a liberare l’Italia dal borbonismo e dal papismo dilagante e dilagato.

Che fare alla Cerdini? Le tagliamo la lingua o la lapidiamo?

Ma accadde che invece di avere un’Italia a chiazze di giaguaro – che secondo Bersani era comunque smacchiabile –, ci siamo beccati l’omogeneizzazione al ribasso: borbonismo e papismo si sono spalmati sia sullo stivale che sotto la sua suola.

E ora – anche qui, a Pistoia – viaggiamo tranquillamente con lo stivale che ha pestato un qualcosa che porta in casa ogni volta che rientra. Perché l’Italia della Costituzione più bella del mondo, tanto cara ai Furfari e alle Querci; la Carta sorella di Mattarella, che si selfia a Sanremo con due personaggetti da te-li-raccomando, s’è scordata che dinanzi alla porta d’ingresso va sempre messo uno zerbino su cui nettarsi le cacche pestate lungo la via.

Non vi scaldate troppo, esseri della perfezione democratica! Lo so che nessuno di voi ha memoria. Ma io ricordo bene sia Luca Palamara, sia tutti gli scandali italici dal 1947 in poi, cari difensori di voi stessi e della vostra ignominiosa dittatura!

Edoardo Bianchini
[diettore@linealibera.info]
© LineaLibera Periodico di Area Metropolitana


RIBBENTROP-MOLOTOV

 

Fra Vicofaro e procura c’è un patto di non-aggressione. O almeno così dicono e ciò non è mai stato ufficialmente smentito.

La procura tollererebbe la barca di Santa Maria Maggiore e, in cambio, certi brillanti ospiti inattesi che circolano liberi, finirebbero là ai domiciliari.

A Pistoia ai domiciliari ci si finisce per due motivi: o perché si combina qualche pasticcio serio o perché si pestano i calli di personaggi irricevibili ma d’alto affare. Cari a Curreli e non solo.

 

Io ci sono finito (come la viareggina che ha investito lo scippatore; come Toti; come molti altri e per reati ben più gravi dello scrivere verità tutte accertate) perché ho insistito troppo nel dire che il Comune di Quarrata è mafioso e corrotto. Come del resto lo è.

Per questo la Gip Martucci ha ascoltato Curreli (l’antilogico e l’illegale per antonomasia) invece del buon senso, del raziocinio e della stessa legge. E lo ha fatto in difesa delle «autorità costituite»!

Purtroppo, anche se come è stato vergato su Tvl, «un bel silenzio non fu mai detto» (ma la vera citazione è «un bel tacer non fu mai scritto»: almeno cita a modo, Culturidea, di cui non hai idea…), un bel tacer non è neppure il requisito ontologicamente distintivo di Coletta, di cui dovete riascoltare con estrema attenzione, e fino alla fine dei vostri giorni, cosa disse Daniele Cappelli dinanzi al Csm e a quell’in-distinto signore di David Ermini.

 


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