Troppo impegnati per risolvere anche questioni di pochi minuti, i vigili quarratini, pur chiamati a esprimersi, danno – ma solo a chi pare a loro, come la procura di Coletta – il tempo per risolvere i problemi che dovrebbero essere sanzionati: come quando lasciarono a Simone Niccolai il tempo per disfare i capannoni che aveva costruito nell’orto della sua “Villa Labuso” di via del Casone 31. E Coletta soffia sulle candeline…
A Quarrata la legalità e l’anticorruzione sono soltanto un optional acchiappa-citrulli
CONDONI VENDUTI A PESO, FALSI CERTIFICATI, DISASTRI
COSÌ LA CITTÀ DELLA DEM[ENZO]CRAZIA
Quanto può durare un momento? chiede la cicciona invasata dal Piccolo diavolo di Benigni all’inizio del film, dopo che la stessa domanda se la era già posta Maurizio, il prete con amante (Stefania Sandrelli) in confessionale.
E la stessa domanda ce la siamo posta anche noi di Linea Libera, scassapalle di professione, nati sgraditi al sistema politico-amministrativo-giudiziario di Pistoia e provincia.
Un nostro lettore ci aveva chiesto la cortesia di domandare, ai vigili urbani di Quarrata, se le strisce di rispetto (banchine) al di fuori della carreggiata di via del Cantone, siano pubbliche o private.
Quanto dura un momento per verificarlo? Ditelo voi.
Abbiamo scritto alla comandante Pamela Michelozzi. La lettera Pec è stata inviata il 14 febbraio alle 17:30. È stata ricevuta e protocollata il 15 febbraio, ma fino a stamattina, 20 febbraio (5 giorni), la comandante Michelozzi non ha trovato un momento per rispondere. Evidentemente ha troppo da fare.
Quanto ci vuole a fare una telefonata a qualcuno degli uffici tecnici (addetti: Valensise Massimo, m.valensise@comune.quarrata.pistoia.it, 0573 771 117, Viabilità e verde pubblico; oppure Trinci Sandro, s.trinci@comune.quarrata.pistoia.it, 0573 771 119, Viabilità e verde pubblico) per avere una risposta?
Quanto dura un momento negli uffici del Comune di Quarrata? Va – e possiamo dimostrarvelo – da un minimo di 10 giorni fino anche a 30 anni: senza che nessuno sappia togliersi il cosiddetto “dito di culo”.
In Via del Cantone a Valenzatico un signore, che non sappiamo chi sia (ma, ci dicono, un fedelissimo del Mazzanti e del Parco Verde, dove andrebbe ogni sera a servire le pizze in nome del popolo), ha piazzato cartelli di divieto di sosta dinanzi al muro di cinta (non senese) che delimita la sua proprietà esclusiva: divieto di sosta per proprietà privata. Proprietà privata le banchine di una strada comunale? Leggetevi il significato 4 in Vocabolario Treccani, dizionario che è feudo del PD e del politicamente corretto.
A Quarrata, però, dagli amministratori in giù, indistintamente tutti, hanno dei problemi per comprendere il significato di «privato»: e ogni cittadino fa, a mo’ del Conto Arancio, quel che cazzo vuole.
Il servipizze al Parco Verde, se uno gli mette la macchina in sosta dinanzi alla sua “muraglia cinese”, gli lascia – ci dicono – un foglio sotto il tergicristallo dell’auto: «La pianti di lasciare la macchina su suolo privato». Questo più o meno il tenore.
Alla comandante Michelozzi avevamo inoltrato una Pec: non si avesse a dire, poi, che la mail normale non era mai stata ricevuta o non era arrivata. A Quarrata tutta la manfrina della legalità e dell’anticorruzione è una emerita minchiata per i citrulli.
Ma cosa potremmo aspettarci di meglio da una “vigileria” tirata su e ben nutrita da personaggi come Oliviero Billi, falsario-bugiardo-ingannatore-tramestóne-vendiserrami; e, compagno di merende del Mazzanti, un Marco Bai falsario conclamato, ma sempre salvato anche dalla santa procura di Pistoia, impiegato pubblico infedele e favoreggiatore del suo stesso padrone dall’occhio bovino, il Mazza favorevole all’inceneritore di Montale?
Il Bai salvò il famoso Simone Niccolai, assessore agli abusi che gli abusi li faceva lui stesso (Coletta si svegli e la pianti di autoelogiarsi a casa del Bardelli di Tvl: quanto a serietà e competenza la sua procura, a nostro parere, fa pena); ma il Bai, falsario e falso testimone, si è tirato su anche la comandante Michelozzi. Il condizionamento mentale glielo ha organizzato lui. Lei è sua figlia.
E, di solito, i figli assomigliano ai padri – se non sono dei “corni”, magari ottenuti con l’uso dell’utero in affitto a Pittsburgh.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]