amici di groppoli. LA BELLA LETTERA NUMERO SEI

Paura reverenza terrorePISTOIA. È un libro bellissimo, Adelphi, 311 mezze pagine, mezze per aumentarne il volume e il prezzo (di quaranta euro).

Il libraio (la libraia) mormorò “contrariata” , “certo se li fanno pagare questi qui”.

Bellissime le immagini fotografiche, Guernica, Marat all’ultimo respiro del David, il frontespizio del Leviatano di Hobbes, la nascita di Adamo della Sistina.

Dalla pag. 215 sono le note.

Dalla pag. 289 è l’elenco delle illustrazioni.

E bravo il Calasso!

Il titolo sembra un telegramma di quelli storici (venividivici). “Paura reverenza terrore”. Minaccioso.

E il sottotitolo cerca (e vi riesce a stento) di spiegarlo: “cinque saggi di iconografia politica”.

L’indice scandisce il contenuto in cinque brevi titoli che richiamano le “icone”.

La carta è buona, la copertina piuttosto bella, l’odore molto particolare, non gradevole; l’impatto non è dei più facili perché il paragrafo 1 della prefazione confessa che non proprio evidente è lo strumento analitico che accomuna i saggi raccolti nel volume e che sarebbe “la nozione di ‘Pathosformeul’ proposta da Aby Warburg più di un secolo fa”.

“E questo fia ’l suggel ch’ogni uomo sganni”.

Il volume si conclude con un saggio magnifico su Guernica e sulla geniale elaborazione da parte di Picasso di un tema senza precedenti nella storia della pittura: la morte in diretta e il vile tentativo di distruggere i simboli amati dal popolo spagnolo sono la vera condanna del gesto infame.

Il libro è sistemato sul leggio nella prima stanza, aperto (per ora) sulla figura 13: “Caravaggio, la vocazione di San Matteo”.

Perché non venite ad annusarlo?

Gian Piero Ballotti

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