PISTOIA. Attilio Brilli “Il grande racconto delle città italiane il regalo di compleanno di una persona cara.
Mario Soldati ha scritto: “Se volete trovarvi bene in Italia, dovete scoprirla per conto vostro, affidandovi alla vostra fortuna e al vostro istinto, perché una grande legge dell’Italia è proprio questa: che da noi, tutto ciò che ha un titolo, un nome, una pubblicità, vale, in ogni caso, molto meno di tutto ciò che è ignoto, nascosto, individuale”.
Guido Piovene, nel suo “Viaggio in Italia” dedica soltanto nove righi a Pistoia, frettolosi e non preceduti dal titolo in stampatello, come invece fa per Firenze, Arezzo, Volterra, Siena, La Maremma, Livorno, Pisa, Lucca e Carrara.
Guido Ceronetti (“Viaggio in Italia”) gioca amabilmente con la città, da par suo: “Pistoia, 9 marzo. Piazza dello Spirito Santo. È l’una e un quarto. Un uomo spinge un carrettino a mano. La piazza è bellissima, c’è un buon odore, l’ora è tiepida. In piazza della Sapienza, in un ringhiare cupo, coito violento, repentino, di due cani neri, rompe la calura, finisce subito.
Prof. Crudeli – Primario dermatologo. Notaro Cappellini. Ortopedia Michelotti. Vicolo del Casone. Via della Provvidenza. Via dei Buti”. Ma non è una “guida”.
La pagina è la 75; l’edizione (Einaudi) è dell’anno 1983; la dedica “Cetona 16 giugno. Gentile Avvocato, spero sì di poter venire lì, dopo l’estate ma devo fare i conti con la mia naturale stanchezza fisica e non fisica e la necessità di non sperperare le energie superstiti. Se sarò libero e meglio in forma, volentierissimo. Intanto, cordiali saluti. Guido Ceronetti”.
Ma a Groppoli non venne mai: certo per la necessità di non sperperare le energie superstiti; le quali, a vederlo vivere, non erano poi granché.
Il libro di Attilio Brilli, fra i massimi esperti di letteratura di viaggio, pure annunciando “il grande racconto delle città italiane”, edizioni Il Mulino, 622 pagine, ha la capacità di indagare l’ignoto, il nascosto, l’individuale del nostro Bel Paese. Con le sue consuete capacità di condurre il lettore in viaggi indimenticabili per la miriade di dettagli mirabilmente documentati, l’Autore ci insegna a saper corteggiare un luogo e trarne le più intime risonanze, i più raffinati piaceri; il tutto con un gradevole smarrimento estasiato.
Il volume è bellissimo e ricco di immagini che lo rendono pregiato talché si ha la sensazione di possedere una vera opera d’arte.
Ma Pistoia non c’è.
Torino, Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Palermo, Verona, Siena, Pienza, Arezzo, Ravenna, Perugia, Terni, Viterbo, Lucca, San Gimignano, Cortona, Assisi, Orvieto, Spoleto, Gubbio, Urbino, Venezia, Genova, Ancona, Siracusa, Pompei, Ercolano e Cerveteri.
E Pistoia non c’è.
Perché Pistoia è una città invisibile, e Attilio Brilli non l’ha vista, certo, ma non per colpa sua, ma per colpa nostra.
Perché è vero che noi siamo stati bravi e fortunati a nascere pistoiesi. Noi di Groppoli ancora di più in quanto abbiamo “coltivato” considerando il nostro lavoro di coltivatori come l’opera di una “fondazione di partecipazione” per la cultura e lo sviluppo della nostra città. Mai insidiando le prerogative decisionali della “polis”, ma facendo ricerca e preparando e proponendo progetti, studiando e progettando la città come un’opera d’arte.
Per tutto questo Vi diamo appuntamento per il 25 luglio 2025 alle sette della sera, sul Canto al Baly: vedrete che città sarà diventata la nostra, con l’aiuto e la protezione di Sant’Jacopo.
Una città aperta, visto che accogliere è la parola del momento e, forse del secolo.
Per questo stiamo lavorando da anni a un’idea che un giorno o l’altro daremo alle stampe: “La non-guida di Pistoia”.
Alla ricerca di tutte le idee possibili per raccontare l’anima di una città.
Alla ricerca di una strada che ci consiglia di percorrere Enzo Bianchi con la frase “Ospitate in voi l’ospitalità”.
La percorreremo insieme, questa via, aprendo gli studi degli artisti, adottando un giardino, una strada, con la memoria di un passato di straordinaria nobiltà, con la caccia al tesoro museale e la rivoluzione al museo, la chocolate valley, le olimpiadi del verde, le storie minime di Giovanni Barbi, i cento aneddoti su Pistoia che non Vi hanno mai raccontato, le leggende metropolitane senza metropoli, il brutto carattere degli abitanti che spesso cela una virtù profonda e antica, la “Fabroniana e le altre”, dal “Sozomeno” ai libri che hanno fatto l’Europa, gli spazi del sacro dal Papa Clemente a Scipione de’ Ricci, ed altro ancora.
Sono queste le idee propositive di una cultura che a Groppoli ha fatto il pieno e che dovranno essere pubblicate affinché vivano nella discussione e nella critica di un approccio alla città d’arte e di storia che dev’essere una conquista personale, dalla quale usciremo comunque diversi. Con grande spirito critico, tipico dei difensori della Bellezza, sottolineando che le città devono essere considerate alla stregua di luoghi individuali, di creature viventi, e non come spazi inerti e informi dove le forze dell’economia e della politica possono scatenarsi a piacere.
Interpretando sapientemente lo spirito dei luoghi e mettendone in luce l’identità per intuirne i canoni originari e ritrovarne l’incanto nascosto o soltanto sopito.
Come contribuire nei prossimi dieci anni a migliorare la vita delle persone nel mondo. Occorrerà un’ispirazione e una pratica quotidiana che dovrà unire “impresa e cultura”: come leggerete nella non-guida del futuro prossimo.
Intanto cercate su Google “Singularity University”, l’organizzazione di un piccolo e non accreditato istituto situato in una ex base Nasa della California che sta conquistando le menti più brillanti degli Stati Uniti con lo scopo di “Risolvere le grandi sfide dell’Umanità”.
Questo istituto oggi è diventato il cuore pulsante della Silicon Valley. Un “work in progress” permanente nel quale accademia e impresa realizzano quell’unione così difficile da saldare nel nostro paese in un modello educativo che non è molto diverso da quello illuministico e prima ancora da quello rinascimentale, dove la visione che sostiene il progetto è quella di trovare punti di “accelerazione esponenziale” del progresso della società civile.
Non abbiamo fretta, stiamo ricercando – e da parecchio tempo – il “kaloskagatos” dei greci con il “festinalente” dei romani, sapendo che le cose migliori nascono postume.
Gianpiero Ballotti