la breschi & il covid. «TUTTI I GUSTI SON GUSTI», DISSE QUELLO CHE CIUCCIAVA UN SASSO…

Quante azioni concrete di denuncia ha firmato e sottoscritto nel corso della sua carriera di responsabile del settore emo-oncologico degli ospedali di Pistoia e Pescia, all’interno del carrozzone dell’Asl del suo amico e correligionario Paolo Morello Marchese? Forse zero?


Il tempo di parlare è sempre: non quando siamo sicuri al sicuro


NEL MONDO, PER LA LEGGE DEL CREATO,

C’È CHI VA FIERA E C’È CHI VA MERCATO!


 

La dottoressa Carla Breschi

 

Qualche spirito ameno ha voluto segnalare alla dottoressa Carla Breschi il mio intervento di ieri sul suo post, all’agrodolce del narciso, in materia di Covid.

E poiché la Carla, con tutti i suoi 30 e lode a medicina, non è capace, come i comuni esseri mortali, di incassare e saperlo fare con stile; dall’alto della sua cattedra feisbucchiana, sostanzialmente piddìna, ha pensato bene di sfoderare il pungiglione per tirar di fioretto.

La modestia non è il suo forte. Non lo è mai stata. Anche se il suo operato storico, in merito alle lotte per i diritti e le tutele dei cittadini (inquinamenti, sanità e altro sudiciume di Pistoia), è, e resta, obiettivamente modesto, essendo di per sé limitato a mere dichiarazioni senza séguito pratico.

Come dire? La Carla è stata una sorta di partigiana alla «armiamoci e partite».

Alla povera e tenera Breschi, che si diletta a tracciare un mio profilo di «denigratore per puro spirito polemico» e che, in questo, tanto somiglia a quella procura della repubblica di Pistoia pronta a bollarmi di stalking e a darmi il carcere solo perché una mattina un Curreli qualsiasi – che non ha neppure il diritto di parlare per come si comporta fra legge e disegni criminosi di favoreggiamento-migranti – ha da difendere una serie di privilegiati vari e di personaggetti cari al regime di moda; alla povera e tenera Breschi una sola può essere la risposta da dare: Memento, Carula, quia pulvis es. Traduzione: «Povera, tenera Breschi, rammenta che sei polvere».

L’unica sua ribattuta alle mie – come le definisce lei – “denigrazioni”, la dottoressa ce l’ha data dicendo che è andata in pensione dopo esserti dimessa dal Pd. E quale sarebbe il merito, di grazia? Bene. Ma le “denigrazioni” non erano queste, dottoressa.

Paolo Morello Marchese. Avrei di più gradito se la dottoressa gli avesse dato il benservito quanto era ancora in servizio. Che ne dite…?

Risponda a tono ad altro, invece, se ci riesce. Quante azioni concrete di denuncia ha firmato e sottoscritto nel corso della sua carriera di responsabile del settore emo-oncologico degli ospedali di Pistoia e Pescia, all’interno del carrozzone dell’Asl del suo amico e correligionario Morello Marchese? Forse zero?

Soprattutto deve rammentare, Carla, di aver mandato «a fare in culo» Paolo Morello Marchese (sa? Non sono poi così tenero come scrive lei: sono poco borghese e pochissimo politicamente corretto…), ma solo dopo essere andata in pensione ed essersi messa al sicuro.

Al Marchese lei scrisse testualmente Ah, dimenticavo di dirle che sono in pensione! Si rilegga qui, per intero, con la pazienza che non ha le sue parole, così simili alla coppiola di calci sferrati dal somaro nella testa del leone, ma solo quando il re degli animali era inerme e morente nella sua grotta.

Poi può anche essere fiera di quello che vuole. Tutti i gusti son gusti, disse quello che ciucciava un sasso…

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


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