PISTOIA. Cia Pistoia vuole entrare nella società aperta proposta dalla cordata di imprese florovivaistiche guidata dal presidente del distretto vivaistico ornamentale di Pistoia Francesco Mati per acquisire il 60% del Cespevi e rilanciarlo. Purché si elabori, insieme a un modello di governance un po’ meno rigido di quello formulato dalla cordata in prima battuta, un business plan credibile e sostenibile del futuro Centro sperimentale per il vivaismo, in cui siano indicate chiaramente le sue funzioni con relative previsioni di costi e ricavi.
A tal fine chiede alle associazioni di categoria agricole e florovivaistiche di tutte le bandiere di convocare al più presto un tavolo tecnico o comunque un momento di confronto riservato agli addetti ai lavori – magari guidato dall’esperto agronomo Renato Ferretti, presidente dimissionario del Cespevi che da tempo, come testimoniato anche mercoledì dal presidente della Camera di commercio di Pistoia Stefano Morandi, cercava di sollecitare le imprese vivaistiche a muoversi per salvare il centro ricevendo solo assensi verbali ma niente atti concreti –, per elaborare tutti insieme il piano di rilancio del futuro Cespevi e definire meglio la governance ipotizzata dalla “cordata di Mati”, tenendo conto anche delle proposte avanzate da altri in precedenza, ad esempio da Anve (l’Associazione nazionale vivaisti esportatori).
Sono i due messaggi lanciati da Cia Pistoia, per bocca del presidente Sandro Orlandini, al termine dell’incontro “Quali prospettive per il Cespevi?, che si è svolto mercoledì sera nella sede del centro sperimentale di via Ciliegiole a Pistoia. Questi due annunci di Orlandini sono venuti dopo che, nel corso della tavola rotonda moderata dal giornalista Eugenio Fagnoni, l’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi ha fra l’altro affermato che per la Regione Toscana il punto decisivo è «la mission» del nuovo Cespevi, perché la Regione non si interesserà direttamente della questione societaria della cessione delle quote detenute dalla Camera di Commercio, ma, se sarà elaborato dalle imprese un progetto di rilancio con funzioni e una strategia ben definite in grado di farlo diventare «un punto di riferimento per il mondo del vivaismo nella ricerca e nell’innovazione», allora darà il suo supporto, con particolare riguardo per le imprese florovivaistiche più piccole.
Aspetto su cui si è soffermato anche il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, Luca Iozzelli, il quale ha detto: «la fondazione valuterà il progetto perché le parole non possono più essere farfalle che volano. La cordata di imprenditori che si è fatta avanti è importante, ma ci vuole, e in tempi rapidi, un progetto capace di durare nel tempo e con un Cespevi con un bilancio che stia in piedi».
Nel suo intervento, successivo a quello di Orlandini, il presidente della Camera di commercio di Pistoia Stefano Morandi ha raccontato come si è arrivati al primo bando a evidenza pubblica di cessione delle quote del Cespevi detenute dalla Camera di commercio: pari all’80% e valutate circa 3.160.000 euro. E ha detto che, essendo andato deserto tale bando con base d’asta su quel valore, si farà a breve (entro fine mese) un nuovo bando, che dovrebbe scadere ai primi di luglio, con una base d’asta del 10% più bassa, cioè intorno a 2.850.000 euro.
«Se qualcuno pensa che i bandi vadano avanti all’infinito e che aspettando si ribassi molto la base d’asta – ha tra l’altro avvertito Morandi – si sbaglia, la svalutazione massima per noi è del 20%, dopo di che si arriva alla liquidazione. Non possiamo svendere i beni: ci sono 26 ettari di terreni». Affermazione alla quale ha in seguito replicato in punta di fioretto Iozzelli dicendo che «i prezzi li fa il mercato».
Il presidente del distretto vivaistico ornamentale di Pistoia Francesco Mati non ha illustrato i dettagli del modello di società che la cordata ha in mente per rilevare il 60% del Cespevi, rimandando al documento fatto girare nei giorni scorsi. In ogni caso, come si legge in quel documento, l’operazione progettata dalla cordata guidata da Mati presuppone un bando di vendita della quota della Camera di Commercio (pari all’80% del capitale sociale del Cespevi) frazionato in due distinti lotti: uno pari al 20% (lotto A) e l’altro pari al 60% (lotto B) del capitale sociale.
La fondazione Caript, che già detiene una quota intorno al 20% del Cespevi, dovrebbe acquisire il lotto A, mentre la newco (la nuova società aperta dei vivaisti) punterebbe a rilevare il lotto B, purché l’importo a base d’asta di quest’ultimo «sia stabilito nell’entità ritenuta congrua dall’organo amministrativo della newco» e purché siano state prima «raccolte formali e significative adesioni … alla newco … in modo che il capitale risulti non inferiore» a un livello ritenuto necessario.
Secondo la proposta di Mati descritta nel documento, il capitale della newco dovrà essere di 1.600.000 euro, ripartito in 1600 azioni da mille euro ciascuna. Sono previste tre categorie di azioni ordinarie: 1) grandi investitori, cioè almeno 25 imprese della filiera florovivaistica con fatturato superiore a 3 milioni di euro, «che abbiano ognuna sottoscritto azioni per un importo prefissato» e che dovranno detenere, complessivamente, almeno metà del capitale della newco; 2) medi investitori, ossia 40 imprese della filiera con fatturato tra 1 milione e 3 milioni di euro, «che abbiano ognuna sottoscritto azioni per un importo prefissato» e che dovranno detenere, complessivamente, almeno un quarto del capitale; 3) piccoli investitori, vale a dire almeno 100 imprese con fatturato inferiore a 1 milione di euro, «che abbiano ognuna sottoscritto azioni per un importo prefissato» e che dovranno detenere, complessivamente, almeno un quarto del capitale della newco.
Mati, rispondendo implicitamente alle sollecitazioni dell’assessore Remaschi, dopo aver sottolineato che i vivaisti sono agricoltori, non «l’industria del verde» come qualcuno dice, si è soffermato sulle risorse del Cespevi, a cominciare dalla banca del germoplasma («forse il più grande catalogo vivente di specie di piante in coltivazione» in Italia), e ha poi sostenuto che il nuovo Cespevi dovrà essere qualcosa di diverso dal passato: «un centro capace di dare valore aggiunto al settore», «un luogo dove fare ricerca, sperimentazioni e sviluppo» e che dovrà svolgere, fra le altre, la funzione di «distaccamento di brevetti botanici».
Il vicesindaco di Pistoia Daniela Belliti ha prima osservato che il Cespevi ha svolto sì un ruolo importante nel corso della sua storia, ma ha registrato perdite rilevanti negli ultimi anni e anche questa circostanza ha reso necessarie certe scelte. Tuttavia per Daniela Belliti il patrimonio del Cespevi, con 800 specie di alberi e arbusti e 700 specie di piante medicinali, è ragguardevole e, una volta ripensato, il Centro sperimentale potrà svolgere le seguenti essenziali funzioni dal punto di vista del Comune di Pistoia: collaborazione alla rigenerazione del verde pubblico; collaborazione con le università e in particolare Uniser; collaborazione al piano strategico di Pistoia futura. Senza dimenticare il mantenimento del ruolo di Servizio fitosanitario regionale. Il vicesindaco di Pistoia ha concluso la relazione annunciando a chiare lettere, per tagliare sul nascere appetiti speculativi di soggetti estranei al florovivaismo, che il Comune garantirà che i 26 ettari del Cespevi «resteranno a verde».
Infine, nella relazione finale fra quelle programmate, dopo che il presidente della Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia Alessio Colomeiciuc aveva rinunciato al suo turno di parola perché d’accordo con quanto sottolineato da Iozzelli a nome del mondo bancario, l’assessore regionale all’ambiente Federica Fratoni ha esordito dicendosi d’accordo con il moderatore Fagnoni nel dare risalto al fatto che è la prima volta che un gruppo di vivaisti si fa avanti con un progetto di investimento concreto per il Cespevi e che questo è da rimarcare favorevolmente. Federica Fratoni ha poi messo in luce che le attività del Cespevi non riguardano solo l’agricoltura ma impattano anche sull’ambiente. «Adesso agricoltura e ambiente – ha detto – vanno sempre più a braccetto e risorse importanti per l’ambiente arrivano anche tramite il Psr».
Cia Pistoia si augura, a tal proposito, che il Cespevi riorganizzato possa svolgere nel prossimo futuro una funzione sempre più importante di chiarimento e miglioramento anche sui livelli di impatto inquinante dei pesticidi utilizzati in agricoltura e nel vivaismo. Ammonendo sempre però che in una piana come quella pistoiese se al posto di vivaismo e agricoltura fossero presenti insediamenti industriali le cose andrebbero certamente peggio per l’aria e l’ambiente in generale.
[sandiford – cia pistoia]