LA DISCUTIBILE LEZIONE DI OTTAVIA PICCOLO

Roberto Abati, Paola Di Meglio, Gherardo Vitali Rosati, Ottavia Piccolo e Saverio Barsanti
Roberto Abati, Paola Di Meglio, Gherardo Vitali Rosati, Ottavia Piccolo e Saverio Barsanti

PISTOIA. La sala Cinzia Lupi, quella che nell’ospedale San Jacopo di Pistoia è deputata ad ospitare conferenze, dibattiti, e riunioni è piena. Del resto, alle 17:30, è previsto l’incontro che Ottavia Piccolo, reduce, la sera precedente, dalla prima regionale, 7 minuti, scritta da Stefano Massini e diretta da Alessandro Gassman andata in scena al Manzoni.

Tra gli spettatori però, nemmeno un degente, anche quelli che possono deambulare e per i quali il ricovero non è fonte di angosce. Allora, quel processo di umanizzazione del nuovo nosocomio pistoiese non passa, forse, dal voler trasformare un sito di degenza in uno di passatempo. Ci vuole altro, probabilmente. Si potrebbe iniziare – senza scomodare i vecchi e noti santi – dall’estendere a tutte le compagnie telefoniche l’acceso alla linea. Lo scriviamo perché al San Jacopo, solo i clienti Tim non si sentono emarginati.

Ottavia Piccolo, accompagnata solo da Paola Di Meglio, in rappresentanza (non sindacale) delle altre nove bravissime comprimarie dello spettacolo, si presenta, all’appuntamento, con un piccolissimo ritardo: sette minuti. Forse è calcolato, o si tratta di una semplice, ma bizzarra coincidenza.

Moderatore è Gherardo Vitali Rosati, che siede nel mezzo. Ad un lato, il Direttore artistico dell’Atp, Saverio Barsanti. All’altra estremità Roberto Abati, che vuol onorare gli sforzi dell’Usl. Le foto alla cerimonia, oltre che l’onnipresente Francesca Marchiani, factotum del teatro, le fa anche Daniela Ponticelli, addetta stampa dell’Usl. Insomma, si respira un’aria diversa. I reparti sono altrove, del resto.

I relatori legittimi provano a scendere nei dettagli del testo. Ribadiscono, all’unisono, come quelle poche briciole di tempo (sette minuti) siano in realtà un principio dietro il quale si muove un’intera massa umana e come al di là dei benefici produttivi goduti dall’azienda che chiede alle proprie dipendenti quel piccolissimo e ininfluente sforzo, sette minuti sono ben altro.

“Non si può monetizzare tutto – esordisce Ottavia Piccolo –. I soldi servono, eccome, ma non sono la vita. C’è anche altro”.

Certo, a patto che il resto di cui si parla si possa comprare. E non pensiamo, mentre scriviamo, a vacanze da sogno ai Caraibi. Ci viene in mente, ad esempio, una sera a teatro con tutta la famiglia: padre, madre e due figli. Prima dello spettacolo, una pizza in letizia e poi, tutti a teatro. Non bastano cento euro, carissima Ottavia e se uno dei due genitori, o meglio entrambi, durante la settimana non hanno rinunciato a molto più che sette minuti, stasera, sabato 6 dicembre, la famiglia Brambilla resta a casa e a vedere il tuo spettacolo non viene.

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