PISTOIA. Pentimenti, sicari e vittime innocenti: il codice mafia che non perdona. La scia di sangue delle vittime innocenti, barbaramente uccise secondo le varie modalità intimidatorie delle mafie riconosciute come esistenti nel nostro paese, è lunga e corre lungo tutta la penisola.
Non è vera la leggenda secondo la quale una presunta “etica mafiosa” vorrebbe che vengano risparmiati i bambini. La realtà dimostra il contrario. Basta citare il caso emblematico del piccolo Giuseppe Di Matteo. La sua unica inconsapevole colpa era di essere il figlio di un uomo che aveva deciso di saltare il fosso collaborando con la giustizia. La sua prigionia durata 779 giorni si concluse con una macabra esecuzione per punire il padre che non aveva ceduto al ricatto, scegliendo di proseguire l’impegno assunto a collaborare. Ormai ridotto ad una larva, in quanto denutrito, il piccolo fu strangolato e sciolto nell’acido, senza alcuna pietà.
È anche noto il fatto che uno dei capi mafia più influenti lanciò addirittura un ordine agghiacciante: dovete uccidere anche tutte le donne e i bambini, perché questa famiglia non si deve più riprodurre. Questa è la mafia, queste le sue logiche inappellabili. La mafia è ovunque, in tutti i settori del tessuto sociale anche se non ce ne rendiamo conto. La mafia è la prima industria per fatturato in Italia.
È un dato sconvolgente, che deve indurre tutti a riflettere. In questa giornata ricordiamo quanti tra magistrati, uomini delle scorte, giornalisti, semplici cittadini, pentiti di mafia e loro familiari sono morti per essere puniti dalla mafia. Sono davvero tante le Vittime uccise e purtroppo per la maggior parte di loro nessuna giustizia è possibile, persa ormai nella nube dell’incertezza dei nomi dei responsabili. Vogliamo ricordarli tutti perché il silenzio è un premio che i colpevoli non meritano.
La cosa peggiore per un magistrato è intuire e non poter dimostrare perché la verità giudiziaria non coincide con quella storica, questo dichiarò Pietro Grasso a proposito dei fatti di mafia. Impegniamoci tutti, noi cittadini, verso una giustizia sociale che non conosca sconti e privilegi, per fare in modo che la distanza tra verità dei fatti e reale giustizia si accorci sempre più, affinché quanti hanno pagato con la vita la loro onestà intellettuale trovino il meritato riscatto. Concludo con queste significative parole di Paolo Borsellino.
“La lotta alla mafia deve essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.
Sono convinta esattamente come lui, che il voler ignorare o tacere la verità sia una forma subdola di ignoranza. La consapevolezza passa attraverso la conoscenza, da qui l’importanza del ricordo.
[montinari – familiari vittime mafie]