la legge delle tre “c”. BIANCHINI E ROMITI ASSOLTI: NON HANNO MAI DIFFAMATO ANDREA ALESSANDRO NESTI

Stamattina, a San Mercuriale, il dott. Pasquale Cerrone ha pronunciato sentenza di assoluzione per Edoardo Bianchini e Alessandro Romiti, imputati di avere diffamato, con i loro articoli su Linea Libera, l’onore e la reputazione dell’ex mai-comandante dei vigili del Comune di Agliana


Bianchini, l’avv. Bonaiuti, Alessandro Romiti e l’avv. Bonari


LA QUIETE DOPO LA… SENTENZA


 

Sentenza Cerrone, commenti a caldo

 

Il giudice ha deciso con la motivazione che «il fatto non costituisce reato». E in effetti narrare la verità con un lavoro di indagine e scavo esemplari non può essere censurabile se davvero esiste il diritto di libertà di cronaca, critica e satira.

La difesa di Bianchini era affidata all’avvocato Pamela Bonaiuti; quella di Alessandro Romiti, all’avvocata Katia Bonari, entrambe raggianti per aver ben rappresentato gli eventi nella loro reale e incontestabile portata.

In tarda mattinata Bianchini ha rilasciato la seguente dichiarazione personale:

Contento per l’assoluzione di stamani con il dottor Cerrone? Sì. Ma al tempo stesso preoccupato: perché la sentenza mi fa ripensare a cosa non va nell’amministrazione della giustizia.

Da un magistrato mi aspetto solo tre cose: correttezza, correttezza e correttezza. Stamattina mi è toccata ed è toccata anche a Alessandro Romiti. Entrambi siamo – e lo siamo sempre stati – cronisti corretti e non abbiamo bisogno di lezioni di giornalismo montanelliano impartìteci da Claudio Curreli e Giuseppe Grieco nel corso del vergognoso maxiprocesso politico a marchio Gaspari di qualche mese fa.

All’origine anche il dottor Gaspari seppe garantire correttezza, correttezza e correttezza con Luigi Egidio Bardelli che mi aveva trascinato in aula. Poi mi pare che, nel corso degli anni, si sia appiattito sulle elucubrazioni senza senso di suoi livorosi colleghi della procura.

Aggiungo solo un’altra nota. Se a Pistoia abbiamo più magistrati lontani dall’esempio corretto e apprezzabile di un dottor Cerrone, devono essere i giornalisti pistoiesi (e dell’ordine fiorentino, particolarmente filo-rosso) a doversi porre delle serie domande.

Si commenta e si festeggia

Se, infatti, avessero sempre svolto il loro mestiere a regola d’arte, quando la Gip Patrizia Martucci mi confinò ai domiciliari, quei giornalisti là sarebbero insorti in massa contro decisioni di pura marca fascista nella bella terra in cui, secondo Benigni (e Mattarella) l’articolo 21 della Costituzione garantisce la libertà di pensiero e d’espressione.

Non è così, cari tutti. L’Italia è il paese della stampa in ginocchio; della falsa informazione e degli interessi personali avanti a tutto. Insomma: è un paese fascista in piena regola nelle stesse «autorità costituite».

È per questo che le sinistre possono tranquillamente continuare a sventolare il pericolo fascista. Ne sanno ben qualcosa, perché gli attori protagonisti di tutto questo sono proprio loro…

Ora il problema si pone sotto altri punti di vista. Se quanto narrato di Nesti su Linea Libera è corretto e storicamente provato, per i danni che il mai-comandante ha prodotto nel suo quindicennio di usurpazione del posto, cosa dovremo dire a chi (dai segretari comunali, Paola Aveta compresa; agli amministratori, compresi quelli di Benesperi) non solo gli ha permesso di operare senza legittimazione, ma ha gravato perfino le spalle dei contribuenti aglianesi pagando, a danno spalmato su tutti, le spese di una iperattività smodata di ricorso al giudice da parte del Nesti, scendendo perfino ad accordi con il mai-comandante?

[redazione@linealibera.it]


Print Friendly, PDF & Email