SAN MARCELLO-MONTAGNA. Giù la maschera! Potremmo titolarlo così l’annuncio del Sole 24 Ore del 14 ottobre, dove – noi lo avevamo già scritto ai tempi della dismissione di Campo Tizzoro – il signor Manes, Padre-Padrone della Kme, ha deciso la chiusura degli stabilimenti di Fornaci di Barga, spostando la produzione metallurgica in Germania e avviando una riconversione “del tutto” in “ agricoltura idroponica”.
Il Sig. Manes, anima e soprattutto “sostanza” del Dynamo Camp, che intercetta una valanga di euro con lo specchietto per le allodole delle “attività sociali”, per chi non lo sapesse, è nello staff del bomba-Renzi in qualità di addetto al terzo settore, una cosa tipo “tutto e nulla”, “il qualcosa e il suo contrario”: per il momento abbiamo solo compreso che in questo ambito si colloca il concetto di carità-business, ovvero la dinamica secondo la quale anche la carità deve produrre un utile, altrimenti – aggiungiamo noi – che carità è mai?
Sia chiaro che nessuna critica intendiamo rivolgere alla cura dei bambini malati che la Dynamo offre, sembra, a proprie spese: ma certamente le iniziative collaterali che portano rivoli di denaro ci lasciano a dir poco perplessi.
Questo signore sta addirittura comperando il Villone di San Marcello, così riferisce la stampa, ma per il momento poco si cura di proprietà in abbandono che facevano parte della vecchia Smi e che sono lì, sulla strada sotto gli occhi di tutti.
Non ci facciamo illudere: già sarà pronto qualche progetto in attesa che denaro pubblico (o proveniente in varie forme e modalità dal “terzo settore”, ovvero dal pubblico…) consenta queste ulteriori opere benefiche.
In compenso, quasi a rimarcare la padronanza, tutto ciò che la Dynamo fa, tanto per “far lievitare il brand”, è chiaramente specificato come tale: Dynamo Camp, Dynamo onlus e dopo tante altre Dynamo, al momento non la Dynamo Kiev perché forse Manes non è appassionato di calcio, siamo arrivati al Dynamo Tennis Club.
Insomma Manes, anche attraverso il recupero di qualche vecchio comunista che, improvvisamente, riscopre il tennis, un tempo sport da signori e non da sottoproletariato, sta piano piano occupando il territorio senza controllo alcuno delle amministrazioni che su questo territorio insistono: San Marcello e Piteglio.
Questi due Comuni si uniranno fra loro e geograficamente rappresentano la tenuta Kme; il nuovo Comune, paventiamo, si chiamerà Dynamo Comune, o almeno, secondo logica così dovrebbe chiamarsi!
Orlando, il vituperato Orlando, ha fatto vivere la Montagna per decine di anni, piaccia o non piaccia; e dopo essersi rotto le scatole, ha piano piano mollato dinnanzi alla cretineria di un sindacato che non voleva produrre armi e che adesso si trova a gestire il nulla.
Per puntualità diciamo anche che Orlando ha voluto terminare le sue giornate terrene nell’ex ospedale di San Marcello e forse ha voluto lasciarci un messaggio: il suo capitalismo era frutto dei tempi al pari della sua concezione di guadagno, ma mai questo Signore ha voluto apparire per quello che non era; un benefattore a gratis a differenza di altri che, mutato il concetto di capitale, non si pèritano a dire che anche la carità deve produrre utili. Rallegramenti al progresso!
Ricordiamo che mentre Manes, con la chiusura degli stabilimenti in Montagna, ha di fatto costretto famiglie a dividersi o accettando Fornaci di Barga o andando a cercare dignitosa occupazione in altre parti d’Italia, un silenzio di tomba è sceso sulle attività di questo signore che, seguendo il Vangelo di Matteo, chiude anche Fornaci di Barga per riconvertire il tutto in economia idroponica. Stiamo parlando di più di un migliaio di persone che “naturalmente” non saranno licenziate ma solo “riconvertite” in “agricoltori dell’acqua”!
Che ne pensano i Sindaci tutti della Montagna Pistoiese? Continuano ad essere i caporali davanti al “Generale Paura”? Le recenti affermazioni del Presidente della Provincia che dichiara di non avere denari per mettere in sicurezza un ponte strategico, quello all’ingresso di San Marcello, è la dimostrazione chiara e lampante dell’inutilità di certe istituzioni ridotte al rango di miseri questuanti.
Che portino le chiavi dei loro Comuni a Manes, che provvederà a portarle al suo sodale Renzi e si proporrà per acquistare tutto il territorio per un doblone garantendo, magari, un po’ di ippoterapia ai suoi assistiti. Se la cosa non fosse estremamente grave, ci sarebbe da ridere e da dire che mal voluto non fu mai troppo.
Orlando costruì, su ordine della socializzazione voluta dal Fascismo e anche per suo interesse, un villaggio e delle villette dove i suoi lavoratori potessero vivere; Manes non impiega nemmeno cento indigeni della Montagna e persegue, ma è una nostra opinione, interessi particolari e non generali del territorio.
Questa è la realtà, anche se a qualcuno spiace sentirselo dire. Questi sono i frutti dei nuovi servi, targati ex Pci, che non possono non rendere conto del saccheggio che da oltre settanta anni hanno attuato e, sotto diverse sigle, stanno attuando sul territorio.
Così è se vi piace; e se non vi piace, sai quanto gliene frega a Manes? Sa lui dove mettere le Manes!
Questi sono “l’imprenditori coraggiosi”, quelli che rischiano del proprio, praticamente il 99% degli imprenditori Italiani, gli stessi da Pizzarotti al gruppo Astaldi che, forse per riciclare, non costruiscono più i centri commerciali ma gli ospedali con il project financing, per arrivare al gruppo Humanitas. Affidiamoci a questi, diamogli fiducia e l’Italia sarà salva!
Caro Felice, ho letto con piacere il tuo articolo, e a proposito di Orlando e della sua famiglia, vorrei aggiugere che l’amministrazione del Comune di Barga, gli conferì la cittadinanza onaria, come riconiscimento per tutto quello che riuscì a creare a Fornaci e dintorni.
Gesto simbolico, senz’altro, ma ricco di significato per una Famiglia che senza dubbio pur avendo avuto un ritorno economico enorme, abbia negli anni creato occupazione e benessere a tutta la valle.
Questa è la differenza sostanziale che c’è tra quegli amministartori e i ” nostri “, che ad oggi vorrebbero intitolare la Scuola di Piteglio a Terzani…con tutto il rispetto per il grande scrittore.
Mi spiace per gli amici che ho lasciato a Fornaci, soprattutto per gli operai e impiegati della nostra Montagna Pistoiese che attualmente tutti i giorni si fanno due ore di viaggio per andare a lavoro.
grazie
cordiali saluti
PATRIZIA SCRIVE
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…la perla di questo articolo delirante mi sembra sia una affermazione secondaria ma significativa: il tennis un tempo sport da signori e non da sottoproletariato! Continuiamo dunque a chiudere gli orizzonti e apriamo magari un bel club di gioco alle bocce o altri sport da sottoproletariato (quali sono?), dove naturalmente circolino solo quei montanari che parlino dialetto e non inglese e che continuino a sentirsi però il centro dell’universo.
Patrizia