SAN MARCELLO-MONTAGNA. Alla luce dei fatti in Montagna ri-vinceranno le sinistre comunque camuffate, ma che possiamo tranquillamente chiamare Democrazia Cristiana.
I Comunisti, quelli veri, sono all’angolo in attesa delle briciole e sono tutti proni e compresi a leccare il fondo schiena di Manes o di qualche suo prestanome.
Perché quando si nasce e si vive schiavi, nella testa più che nel comportamento, si muore schiavi.
Un tempo facevano finta di avere letto “Il Capitale”, adesso fanno finta di avere letto il progetto della Social Valley.
Nonostante tutto ri-vinceranno perché hanno dalla loro parte le chiacchiere e le promesse con le quali per più di settanta anni hanno saccheggiato il territorio.
Se qualcuno si è dimenticato della ex Comunità Montana, ricordiamo agli immemori che questo ente, sicuramente non pauperizzato da un solo individuo, aveva competenze tali da poter essere considerato come il Comune Unico della Montagna, salvando le peculiarità e le specificità dei singoli territori e senza tante chiacchiere; e per tutta la sua vita quasi cinquantennale è stato diretto dal Pci-Pds-Ds-Pd.
La presidenza pre-morte e semestrale di un fessacchiotto politico di una certa cosiddetta destra non fa testo…
Il processo per le ruberie e, aggiungiamo noi, per la culpa in vigilando (che nel processo stranamente non viene ancora fuori) è ancora in corso e chi sa, parli, perché il tempo sta per scadere.
Altrimenti qualche “domandina personale” la rivolgeremo noi.
Nonostante tutto questo scatafascio, si legge che alcuni giovani tentano l’avventura di Pratorsi, in quel di Gavinana, mentre altri vogliono ridare vita agli attuali ruderi della “Contessa”.
Significa che la voglia di vivere il proprio territorio ancora esiste e significa che le amministrazioni comunali, provinciali, regionali e su a salire, dovrebbero favorire questa libera iniziativa che “deve” produrre per chi ci mette i propri soldi, ma deve anche essere incoraggiata attraverso una legislazione favorevole da parte di chi afferma di rappresentare il popolo e, di fatto, rappresenta solo le proprie tasche.
Una minima parte di denari pubblici “piovuti” e non “nevicati” all’Abetone e al suo ex Sindaco basterebbero e, forse, avanzerebbero.
È una lotta impari: fra il lavoro, cioè quelli che veramente lavorano, e quelli che, pur facendo finta di lavorare (soprattutto negli enti pubblici o derivati), timbrano il cartellino e fanno politica.
Perché sono stati messi lì per questo e nonostante tutto sentono e vivono l’inebriante profumo del potere che deriva loro dall’avere vissuto schiavi e sguatteri del partito ed essere divenuti “famigli” del nuovo padrone.
In questo teatrino di infimo livello mancano i due attori principali: il popolo e le opposizioni politiche, ridotte ai minimi termini perché se non sono rappresentate da pensionati, possono contare solo sull’impegno rubato alla famiglia di chi veramente lavora. Come una volta.
Il popolo, ope legis, sceglierà il suo capestro mentre le opposizioni devono prendere atto di una realtà tristemente palese.
La “destra”, come nobilmente la si intendeva e che oggi è ben rappresentata dalla tessera n° 1 del Pd, certo sig. De Benedetti, è morta.
L’hanno uccisa soprattutto i suoi rappresentanti, quelli che facevano le riunioni anche con pochi iscritti e che si chiamano Matteoli, Migliori e “zozzume politico” vario.
Hanno ucciso il Msi, si sono offerti al Berlusca, a quel disgraziato di Gianfrì e a tutti i leccapiedi che ambivano al potere, a una villetta a Montecarlo vista mare, alla faccia dei tanti e dei più che questo potere intendevano prenderselo e non trovarselo regalato con il sigillo di democrazia abilmente appiccicato addosso.
Non si sono vergognati di essere chiamati “aennini” o, meglio “anini”, cioè piccolo ricettacolo di “bisogni” altrui.
Una “destra” senza più storia, ambizioni e progetti che tale si chiama perché, paradosso fra i paradossi, a sinistra avevano rubato anche tutti gli strapuntini, a cosa può ambire?
Allora poiché il sangue non mente, alla faccia della Boldrini e del suo untuoso e non troppo profumato personaggio (scusate la mia fissazione per la fisiognomica), il percorso è lungo e accidentato: per il momento è necessario accontentarsi di ciò che passa il convento, ma le idee ambiziose, i riferimenti etici di uno stato che torni ad essere tale, il rispetto per il lavoro e la conseguente partecipazione all’utile di impresa, in questa Europa cadaverica, devono essere le stelle polari del futuro discorso e dei futuri obbiettivi.
Lasciategli Manes e i suoi prestanome a questa sinistra-sinistra.
Voi, noi, teniamoci la Storia!
[Felice De Matteis]