QUI FACCIAMO doverosa ammenda; dinnanzi a un morto e al giusto ed insindacabile “parce sepulto”, ogni polemica sarebbe di cattivo gusto, irriguardosa ed incivile.
Almeno a noi così sembra, nonostante sui social, quando muore qualcuno “ antipatico”, si sprecano i “maledetto”, “era l’ora”, “finalmente” e finezze varie.
No, non stiamo parlando di Oscar Luigi Scalfaro (che è già morto), né di Napolitano, semivivo, tutta roba “con la scorta” (anche per i propri familiari post mortem “a prescindere”) quasi a significare, per noi popolo, il monito del Marchese del Grillo e la loro immortalità: roba che finisce nel w.c. chimico di cui anche Bergoglio si è servito, quasi a testimoniare che anche i Papi pisciano e anche i politici un tempo asserviti all’Urss prima o poi moriranno. Facciamo voti…
Stiamo parlando di un morto, nome neutro e collettivo, che ci riguarda tutti.
Perché i morti siamo noi che leggiamo l’incipit della dichiarazione di 27 (?) cretini che si sono riuniti a Roma e che hanno iniziato il loro documento finale con “noi leader europei”.
È vero: si scrive “leader”, ma si pronuncia “làder” (= ladri).
Questo sono i cialtroni europei che pensano di non poter essere smentiti solo perché sono contornati da pletore di guardie del corpo e di vigilantes che, abbiamo visto, nessuno tocca, salvo eccezioni…
Questi “làder”, cioè ladri, della coscienza, del diritto e della libera comprensione, sanno di poter usufruire “a cascata” di rappresentanti organici per lo più in buona fede e disponibili, collocati nei luoghi di civile rappresentanza: dal parlamento, ai consessi regionali, provinciali, comunali. Ciascuno con il loro indice di responsabilità e più o meno giusta mercede.
La buonafede che permea tanti di questi attori, specialmente quelli più in basso e quindi quelli meno finanziariamente corrisposti, dovrebbe essere un’attenuante ed invece è un’aggravante.
Perché se il potere deriva dal popolo, questo tipo di potere produce il paradosso della deriva partecipativa e della schiavitù più selvaggia, ammannita come libertà. Quella dei pochi contro i più e quella dei più furbi contro i più fessi.
Allora? Allora anche Platone è preoccupato e ha incaricato un mio amico di dire che: «Quando il cittadino accetta che, da dovunque venga, chiunque gli capiti in casa, possa acquistarvi gli stessi diritti di chi l’ha costruita e ci è nato; quando i capi tollerano tutto questo per guadagnare voti e consensi in nome di una libertà che divora e corrompe ogni regola ed ordine… la democrazia muore: per abuso di se stessa. E prima che nel sangue, nel ridicolo».
L’amico di cui si è parlato rimpiange le Ville Sbertoli dove era ospitato e dice che i matti, quelli veri, sono fuori.
Parecchi saranno in lista alle prossime elezioni? Fate voi.
[Felice De Matteis]