LA PIETRA (FDI-AN): «ATTENZIONE ALLE FUSIONI!»

Patrizio La PietraMONTAGNA PISTOIESE. Fra poche decine di giorni i cittadini di Abetone e Cutigliano saranno chiamati a decidere se fondere insieme i due comuni.Tanto è stato detto ma poco, a mio parere, si è “ragionato”.

Molti esponenti politici e ex sindaci si sono espressi a favore, ognuno con le proprie sfumature, ma tutti con un unico comune denominatore: i soldi che arriveranno grazie alla fusione. Ma qualcuno ha mai analizzato invece quanti soldi sono stati persi per non aver trasformato la ex comunità montana in unione speciale dei comuni?

Quanti soldi non sono arrivati per non aver fatto funzionare l’attuale unione dei comuni? Tutti credono, e fanno credere, che grazie ai fondi per la fusione si risolveranno molti problemi della montagna. Ma quanti soldi sono arrivati in montagna?

Penso ai milioni buttati per il Cii, oggi fallita. Ai milioni transitati nella ex comunità montana, senza contare quelli che sembrano spariti e anche qui si parla di milioni di euro. I fondi per la neve e il turismo. Bene, nonostante questa pioggia di milioni la montagna è oggi in una situazione disastrosa.

La verità? È mancato, e purtroppo ancora manca, un vero progetto politico di riqualificazione della montagna.Il rischio è che, finita la festa con i soldi che forse, dico forse, arriveranno ci ritroveremo con un territorio con meno rappresentanza, meno servizi, meno presenza istituzionale. Ancora più povero di adesso.Si dice che non ci siano risorse per i comuni.

Ma i canoni relativi ai Bim che fine hanno fatto. Quanti sono? Chi li gestisce? Come vengono spesi? Si tratta di centinaia di migliaia di euro. C’è un’azienda del territorio montano che paga quasi 150mila euro di tasse l’anno al comune di Pistoia ma di questi soldi poco e niente ritorna in montagna. Perché di questo non si parla?

La sola questione economica non è sufficiente a giustificare una fusione. Non regge il risparmio sui dipendenti perché non è vero. Nessuno potrà essere licenziato. Gli uffici, a causa della conformazione del territorio, non potranno essere chiusi per poter garantire un servizio adeguato ai cittadini.

Cosa diversa è l’unificazione dei servizi che può essere fatta già da subito con l’unione, ma non si vuole fare. Anche qui, non si capiscono le posizioni del Pd e dei suoi esponenti che sono per l’unione in Valdinievole e contro l’unione in montagna.

Perché due pesi e due misure?Infine se qualche testata giornalistica vuole organizzare incontri sul tema per informare la popolazione lo faccia invitando chi rappresenta le varie posizioni e non solo una parte.

Comunque ognuno voti con coscienza ma ragioni ponderando tutte le conseguenze, positive o negative.

Patrizio La Pietra
Fdi-An Pistoia

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One thought on “LA PIETRA (FDI-AN): «ATTENZIONE ALLE FUSIONI!»

  1. Ancora a ragionare del”che sarebbe successo se?”la comunità montana non esiste più e non si può più far rinascere,quindi che ne ragioniamo a fare?l’unica cosa su quel capitolo che si potrebbe fare è scoprire colpevoli,e qui hanno colpe sia la destra che la sinistra.Parliamo poi del capitolo unione invece che fusione.E’ da anni che la legislazione nazionale impone ai piccoli comuni norme e limiti uguali o simili a quelli previsti per le grandi città in nome del contenimento della spesa pubblica (si pensi al blocco del turn over nelle assunzioni di nuovi dipendenti, i vincoli del patto di stabilità, il blocco degli stipendi, il contenimento delle spese per consulenze e per la formazione). L’effetto che si è avuto è quello di creare cittadini di serie A (residenti nelle città) e cittadini di serie B (residenti nei piccoli paesi) in quanto la politica locale, ai numerosi tagli imposti a livello nazionale, ha saputo rispondere, quasi sempre, solo con corrispondenti tagli ai servizi ai cittadini. Per far fronte a tale situazione la politica nazionale (da ultimo il decreto Del Rio) ha messo a disposizione degli amministratori locali la possibilità di prevedere forme di convenzione di servizi o la costituzione di unioni di comuni (e altri strumenti di minore impatto) non considerando che entrambi non risolvono il vero problema della QUALITA’ dei servizi erogati. Le unioni di comuni, infatti, se istituite per singoli o limitati servizi non fanno altro che introdurre ulteriori livelli di governo locale che comportano una spesa amministrativa maggiore rispetto ai risparmi derivanti da una gestione unificata del o dei servizi. Nemmeno la gestione associata delle funzioni fondamentali, introdotta a partire dal 2014 e poi prorogata nel 2015, secondo me, risolve il problema in quanto spesso la politica locale ragiona più in funzione della vicinanza politica che non della omogeneità territoriale al momento della scelta dei partner con cui convenzionare i servizi, creando così delle gestioni precarie ed esposte alle vicende elettorali dei comuni associati. Quello che dovrebbe essere fatto, secondo me, consiste in una scelta coraggiosa di obbligare i piccoli comuni ad una fusione con gli altri comuni limitrofi in considerazione di tre parametri oggettivi: popolazione, estensione territoriale e consistenza organica del personale risutanti dalla fusione. Scelta che dovrebbe tenere in considerazione principalmente due elementi: introduzione obbligatoria del fascicolo digitale e del procedimento telematico e introduzione di sistemi di garanzia delle vecchie municipalità (anche con riserva di posti nel consiglio comunale per ciascun comune estinto).In ultimo perchè anche La Pietra aspetta che”qualcun altro”organizzi incontri sul tema per informare?perchè non lo organizza lui invitando anche lui le controparti,tra le quali bisognerebbe invitasse anche il proprio consigliere regionale di FDI Donzelli che ha firmato per la proposta della fusione a 4.Della serie quando si dice avere le idee chiare in un partito,oppure due pesi e due misure.

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