LA POVERTÀ, I CIBI SCADUTI E MILLE DOMANDE SULLA MACCHINA DEL COMMERCIO

Cosa finisce nei bidoni della spazzatura?
Cosa finisce nei bidoni della spazzatura?

PISTOIA. Lo svolgimento, nella giornata di ieri, di una colletta alimentare straordinaria, che prevedeva, come altre volte, l’acquisto e la raccolta di una serie di prodotti utili ad alleviare lo stato di povertà di tante persone, mi spinge a raccontare una specie di esperimento domestico in cui mi sono trovato coinvolto, prima casualmente, poi in maniera sempre più convinta.

Al termine di una radicale pulizia nella dispensa di casa mia ed in quella di un’altra abitazione, avvenuta qualche mese fa, ho trovato i seguenti prodotti, le cui confezioni erano tutte aperte ed il cui contenuto in parte più o meno notevole consumato:

  • A) Una confezione di cacao in polvere, che risultava scaduta da qualcosa come cinque anni; il prodotto residuo era comunque ancora profumato e commestibilissimo.
  • B) Una confezione di spaghetti scaduta da tre anni, ma al cui interno c’erano ancora due porzioni circa; il tutto era commestibilissimo come se fosse stato prodotto il giorno prima, e condito con un sugo al pesto faceva un figurone.
  • C) Circa mezzo tubetto di pasta d’acciughe segnalato come scaduto da un anno, che ho provveduto gradualmente a consumare, con pane e burro, senza alcun problema.
  • D) Un mezzo vasetto in vetro (quest’ultimo conservato in frigo), contenente marmellata di mirtilli, data per scaduta da circa otto mesi, ma ancora buonissima la mattina a colazione.
  • E) Una confezione, originariamente contenente quattro wurstel di suino, all’interno della quale ne erano rimasti due, che a voler dare credito alla data di scadenza contenuta sull’involucro, avrebbero dovuto essere stati consumati circa quattro mesi prima; anche in questo caso, pur trattandosi di un prodotto già più delicato della pasta o del cacao, nessunissimo problema di consumo.
  • F) Stesso identico discorso di cui al punto precedente per un mezzo tubetto di maionese, ancora più che idoneo all’uso.
  • G) Per concludere, un mezzo vasetto di miele, risultante scaduto da sei mesi e, come i precedenti prodotti, terminato di consumare senza problemi.
Gettiamo via troppe risorse
Gettiamo via troppe risorse

Prima di andare avanti, mi preme chiarire, per fugare ogni dubbio, che al momento in cui ciascun prodotto segnalato è entrato in mio possesso, si era ben lontani dalle date di rispettiva scadenza, e quindi assolutamente niente vi è da dire contro alcuno degli esercizi commerciali in cui avevo effettuato gli acquisti.

Continuando nel discorso, mi sento di fare alcune riflessioni:

  • 1) forse, al termine di questo racconto, sarò considerato un tipo un po’ strano, non troppo normale, magari mezzo matto; rispondo che può essere verissimo, ma aggiungo anche che, in un mondo così stupidamente omologato come quello in cui ci troviamo oggi a vivere, guai se non ci fosse qualcuno che, ogni tanto, esce fuori dal coro. In ogni caso, a circa tre mesi dalla conclusione di questo esperimento plurimo, posso tranquillamente dire che godo ottima salute e che nessuno dei prodotti elencati presentava un minimo sentore che potesse farmi pensare ad uno scadimento della sua qualità globalmente intesa.
  • 2) Non è assolutamente mia intenzione convincere nessuno a fare cose simili a quanto ho fatto io; la materia è in ogni caso delicata e merita di essere trattata con prudenza.
  • 3) Se penso che un esercizio, grande o piccolo deve, per forza di cose, ritirare dal commercio un prodotto che si avvia a superare la data di scadenza, non posso non riflettere a quanti alimenti ancora buoni, a maggior ragione se, contrariamente a quanto avvenuto nel caso mio sono ancora integri nelle loro confezioni, vengono letteralmente mandati al macero. E tutto ciò, mentre il mondo, Italia in parte compresa, è alle prese con gravissimi problemi di penuria alimentare.
  • 4) Alla fine, due veloci domande, alle quali, forse, coloro che operano più da vicino nel settore potranno dare una risposta: “In base a quali criteri si decidono le date di scadenza di un alimento”? “Sono sempre date razionalmente decise, in base a criteri scientifici (fisici, biologici, biochimici, ecc.) incontestabili, oppure può venire il sospetto (ed a me, a questo punto mi viene) che ci siano evidenti forzature, funzionali a far girare la macchina economico-commerciale, ma assai meno funzionali alle vere esigenze delle persone?

[*] – Lettore, ospite

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