“LA RICOTTA” RIPARTE DA QUARRATA

La locandina
La locandina

QUARRATA. Per alcuni giorni le stanze di quello che diverrà presto il Piccolo Teatro del Castello di Buriano (nei locali attigui alla canonica e alla chiesa di San Michele Arcangelo – messe a disposizione dall’associazione Cervelli in Tempesta – che le gestisce grazie alla disponibilità offerta dalla parrocchia di Santa Maria Assunta e dei parrocchiani della frazione ha ospitato le prove dello spettacolo “La Ricotta” scritto da Pier Paolo Pasolini che l’attore romano Antonello Fassari porterà in scena al Teatro Parenti di Milano (dal 24 al 29 maggio).

L’attore – noto al grande pubblico per i personaggi televisivi dell’oste Cesare de “I Cesaroni” o Ciro Buffoni di “Romanzo criminale” sarà accompagnato con chitarra e mandolino dal musicista quarratino Sergio Mascagni che di Fassaro è amico fraterno. Sei in tutto le repliche ospitate al Teatro Parenti di Milano (http://www.teatrofrancoparenti.it/?p=informazioni-spettacolo&i=1140&tag )

Fassaro e Mascagni (foto di Massimo Cappelli)
Fassaro e Mascagni [foto Massimo Cappelli]
La Ricotta, il capolavoro cinematografico di Pier Paolo Pasolini, portato in scena da Antonello Fassari, regge il confronto col gioiello del maestro”. È il 1963 quando l’intellettuale friulano denuncia l’ipocrisia della società moderna raccontando la storia di Stracci, che interpreta il ruolo del ladrone buono sul set de La Passione di Cristo, vivendo nelle pause tra le riprese il suo parallelo calvario causato dai morsi della fame avendo dato alla moglie e ai suoi sette figli il suo “cestino”.

L’attore romano (che dello spettacolo oltre ad esserne l’interprete è anche il regista) riesce a ricoprire tutti i ruoli, avvalendosi di una presenza scenica inconfondibile e di una gestualità impareggiabile. Sullo sfondo tutti i personaggi del carrozzone cinematografico: il regista illuminato e assente, il giornalista inconsapevole marionetta del sistema, il produttore, le comparse. Un’umanità grottesca e insensibile, incapace di riconoscere in Stracci l’unico vero povero Cristo in scena. Fassaro, diplomato all’Accademia Silvio D’Amico nel 1975 in occasione dell’Expo ripropone lo spettacolo messo in scena la prima volta nel luglio 2004 al festival di Todi.

Antonello Fassari nelle pause ha visitato Quarrata e i suoi dintorni incontrando molti suoi fans sia in piazza che nei vari locali frequentati.

L’attore con  Tarocchi e  Chericoni (Cervelli in Tempesta)
L’attore con Tarocchi e Chericoni (Cervelli in Tempesta)

“Grazie a Lorenzo Tarocchi (e Massimo Cappelli) – ha scritto Michaela Frulli, professoressa al Dipartimento di Scienze Giuridiche-diritto internazionale a Firenze – ho avuto la fortuna di assistere alle prove de La ricotta di Pasolini con Antonello Fassari, musiche di Sergio Mascagni, in quello che a breve sarà il Piccolo Teatro del Castello di Buriano, sopra Quarrata. Per me è stato un regalo, e sono due giorni che ci penso e ci ripenso.

È uno di quelli spettacoli che ti restano dentro e non ti lasciano per un bel po’, forse mai. Un testo meraviglioso, splendidamente recitato. C’è la scrittura di Pasolini, prima di tutto, tagliente e appassionata. Ma c’è soprattutto il tema, che vale tanto, perché nella società di oggi la povertà, la fame, la lotta per la sopravvivenza sono tornate prepotenti sulla scena anche se in molti fanno finta di no, e ci riguardano tutti, ma proprio tutti”.

“Ma c’è anche – ha proseguito – tanta ironia e auto-ironia, c’è la parodia, la critica sociale, il cinema e il mondo dello spettacolo e tutto quello che ci ruota attorno, la politica (di sinistra), l’uomo medio e il rapporto con la religione, rapporto dal quale in questo paese non si può prescindere, nel bene ma ancora di più nel male. C’è tanta roba dentro davvero, e un po’ piangi, un po’ ridi, ti arrabbi e poi ti si chiude lo stomaco. Il dolore che la storia evoca alla fine ti rimane sospeso da qualche parte tra lo stomaco e il cuore, e quando lo spettacolo finisce te lo lascia in dote perché tu lo maneggi con cura, ci prenda confidenza per poi provare a lasciarlo andare per la sua strada e proseguire, più forte. O forse solo più consapevole e disperato”.

Questo il cortometraggio di Pasolini, che è del 1963 e venne censurato per vilipendio alla religione.

Vedi: https://www.youtube.com/watch?v=HoIQLTyF2kE

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