SAM MARCELLO-MONTAGNA. Ciò che è accaduto al Ponte Sospeso ieri pomeriggio scoperchia letteralmente un caso che va al di là dell’accadimento. Ciò sia detto per rispetto dello scopo che gli organizzatori della manifestazione si prefiggevano (Non suicidatevi, ribellatevi!), ma anche per rimarcare un caso umano, a parere nostro, che riguarda il Sindaco di San Marcello che non ce ne vorrà e non chiamerà i “caramba” se le diciamo che, forse, i suoi compagni le hanno fatto fare harakiri.
Il suo intervento contro una pacifica manifestazione per la vita e contro la resa incondizionata alla cruda realtà quotidiana che ha visto questo ponte come mezzo di denuncia al disagio sempre più profondo del cittadino comune, nei suoi aspetti più tragici – il suicidio –, invece di farla riflettere e proporsi positivamente agli altri, pur nei limiti che il suo ruolo le impone, ha generato un sentimento tipicamente “politicamente corretto”, relativista ed economicistico. Insomma, non parlate del Ponte Sospeso come luogo di suicidio, perché altrimenti il turismo soffre, etc. etc.
Il problema della emergenza sociale e civile in tutti i suoi aspetti, anche quelli più tragici, si risolve con il silenzio. Con il silenzio si è assassinata la sanità in Montagna, e complessivamente tutto ciò che la montagna poteva produrre. Restano solo le chiacchiere e il Ponte Sospeso. Come il Ponte dei Sospiri, a Venezia, o come il Ponte del Diavolo a Borgo a Mozzano. O come i campanili dei tanti borghi montani – fortunatamente chiusi – gestiti dalle varie parrocchie che, è certo, sono alti e appetibili… Così è se vi pare.
Il Sindaco Cormio, però, deve risolvere le sue interne conflittualità politiche, e ripetiamo interne, mantenendo quell’equilibrio che il suo ruolo le impone, ma che sembra sempre meno controllato.
Si deve anche ricordare che l’uso del Banco Alimentare al quale ricorrono tante persone che necessitano di aiuti, ma che sono dignitosamente presenti e attive nella comunità, non può essere usato come scudo politico di volta in vola. Il Sindaco di Piteglio, Claudio Gaggini, giustamente afferma che “Il discorso andrebbe affrontato su un altro piano, quello del disagio mentale e sociale”.
A noi sembra che la Cormio sia estremamente dentro a un “disagio” politico che proprio non ci interessa: quello di sé con il suo Pd. Se lo risolva con i suoi compagni di partito che la hanno abbandonata dopo aver ostacolato il Comunone/Dynamone e, giustamente, alla comunista, si guardano bene dall’aiutarla a togliere le castagne dal fuoco.
Ci permettiamo di darle un consiglio, però: perché ci è umanamente simpatica.
Chiami i cinesi che tutto “taroccano” e tutto comprano. Comprenda, anche che nella sua piccola realtà comunale, i cinesi sono già arrivati: i suoi ex compagni sono tutti tarocchi di Matteo.
Faccia lei: ma lasci che gli altri esprimano le loro idee.
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Per l’amor del cielo, compagni: salvate il soldato Silvia!