Unica eccezione per il trio Albano-Morandi-Ranieri ed il loro excursus nelle vere canzoni di un tempo, il momento più bello di tutte le cinque serate messe insieme
Un tempo ci fu la censura: oggi è tutto permesso ma solo a chi non vince le elezioni, ruba e governa a suon di Qatar
ESSERE PROGRESSISTI NON VUOL DIRE
FAR PORCATE DA FARE IMPALLIDIRE!
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«Il Festival di Sanremo e le sue canzonette sono qualcosa che deturpa irrimediabilmente una società» diceva Pier Paolo Pasolini a proposito del festival. E come biasimarlo?
Se è vero che al peggio non c’è mai fine, credo che quest’anno il festival con la “F” minuscola abbia davvero toccato il fondo. Tra l’obbrobrio continuo di corpi nudi, simulazione di atti sessuali, volgarità a più non posso e influencer (che poi a cosa servano ancora non l’ho capito) stramiliardarie ma ovviamente di sinistra che manco sanno parlare, stavolta cara Itaglia hai davvero toccato il fondo.
Devo essere sincera, ho visto solo qualche spezzone in qua e là, massimo mezz’ora a serata, ma quel poco che ho visto ogni santa sera che il festival è andato in onda mi è bastato per farmi cadere nel disgusto più totale. E non si tratta di essere bacchettoni eh, si tratta solo di avere un po’ di dignità, rispetto per il prossimo ed educazione.
Unica eccezione per il trio Albano-Morandi-Ranieri ed il loro excursus nelle vere canzoni di un tempo, il momento più bello di tutte le cinque serate messe insieme.
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Ma è possibile che per proclamare la difesa dei diritti degli omossessuali (che poi non mi sembra che siano messi al muro con il fucile puntato) ci sia bisogno di un atto sessuale simulato in prima serata con tanto di bacio in bocca in una gara canora? O che per difendere i diritti degli immigrati (accolti a braccia aperte da Trieste in giù) ci sia bisogno di una pallavolista che ci dia a tutti di razzisti?
Ma davvero questa ostentazione è così bella e necessaria? Oppure va solo di moda?
No perché adesso mi pare che se non si parla di gay o di immigrati, qui non si fanno più audience oltre ad essere tacciati di razzismo-fascismo-omofobia.
Per non parlare della influencer plurimiliardaria che si è autoproclamata portavoce dei diritti delle donne. Io non mi sento affatto rappresentata da lei e vorrei urlarglielo in faccia. Io che sinceramente mi sono sempre fatta un mazzo tanto dalla mattina alla sera per trovare “il mio posto nel mondo”, non ho bisogno della sua sciatteria e della sua incapacità di dire quattro frasi messe insieme presentandosi davanti al pubblico mezza nuda.
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No, grazie, non ho bisogno di essere rappresentata da lei. Né tanto meno insegnerò a mia figlia che per valere come donna bisogna per forza mostrare il proprio corpo, altrimenti non si ha credibilità.
Per non parlare delle chiappe di fuori della bassista dei Maneskini, di Fedez che non fa altro che sputare veleno contro la Meloni e di Blanco con il suo eclatante esempio di civiltà. Io lo avrei buttato fuori a calci. E non vi dico dove.
Eh no, caro festival, stavolta hai davvero toccato il fondo. Veramente raccapricciante, deleterio. Frustante. Emblema di un’Itaglia che ormai fa veramente pena. Sotto ogni punto di vista.
Prosit, gente!
Alessandra Tuci
[redazione@linealibera.it]