LA SPERANZA, COMPAGNA DI STRADA

IMG_4404PISTOIA. Condividiamo alcune riflessioni di un nostro lettore.

Oltre alle 14 opere di misericordia elencate dovremmo aggiungere quella di svegliare i dormienti… quelli che sono sul ciglio del burrone, magari potrebbero cadere ma almeno si accorgerebbero di essere vivi, peggio è quello di essere spenti e vivere biologicamente credendosi al riparo.

La crisi antropologica che stiamo attraversando coinvolge la responsabilità di tutti, nessuno escluso, nel suo piccolo ingranaggio contribuisce a rendere questo mondo più umano o disumano, non esiste neutralità; i profeti che gridano nel deserto, colpiscono le coscienze addormentate.

Un politica svilita dall’arrivismo, che non si accorge dei mali profondi di una società frammentata, in un silente disperato galleggiare, una classe dirigente poco lungimirante e poco profetica quindi, che si parla addosso in ambienti lontano dalla realtà del Paese (la metafora del Palazzo di pasoliniana memoria).

Non si può separare la sfera della fede da quella economica, inutile andare in chiesa la domenica e durante la settimana, vivere come se il vangelo non esistesse, (contraddizione di questa società votata al dio denaro) escludere dal lavoro sempre più persone, avvalorare una cultura dello “scarto”; allora i profeti griderebbero più forte contro l’ipocrisia!

Serve poco un po’ di beneficenza, se le strutture inique di un sistema che regge l’ingiustizia organizzata continua a sussistere, serve a scaricare un po’ la coscienza.

Ci vorrebbe la possibilità di autonomia attraverso un compito lavorativo, ridare dignità!

Siccome per un po’ di sicurezza si vende l’anima, questa società è diventata dormiente e colpevole di omissione generalizzata su un furto di vera democrazia e giustizia.

P1030174Nella sfiducia generale, nella mancanza d’investimento nelle persone, da parte dei datori di lavoro si nasconde una sfiducia profonda sulla possibilità che la situazione possa evolversi in meglio, non si tiene per mano la virtù piccola, forte, bambina della speranza (Péguy), per paura di rimetterci, perché è più facile rimanere attaccati al noto.

Ci sono molte persone che sostano da lungo tempo in una sorta di limbo ormai cronico, dove l’unico sostentamento sono le pensioni parentali, e questo è una ferita alla democrazia ma ancor di più al valore della persona (La Pira) , una ferita che nel tempo si ritorcerà come un boomerang nel tessuto sociale sfilacciato.

La speranza che viene sempre rinnovata dalle nostre attese, quella “parola” incarnata e umiliata che renderà inquieto il cuore per tutto il cammino, si fa compagna di strada, non sosta lontano dai sentieri impolverati dal quotidiano, non ha vestiti a festa, è lontana dai “palazzi”, preferisce ciò che è perduto e lontano (òchlos).

Oltre alla crisi economica di cui non si vede nessun epilogo a breve termine, è in corso una “guerra mondiale a pezzi” per la rispartizione del Medio-Oriente, da parte delle grandi potenze, è in corso una vendita di armi che alimenta il terrorismo da parte dei paesi che ipocritamente lo stanno combattendo; in questo scenario drammatico, urge “Amorizzare il mondo” per immettere dinamiche nel piccolo che creino una società non ripiegata sulla paura e la sfiducia.

In questo periodo quello che compete ad ognuno di noi è cercare di essere svegli, vivi, per fronteggiare un pericolo interno, l’ignavia, quel torpore che lascia le cose come stanno senza cercare di cambiarle.

Massimiliano Filippelli

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