PISTOIA. Beato chi ha inventato l’amicizia: meriterebbe il Nobel per la pace. O forse chi ha inventato l’amicizia, ha creato pure i Nobel? O sta ben al di sopra di un premio umano?
Fatto sta che l’amicizia è un sentimento grande: sì, perché si può stare 17 anni senza vedersi, sentendosi raramente, ma quando due amici si rivedono è esattamente come sempre, come fossero trascorsi appena 5 minuti dall’ultima volta.
Non c’è imbarazzo, è tutto familiare: questione di feeling, di affetto e stima reciproci. Non si finge, non si indossano maschere: semplicemente stupendo. Basta guardarsi dritti negli occhi: si può anche tacere, poi. Non c’è bisogno di recitare la parte di quello che non siamo, di quelli arrivati, che hanno fatto carriera, o di coloro che sentono di contare. Uno, due, tre, poi basta, che di più…
Al palasport di Scandicci era in programma la gara-1 dei quarti di finale dei playoff scudetto di pallavolo femminile, tra Savino Del Bene e Igor Gorgonzola Novara. Un evento dell’altro sport, di quello meno ricco di risorse, nient’affatto minore (guai a chi ancora lo dice!). Qualche giorno prima della sfida, un amico, uno dei numerosi Forrest Gump di questo mondo e questa vita troppo belli, Alessandro Chiti, ci aveva chiesto. “Se andassimo ad assistere alla partita? Il secondo allenatore di Novara è Stefano Micoli”.
Già Stefano Micoli, bergamasco perbene, volto pulito e idee chiare, uno con la testa sulle spalle, un “giovane vecchio” prima un “giovane giovane” adesso, con qualche anno e molte esperienze in più: non è cambiato di una virgola o forse sì, ma cambiando ha saputo restare sé stesso, nei principi nei valori negli affetti. Nelle amicizie, appunto.
Benedetto chi ha inventato la pallavolo, specie quella del “gentil sesso”. Perché è uno sport completo, di squadra e di individualità, di persone e non personaggi, di gente che si butta per gli altri e di chi lotta col cuore, spesso per pura passione mica per i milioni di euro, di dollari.
Benedetto chi ha inventato il volley femminile, perché non c’è cosa più grande, più bella, più dolce di vedere una pallavolista servire, ricevere, difendere, attaccare, murare… suvvia, non siamo ipocriti, non c’è niente di più sublime che ammirarla da dietro.
I sederini delle giocatrici di volley sono un Must. Piccoli, grandi, stretti, larghi, grossi, disegnati da Giotto o da chi non sa tenere in mano una matita.
Che cosa avremmo dovuto rispondere a Forrest Gump? Sì, a priori, ma… ma un giornalista si sa, se deve spendere i pochi soldi che ha per acquistare un biglietto d’ingresso preferirebbe essere torturato da chissà quale tiranno piuttosto che…
Ci vorrebbe un accredito oppure un po’ di sfrontatezza e, toh Alino lo chiede a Stefano e quest’ultimo, con una classe e uno stile che ha pochi eguali, si conferma buon amico.
Due tagliandi per Scandicci. Macchinina e tifo tanto tifo, che Forrest Gump ci porta sulla strada sbagliata. Ci confessa: ho scommesso su Novara vittorioso. Noi, che non vogliamo mai essere da meno (non siamo mica pirla), ci immedesimiamo nel nostro idolo, Beppe Viola, e via a puntare tutto sulle piemontesi vincenti, con tanto di risultato esatto: 3-1.
Al palazzetto dello sport fiorentino pare di essere calati in uno sport che non c’è più, a dimensione sportiva, vera, autentica. Chi segue il calcio, in particolare quello italico, si trova quasi spaesato da tanta correttezza di tifo, di entrambe le fazioni, da tanta sportività. Abituati come ormai siamo alle urla, agli eccessi, persino alla violenza, si torna indietro, agli albori, a quando non eravamo ancora pulviscolo di questo pianeta.
Ognuno che fa il tifo per e non contro, non si prevarica l’altro, non si grida a sproposito, non si offende, non si bestemmia, al limite qualche parolaccia, ma più per l’esser toscani (Sarri docet) che per cattiveria o maleducazione o ignoranza. I toscani utilizzano le parolacce spesso come intercalare, come ritornello, all’interno della frase. È più forte di loro, è nella loro natura (non di tutti, eh. Le eccezioni confermano la regola, però).
L’incontro, purtroppo, non va secondo i desideri: nello sport è sempre (o quasi sempre) così. Chi ha visto qualche gara, lo comprende subito, sin dal riscaldamento, che Francesca Piccinini, la grande Piccinini, non fa in modo completo.
Che abbia qualcosa, che non stia bene? Scandicci pare più sereno, rilassato, contento di essersi qualificato ai playoff ma pure convinto a giocarseli; Novara, che parte con i favori del pronostico (anche per i bookmakers), sembra più freddo, distante. Si dimostrerà abulico, altro che algido!
Il confronto non è bello e soprattutto è impari: Scandicci gioca col cuore e con le italiane un gradino sopra le straniere. L’amico Micoli porta a tifare, silenziosamente, Novara, ma la realtà ci fa benvolere pure Scandicci, perché si danna l’anima. Riceve bene e Giulia Rondon dipinge alzate per Valentina Arrighetti, che rifinisce.
Ma è Enrica Merlo, la più minuta di statura, il libero, che giganteggia: i suoi recuperi sono mostruosi, in uno si supera a tal punto che pare volare più che difendere.
Standing ovation con battimani degli spettatori e, muta, nella nostra testa.
Finisce 3-0 per le toscane. Se vorrà passare il turno, Novara dovrà rivedere molte cose e disporre di Piccinini al cento per cento. Dovrà dare qualcosa in più per non vanificare 8 mesi di allenamenti e partite partite e allenamenti, spesso di duro lavoro perché negli sport meno ricchi di risorse si lavora di più. Se no, sarà Scandicci: comunque vada, cadremo in piedi. Le fiorentine sono in condizione.
Ecco la ragione del nostro essere, una tantum, tifosi: taglia il campo per salutarci, Stefano. Chiedendo pure scusa perché sudato, lui parte attiva del match: mitico. Naturale stringergli forte la mano, fantastico “ritrovarlo”.
Uscendo dalle emozioni, abbandonando il palasport, mostriamo però il volto di Beppe Viola al termine della “Domenica Sportiva”, quando, dopo aver ripreso la linea dall’ippodromo delle Capannelle, dove si era appena concluso il gran premio di trotto, mal celava amarezza mista a malinconia per l’ennesima scommessa buttata. La nostra stessa sorte.
Alessandro, però, sorride sotto i baffi che non ha. Alt alt alt, che succede? Non dovrebbe essere triste anche lui? Aveva giocato sì, ma ci rivela che aveva puntato su tutte e due le squadre vittoriose, in pratica parandosi le terga. Addirittura azzeccando il punteggio: 3-0 per le gigliate.
Fantozzi siamo noi. Senza dubbio alcuno.
[Gialuca Barni]