PISTOIA. Che il resto abbia anche un prezzo, ma la vita, almeno quella, offritela gratuitamente. Non è una preghiera, né una profezia, ma l’invito esplicito che Giuliano Melani, 54 anni portati meravigliosamente, rivolge ai propri lettori con il libro La vita gratis, il resto a pagamento (Belforte, 14 euro), il primo – non ne farà altri, detesta perseverare – dopo una vita trascorsa a cercare di capire e con la netta impressione, ahilui, tangibile e provata, di aver capito.
Il volume è una sorta di dizionario della felicità, quella che non si acquista con i soldi onestamente guadagnati sottoponendosi alle ingiurie di un lavoro che tende ad umiliarci perché non ci chiede nulla ma ci offre la sopravvivenza, ma quella che i nostri pori vorrebbero poter traspirare, immagazzinare e trasmettere alle altre cellule del copro sentendoci realizzati.
Sono trentacinque capitoli surreali che analizzano, da vicino, con poca poesia e parecchia matematica, i dati del genere umano, quello che anela l’occupazione (preferibilmente fissa) affinché possa così esaudire i desideri, che non sono necessità reali, primarie, ma alternative alla frustrazione figlia legittima del nostro impiego, che rappresenta contemporaneamente il virus del nostro malessere e la medicina con la quale curarsi per continuare a sopravvivere. E soffrire.
Il diploma di laurea conseguito alla Cesare Alfieri di Firenze sotto il diretto controllo del professor Antonio Zanfarino, inimitabile e inarrivabile ex docente di Storia delle dottrine politiche, ha consegnato all’autore quei pochi ma indispensabili elementi che gli hanno consentito di stilare un vero e proprio prontuario di ribellione, che si può materializzare e dunque verificare solo a patto che ognuno di noi sappia e voglia sottrarsi dalla spada damoclea che oscilla sulle nostre teste e che non ci permette di sognare.
Sì, è un libro di sogni, fatti da chi non ha alcun bisogno di sognare perché vive e sopravvive di illusioni (è un agente finanziario per alcuni dei maggiori istituti bancari italiani), ma che capisce perfettamente che sono i sogni il motore della felicità e che solo liberandoci dalla necessità di essere e stare dove ci hanno messi, che si può aspirare alla felicità.
Questa ultima provocazione bibliografica fa il paio con quella che lui si finanziò nel novembre del 2011, quando comprò un’intera pagina del Corriere della Sera invitando piccoli e grandi risparmiatori ad acquistare buoni del tesoro.
Gli economisti ufficiali e quelli della resistenza lo ignoreranno, così come quasi tutti gli altri. Ma c’è del saggio in quel che pensa e scrive Giuliano Melani e se almeno suo figlio riuscisse a capire e a farne tesoro (casomai anche con i soldi risparmiati da suo padre e lasciatigli in dote), beh, avrebbe di che fregiarsi!