«LABIRINTO», SULLE ORME DI TOBINO

La Classe guidata da Giuseppina Adamini
La Classe guidata da Giuseppina Adamini

PISTOIA. Ancora un appuntamento per la rassegna La scuola in scena, promossa da Assessorato all’Istruzione e Formazione della Provincia di Pistoia ed Associazione Teatrale Pistoiese. Oggi, 22 maggio, alle 21 al Piccolo Teatro Mauro Bolognini saliranno sul palco il gruppo teatrale del Liceo Classico Forteguerri di Pistoia con lo spettacolo Labirinto, liberamente ispirato a due testi di Mario Tobino, “Per le antiche scale” e “Le libere donne di Magliano”, in cui lo scrittore toscano riflette la sua lunga e appassionata esperienza di medico psichiatra nei vecchi manicomi. “Per le antiche scale”, vincitore del Premio Campiello nel 1972, fu portato sul grande schermo nel 1975 da Mauro Bolognini nel film omonimo con Marcello Mastroianni protagonista.

La regia dello spettacolo è curata dalla professoressa Giuseppina Adamini, che da anni segue l’attività laboratoriale teatrale all’interno dell’Istituto.

Questi gli studenti che saliranno sul palco: Francesca Acetino, Sabina Maria Balint, Matilde Barbini, Virginia Barontini, Caterina Bartolozzi, M. Vittoria Becagli, Emanuela Becattini, Riccardo Bonaguidi, Benedetta Brogi, Muluye Pietro Buongiovanni, Marta Cappellini, Alessandra Chiti, Federica Cocivera, Margherita Cugnetto, Fiore Ducci, Lapo Ducci, Sara Gavazzi, Mirco Innocenti, Costanza Lisi, Antonino Madonia, Giulia Martignoni, Chiara Mazzei, Sara Memisha, Francesca Michelozzi, Vittoria Mori, Chiara Pecorini, Alessandra Pierini, Pietro Pinna Pintor, Giulio Scorcelletti, Edoardo Ulivagnoli.

Tante vite si intrecciano e si confondono – spiega la regista – pur nella loro individualità, nello spazio di un vecchio manicomio. Solitudini, vite strozzate, raggelate in un movimento, un ricordo, una speranza vana. Sono vite di malati, di emarginati, che gridano il loro dramma e si aggrappano ai ‘sani’ (medici, infermieri) perché li seguano lungo i percorsi della loro (e per loro ineccepibile) logica. Il manicomio è un vecchio convento, uno spazio chiuso al di là del quale c’è la vita delle famiglie che li hanno abbandonati o da cui loro hanno scelto di separarsi; un labirinto in cui si aggirano, come attori che ogni giorno ripetono lo stesso dramma, personaggi deboli e violenti, persi nei loro sogni e nelle loro manie, ma pure affettivamente vivi. Un labirinto che può anche diventare rifugio dalle aggressioni esterne e dalle incomprensioni dei sani, uno spazio in cui è possibile trovare solidarietà e amore.”

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