laghetti collinari. «SERVE UNA NORMATIVA “SOSTENIBILE”»

Un laghetto collinare

FIRENZE. I giovani agricoltori hanno bisogno di una normativa “sostenibile” per i piccoli invasi, fondamentali per affrontare le annate anomale sempre più frequenti.

L’appello alla Regione Toscana oggi competente delle regole, da rivedere, per i laghetti, che manca l’obiettivo promesso della semplificazione e si dimentica della valenza ambientale.

L’associazione nazionale giovani agricoltori della Toscana precisa il valore ambientale dei laghetti: “Le piogge nella nostra regione, anche se molto più abbondanti di altre zone (in un anno piovono circa 1000 litri a metroquadro) sono concentrate soprattutto nel periodo autunnale – spiega Clemente Pellegrini di Anga Confagricoltura Toscana – Realizzare, quindi, invasi per raccogliere le piogge autunnali è fondamentale: l’irrigazione di soccorso consente di coltivare, di mantenere la flora autoctona, di preservare il lavoro, di ridurre le necessità di concimazioni e di interventi. Inoltre aumenta, soprattutto nei terreni argillosi di molte colline toscane, la conservazione delle strutture dei terreni, riducendone l’erosione”.

Continua Pellegrini: “Pur con tutti vantaggi che offrono i laghetti collinari intercettando le acque superficiali sembrano essere visti ancora come un’opera di sfruttamento”.

La normativa non agevola chi si trova a gestire gli invasi, non incentiva nuove realizzazioni e il ripristino di quelli esistenti, dicono i giovani agricoltori.

Le nuove norme sono fissate nel Regolamento 18/R2010 che attua la legge n. 64/09 modificata nel 2016 (che definisce il passaggio di competenze tra Provincia e Regione Toscana), una legge molto attesa che attua però solo alcune “semplificazioni” per gli invasi di una certa capienza (non superiore ai 20 mila metri cubi), che si trovano a una certa distanza da case, strade e infrastrutture e che sono utili in caso di incendi. Le deroghe concesse saranno valutate caso per caso, “per questi invasi nel Regolamento viene citato vagamente che sarà ridotto di un quarto il carico in procedimenti amministrativi”, spiega l’Anga.

La normativa prevede infine una classificazione dello stato di rischio degli impianti esistenti, da regolarizzare o autorizzare in sanatoria e chiede l’invio di tutta una documentazione per metterli in sicurezza o realizzarne di nuovi.

“Bisogna ben chiarire che l’acqua è una risorsa solo se ben gestita. Altrimenti diventa una minaccia, per la sua scarsità o per la sua abbondanza — chiarisce Pellegrini — Serve una normativa più sostenibile per gli agricoltori. È inutile finanziare nuove olivete o altro se non si rende sostenibile la realizzazione di piccoli invasi cui attingere acqua durante la stagione estiva”.

[baracchi— gallitorrini]

 

Print Friendly, PDF & Email