PISTOIA. Erano circa una settantina, ieri sera, al circolo Mcl di san Biagio, i partecipanti all’assemblea pubblica convocata dai rappresentanti delle forze ambientaliste, Legambiente, Wwf e Rete dei Comitati, per fare il punto sulle casse d’espansione ai laghi primavera. Il 29 dicembre scade il termine per presentare le osservazioni al ministero dell’ambiente.
Antonio Sessa e Mauro Chessa hanno in sostanza ribadito che le casse d’espansione costituiscono, nell’ottica dei promotori, una scelta politica da portare avanti a prescindere: il comune di Pistoia, tramite la sua giunta, la maggioranza consiliare ed i suoi uffici, in compagnia dei vari enti istituzionali come Consorzio Medio Valdarno, Asl e Soprintendenza, non ha infatti nemmeno preso in considerazione le questione seriamente argomentate e sollevate in merito all’utilità dell’opera.
Inoltre nessuno ancora, in particolare dell’amministrazione e del Pd, si è assunto la responsabilità di dire se le casse d’servono a mettere in sicurezza la piana. Strano, no?
In altre parole mentre nei paesi civili quando si devono spendere milioni di euro – per l’opera inserita dentro l’alveo dell’Ombrone se ne prevedono addirittura 17 – le scelte derivano da valutazioni economiche dei costi e dei benefici, nel nostro caso la Regione Toscana dell’assessore all’ambiente Anna Rita Bramerini ha chiaramente fatto intendere, durante incontri con comitati ed associazioni, che i lavori devono essere fatti giusto perché ci sono dei soldi da spendere già stanziati.
Ovvero non sono i motivi tecnici a determinare la scelta delle casse d’espansione, ma è importante l’appalto in quanto tale, come obiettivo in sé. La circostanza non è del resto nuova in Italia, dove l’avvio di cantieri e la movimentazione di soldi pubblici, tanto a cuore agli enti che assegnano opere, rimangono svincolati totalmente da quella virtuosa pianificazione territoriale che dovrebbe erogare utilità e servizi ai contribuenti.
Invece il comune di Pistoia e la Regione Toscana sono stati solo in grado di strumentalizzare demagogicamente la ”messa in sicurezza” dal rischio idraulico, approfittando poi delle diffuse emergenze che si verificano quasi sempre quando piove, per giustificarsi con l’opinione pubblica. Nonostante la partecipazione sia nata proprio in Toscana, con l’allora assessore pistoiese Agostino Fragai: una partecipazione sempre osannata ma mai praticata!
Il problema ricorrente che affligge la piana pistoiese, vale la pena ribadirlo, per evitare di contrapporre impropriamente abitanti di Pistoia a quelli di Quarrata e dintorni, è dovuto al ristagno della cosiddette acque basse e medie, cioè quelle dei fossi minori, privi di argini, e dei torrenti affluenti dell’Ombrone, impossibilitati a gettarvisi per il minor livello dell’acqua durante le piene: le alluvioni per tracimazione dell’Ombrone costituiscono soltanto una parte minimale della sicurezza idraulica.
La muraglia cinese ai laghi primavera, per ammissione progettuale, avrebbe l’obiettivo di diminuire di una ventina di centimetri il livello della piena dugentennale (statisticamente parlando) dell’Ombrone: uno scopo, a bene vedere, del tutto insoddisfacente.
Pertanto se venisse fatto un bilancio economico con criteri puramente tecnici dei vantaggi e degli svantaggi l’opera non verrebbe nemmeno presa in considerazione.
Dal punto di vista tecnico, inoltre, le casse d’espansione ai laghi primavera rappresentano la scelta peggiore, privilegiata unicamente per essere quella più economica, non comportando gli onerosi costi d’esproprio a vivai. In particolare si avrebbe una briglia a bocca tarata nel letto del torrente, grazie a cui l’acqua sarebbe costretta ad innalzarsi per così tracimare nelle vasche di raccolta che dovrebbero occupare l’area dei laghi.
La grottesca vicenda della famiglia Noci, la cui abitazione verrebbe circondata dalle pareti dell’invaso senza procedure d’esproprio, potrebbe benissimo appartenere alle cronache di un qualunque califfato mediorientale. Al momento sono state consegnate circa 500 diffide all’amministrazione comunale anche come forma di tutela nei confronti di eventuali danni alle abitazioni della zona di Viale Adua e San Biagio causati dall’innalzamento della falda freatica.
Tra i tanti strumenti che hanno buona probabilità di bloccare l’iter presso il ministero dell’ambiente si segnalano sicuramente i vincoli paesaggistici e ambientali: alla famiglia Noci fu impedito di istallare un pannello fotovoltaico sul tetto e negli strumenti urbanistici recenti si prevedeva l’istituzione di un’area protetta che comprendesse il parco fluviale urbano di cui i laghi da pesca sportiva ma non solo fanno parte.
Sembra infine che il vincolo cimiteriale del cimitero comunale di via dell’Ombrone costringa ad un passaggio ulteriore della pratica in Consiglio Comunale, con voto. Presenti alla serata i consiglieri Patanè (Pistoia 1117), Gallacci e Capecchi (Pistoia Domani), Sforzi (Sel), Rossi (M5s), Breschi e Del Maestro (Pd).
Insomma, prima o poi ci sarà qualcuno dell’amministrazione o del partito democratico in grado di rivendicare o giustificare la bontà di questa scelta, in maniera chiara e con ragioni tecnico-economiche oggettivamente convincenti oppure si continuerà a marce forzate fino a quando il default chiuderà definitivamente tutti i rubinetti?
Dall’articolo emerge chiaramente che l’unico problema presente nella così detta Piana sia quello relativo alle acque basse ma, purtroppo, l’affermazione non corrisponde a verità. Entrambe le problematiche sono sicuramente dovute alle acque che arrivano da Pistoia ma, al contrario di quanto qui sopra affermato, quelle che fanno più paura sono proprio le acque alte che possono provocare la tracimazione dell’Ombrone con conseguente allagamento delle abitazioni di Caserana, Vignole e Casini. In caso di rottura dell’argine, l’ultimo risale al 1979, il torrente Ombrone scarica acqua sia il giorno della rottura che durante i giorni successivi fino a che non si svuota. Successivamente, se la rottura si è verificata in Querciola il torrente riprende l’acqua dalla rottura stessa mentre se la rottura si verifica più a monte (località Ferruccia), l’acqua viene ripresa dal reticolato dei fossi minori (Senice, fosso Scolo, Quadrelli). Questa esemplificazione per far capire che in caso di rottura la presenza di acqua in casa dei cittadini varia da una settimana a quindici giorni. Un periodo non certo di poco conto. A fine Gennaio 2014 il problema si ripresentò e fortunatamente furono aperte le casse di Ponte alle Vanne site nel come di Prato. Vista la ricorrenza del rischio e l’entità dei danni che può provocare, l’obbiettivo primario è quello di non far tracimare l’Ombrone e, una volta in sicurezza almeno sotto questo punto di vista, continuare a lavorare anche per le acque basse. Un problema non può e non deve escludere l’altro. Le casse di espansione servono a sopperire un pericolo reale e la cassa a bocca tarata dei Laghi Primavera fa parte di una serie di opere da realizzare per mettere in sicurezza i territori a rischio idraulico come il nostro. Se davvero vogliono essere innalzati degli interrogativi, invece di puntare il dito contro opere che cercano di salvaguardare cittadini come voi e con i quali dovreste essere solidali, ci sarebbe da chiedersi come è stato possibile, negli ultimi decenni, far allargare Pistoia in maniera sconsiderata. Viste le decisioni prese per costruire nuovi quartieri, un ospedale in zona paludosa bonificata e sopratutto l’espansione di un vivaismo frenetico basato sulla vasetteria che ha portato ad un’ulteriore impermeabizzazione di un territorio già precario sotto un punto di vista idraulico, cosa è stato fatto per compensare a queste scelte e lasciare il territorio in sicurezza? Viste tali scelte, ci si è sprecati per sopperire in maniera idonea o almeno cercare di rallentare il problema della velocità e della portata dell’acqua che direttamente o indirettamente arriva nelle zone più basse? Per quanto ci riguarda, più che criticare ogni possibile soluzione si dovrebbero fermare i problemi che le creano a monte.
Chiudo dicendo che ero personalmente presente alla serata in questione e che sarei stato grato di sentire, da parte di almeno uno dei contrari alla soluzione prospettata, una soluzione alternativa al problema ma, aimè, non ne sono state presentate.
Daniele
Daniele, si è contraddetto da solo:” In caso di rottura dell’argine, l’ultimo risale al 1979, il torrente Ombrone scarica acqua sia il giorno della rottura che durante i giorni successivi fino a che non si svuota”. Come sa perfettamente, negli ultimi 25 anni ci sono stati danni economicamente rilevanti nella piana, a dimostrazione che le acque basse e medie sono la calamità da affrontare prioritariamente.
Poi benissimo che si pensi a scongiurare la tracimazione dell’Ombrone: spieghi allora a cosa serve un intervento, come quello delle casse d’espansione ai laghi primavera, il cui obiettivo, dichiarato dai progettisti e dai tecnici che l’hanno inserito (nero su bianco) nell’elaborato progettuale, è quello di diminuire il picco della piena dell’Ombrone di nemmeno 20 cm!
Credo che quando ci sarà una consapevole risposta a questa domanda allora sarà chiaro che nessuno è contrario a opere di messa in sicurezza e che non esistono da nessuna parte contrapposizioni tra pistoia città e piana quarratina.
Ripeto attualmente la soluzione prospettata non è una soluzione al problema della tracimazione dell’Ombrone.
Quindi dia anche lei un contributo alle associazioni ambientaliste che si stanno adoperando a trovare una soluzione alla problematica del rischio idraulico nella piana.