PISTOIA. Bella ed encomiabile l’iniziativa organizzata sabato 14 marzo in palazzo di Giano per “Raccontare l’amianto: la responsabilità di una informazione corretta ai cittadini”. Però qualcuno mi dovrà spiegare perché non è stato permesso nemmeno un briciolo di dibattito o di intervenire a chi aveva qualcosa da dire oltre ai nove relatori.
Non sarà sufficiente sostenere perché il nostro bravo sindaco parla sempre il triplo del dovuto o del necessario.
Invece sta continuando a crescere un muro di omertà rivolto a tenere coperta la scomoda verità sui comportamenti non coerenti che sempre il Pci e successori hanno tenuto sulla tragedia amianto a Pistoia. Voglio brevemente fare il punto su alcuni aspetti:
1) Già dagli inizi degli anni 70 grazie all’impegno dell’Assessore Viamonte Baldi, prima il comune di Pistoia e dopo, dal 1976 al 1980, il Consorzio Socio Sanitario, organizzarono, con il valido apporto dei dottori Virgilio Carradori e Gianfranco Vignolini, un servizio di medicina del lavoro che proprio nelle Officine Breda aveva il suo fiore all’occhiello. Già dalla fine degli anni 70 ricordo che qualche dubbio su certi casi verificatisi alla Breda emerse (convegno di Sammommè);
2) Il comune di Pistoia non si è mai costituito parte civile, unico in Italia;
3) Il partito di cui faceva parte il povero Marco Vettori, agli inizi degli anni 2000 sostenne che non sarebbe entrato in maggioranza se prima il Consiglio Comunale non avesse deliberato la decisione di costituirsi parte civile (vedi articoli di stampa e verbali del Cc). Niente di tutto questo, ma nonostante il diniego entrò in maggioranza ed anche in Giunta;
4) Mentre il direttore della Breda era rinviato a giudizio per la responsabilità delle morti da amianto, fu nominato dal sindaco dell’epoca, tra l’altro dipendente Breda, amministratore di fiducia del comune di Pistoia in tre importanti aziende partecipate;
5) Da tutto questo è dipeso lo strano silenzio, sulla stampa a livello nazionale per le morti in amianto a Pistoia. Infatti nei grafici i nostri morti sul lavoro non appaiono mai: sono morti due volte;
6) Con Marco Vettori ho avuto un rapporto di amicizia personale e fraterno al di là dei duri scontri pubblici. Ricordo che quando il procuratore della Repubblica di Pistoia, dopo il processo di condanna in primo grado di Casale Monferrato, intervenne scrivendo sulla cronaca locale le sue opinioni (era il febbraio del 2012 quando proprio nello stesso giorno il presidente della Repubblica invitava a parlare con sentenze invece che con le esternazioni) Marco, già consapevole della fine si sentì umiliato e offeso da quell’esternazione sul giornale. Ci sentimmo e concordammo i nostri due interventi che furono poi pubblicati sulla stampa locale;
7) Quando recentemente il nostro sindaco ha espresso solidarietà al collega di Casale Monferrato per la sentenza che annullava il precedente verdetto sentii l’esigenza di scrivergli per dirgli che avrebbe fatto meglio, agli inizi degli ani 2000, a sostenere la giustezza della costituzione di parte civile del comune di Pistoia così come sosteneva Marco Vettori;
Spero che prima o poi anche le ombre su questo caso, tutto pistoiese, siano diradate, ed anche i nostri poveri e cari morti, per ora di influenza, vedano riconosciuta la vera causa della loro morte, sicuramente colposa, forse dolosa ma con assoluta certezza politicamente scorretta.
Giampaolo Pagliai