PISTOIA. Ci sono anche loro a correre per la Regione Toscana. Si chiamano – tutti insieme – Passione per la Toscana e portano Giovanni Lamioni, imprenditore grossetano di matrice Confartigianato, come candidato alla presidenza.
La lista è composita, perché i suoi uomini credono nelle aggregazioni e nelle sinergie, al contrario di altri schieramenti. Roberto Cenni, ex-Sindaco di Prato, è il capolista; seguito da Silvia Corradini di Pescia, da Vinicio Pellegrini e da Lorella Giampietro.
Il simbolo, come vedete, è un Pegaso bianco su fondo rosso, in un cerchio targato rete civica-area popolare. Perché con i popolari Ncd-Udc si sono trovati, hanno discusso e hanno deciso di dare vita non a un partito, ma a una realtà imperniata sull’impegno concreto del fare. La politica è un fallimento: non conclude mai nulla e lo stiamo vedendo e vivendo.
Lamioni, con la concretezza di chi ha sempre fatto, cioè dell’imprenditore, lo ha spiegato benissimo alla caffetteria Marini: «Non veniamo dal mondo dei politici di professione e tanto meno io, che provengo dalla società civile. Mai avrei creduto di doverlo e poterlo fare, ma – ha sottolineato – o passiamo a azioni concrete di questo genere, decidendo di scendere in campo in aggregazioni trasversali, o lasciamo tutto in mano a chi la Toscana ha avuto la colpa di ridurla a questi minimi termini. La scommessa è riaggregare il centro-destra del dopo-Berlusoni, cioè della dissoluzione, dinanzi alla pervicacia di una sinistra senza idee, ma resistente alla sopravvivenza e capace ancora di reggere e di fare più male che mai».
Programma e aspettative? Lo ha spiegato bene Roberto Cenni, rappresentante delle reti civiche: «Superare la soglia del 5%, entrare in Consiglio Regionale, ma non starsene lì a chiacchierare facendo da passa-carte e documentini che, a quel macigno che è il Pd, non fanno neppure il solletico. No: trovare accordo, condivisione e consenso nel mondo che vive a lavora e che, purtroppo, è succubo di una politica che lo sfianca con la sua insopportabile burocrazia e il peso insostenibile e inammissibile delle vessazioni di tasse e gabelle».
È in questi termini che si è presentato il nuovo raggruppamento, coeso dal comune intento di riuscire a smuovere l’insostenibile pesantezza del Pd toscano, quello di Rossi.
E se è possibile – perché no? – anche di iniziare a discutere, una volta buona, del riordino dello Stato: quello centrale, che la gente sente lontanissimo, ma prima ancora quello regionale, che gli elettori avvertono ancor più assente e ostile che mai. Quindi: perché non cominciare a pensare a cancellare le Regioni, enti sostanzialmente inutili, parassiti, succhiasangue e “inefficientisti” per antonomasia?
La Regione Toscana ha schiacciato i suoi cittadini; li ha perseguitati e impoveriti, ha cancellato il 70% del tessuto del ceto medio su cui il territorio si basava. È l’ora che qualcuno inizi a fare qualcosa, se non altro per salvare il salvabile.
E sull’accoglienza dei profughi? Accoglienza sì, ma… clandestini a casa – è stato detto. L’Italia è moribonda, più moribonda la Toscana. Non è il caso, per puro spirito di buonismo inutile e falso, sprecare quelle pochissime e scarsissime risorse che sono rimaste e non bastano già più a chi, toscano, ne ha bisogno vitale.
Ecco per cosa corre Giovanni Lamioni con i suoi colleghi candidati di lista. Ve lo abbiamo detto: ci sono anche loro.