LAMPORECCHIO. [a.b.] Il consiglio d’istituto del comprensivo statale Francesco Berni di Lamporecchio – presieduto da Valentina Tagliaferri – ha approvato aall’unanimità il progetto di didattica e innovazione metodologica “Pon-Ambienti Digitali”.
Il progetto – inserito nel Piano offerta formativa – prevede tutta una serie di interventi infrastrutturali per l’innovazione tecnologica, laboratori professionalizzanti e per l’apprendimento delle competenze chiave consentendo all’istituto comprensivo di Lamporecchio di portare a compimento l’investimento sulle dotazioni Lim, da collocare in ciascuna classe e spazio laboratorio-multifunzione delle scuole primaria e secondaria, e di rinnovare parzialmente la dotazione dei laboratori fissi.
Il progetto permetterà inoltre di mettere a disposizione delle famiglie una postazione per l’accesso ai servizi on line. Unitamente alla copertura Lan/Wlan oggetto del precedente bando Pon 2014-20, qualora la scuola risultasse assegnataria dei fondi, potrà giungere alla completa copertura degli edifici, compresi i plessi delle tre scuole dell’infanzia, e all’ammodernamento dei servizi e delle strumentazioni didattiche per tutti i suoi iscritti.
Il progetto
“Il nostro progetto – si legge direttamente dal verbale – è finalizzato al miglioramento del servizio di istruzione, in linea con quanto previsto dal Pon 2014-20. Il programma plurifondo del Miur, finanziato dai Fes e dal Fesr e approvato dalla Commissione Europea il 17 dicembre 2014, mira infatti al miglioramento dell’attrattività della scuola attraverso il potenziamento delle dotazioni tecnologiche, dei laboratori, degli spazi sportivi/ricreativi e degli ambienti di apprendimento in generale per il rafforzamento delle competenze chiave, di cittadinanza e per l’apprendimento permanente.
Così l’istituto, che ha deciso di investire massicciamente nel rinnovamento degli ambienti di apprendimento, cioè degli spazi fisici all’interno e all’esterno della scuola che non sono luoghi neutri ma elementi fondanti del processo di apprendimento.
L’aula sarà quindi progressivamente aumentata e trasformata per consentire più utilizzi contemporanei, lo spazio laboratoriale sarà maggiormente flessibile, estendendosi al di fuori delle quattro pareti di una stanza, e l’ambiente sarà curato come spazio didattico all’interno e all’esterno delle aule ma anche dell’edificio, utilizzando il giardino come aula a cielo aperto e la palestra come spazio didattico multifunzionale, grazie alla tecnologia mobile.
Non solo, la connettività consentirà di interagire anche con spazi esterni funzionali alla didattica come la biblioteca comunale o il palazzo comunale stesso (a lungo termine) e più in generale di sfruttare tutte le opportunità della Rete (dalle visite virtuali ai musei alle dirette streaming e all’interazione con altre comunità scolastiche a distanza).
Un’attenzione quindi agli spazi per e dell’apprendimento che non si esaurisce nel rinnovamento/adeguamento/potenziamento tecnologico delle infrastrutture e delle dotazioni multimediali ma postula la necessità di ripensare gli ambienti in un’ottica di rinnovamento e di innovazione metodologica, prima che tecnologica.
Siamo infatti convinti che la presenza di computer, tablet, Lim o altri dispositivi non garantisca di per sé un miglioramento della didattica e un apprendimento più significativo. Al mezzo va abbinato un modo di fare scuola che spinga verso il superamento di un’impostazione trasmissiva delle conoscenze attraverso approcci laboratoriali e di applicazione pratica, per promuovere apprendimenti significativi.
Il mezzo tecnologico è sicuramente potente e va incontro alle esigenze di apprendimento delle nuove generazioni anche a livello motivazionale, e la motivazione è fondamentale, ma le competenze devono essere sollecitate da una didattica attiva che si avvale di molteplici e flessibile metodologie e strumentazioni
L’istituto, infatti, già da due anni sperimenta il modello scuola Senza zaino per la primaria. Il Senza zaino coinvolge ormai migliaia di alunni in scuole della regione Toscana, dove è nato, e oltre, e coniuga la ristrutturazione degli ambienti di apprendimento con una attenta revisione dei metodi di insegnamento: gli spazi e i tempi sono ripensati in un’ottica di cooperazione e responsabilità condivise tra insegnanti, alunni e alunne.
Tutti, pur in vario modo, sono attori dell’apprendere e dell’insegnare, così è possibile perseguire l’ideale di una formazione incentrata sulla dimensione della ricerca e sulla partecipazione attiva dei bambini e delle bambine, in modo che l’esperienza dell’apprendimento sia il risultato concreto di una serie di attività strutturate ad hoc per l’acquisizione di competenze essenziali, sollecitando l’autonomia e la responsabilità”.