“L’APPARENZA INGANNA” AL MANZONI

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L’apparenza inganna regia F. Tiezzi. Bozzetto di scena di Gregorio Zurla. Casa Karl

PISTOIA. Già realizzato con successo (Premio Ubu per la regia) nel 2000, L’apparenza inganna di Thomas Bernhard, con Sandro Lombardi e Massimo Verdastro, regia di Federico Tiezzi (traduzione di Roberto Menin e drammaturgia di Sandro Lombardi) è adesso oggetto di un allestimento totalmente nuovo, che debutta al Teatro Manzoni di Pistoia giovedì prossimo, 22 ottobre, come coproduzione Associazione Teatrale Pistoiese/Compagnia Lombard-Tiezzi.

Lo spettacolo sarà in scena fino al 31 ottobre e dal 10 al 24 novembre (capienza limitata, si consiglia la prenotazione. Orario: feriali alle 21, festivi, alle 16; 31 ottobre, 16 e 24 novembre alle 16). Le scene sono firmate da Gregorio Zurla, i costumi da Giovanna Buzzi.

Per l’occasione, Tiezzi recupera la primitiva soluzione scenica: due diversi luoghi (all’interno del Teatro Manzoni) cui far accedere un pubblico che possa compiere simbolicamente il viaggio di Robert a casa di Karl e quello di Karl a casa di Robert. A suo tempo rappresentato in questa dimensione soltanto in poche, privilegiate situazioni, lo spettacolo fu poi trasposto in una versione tradizionale da palcoscenico.

Oggi, la collaborazione dell’Associazione Teatrale Pistoiese-Centro di Produzione Teatrale (già attivata con la presenza dal 2014 a Pistoia del Teatro Laboratorio della Toscana, il corso di alta formazione per attori ideato e diretto da Tiezzi) consente al regista di ripristinare, con una nuova scenografia (dovuta a Gregorio Zurla), il progetto originario: spazi ridotti nei quali gli spettatori siano a stretto, strettissimo contatto con gli attori, in un esperimento di abolizione totale della ‘quarta parete’, allo scopo di ottenere un coinvolgimento emotivo massimo con il pubblico che, grazie a porte di armadi a specchio, si vedrà direttamente riflesso dentro lo spazio dell’azione. Questo consente inoltre ai due attori di elaborare una recitazione tutta interiorizzata e perseguire lo scopo di offrire allo spettatore quasi la sensazione di entrare nei loro stessi pensieri, nei tormenti, nel ‘non detto’ che muove le loro parole.

sandro lombardi L'APPARENZA INGANNA pistoia stagionediprosa teatro manzoni (foto Marcello Norberth)
Sandro Lombardi (foto Marcello Norberth)

Siamo nella settimana tra Natale e Capodanno. In un appartamento di Vienna, disseminato di vecchie fotografie, tra scomodi mobili demodé ricolmi di abiti e scarpe, un anziano signore in pigiama striscia sul pavimento alla ricerca della sua limetta per le unghie. Così Thomas Bernhard inizia L’apparenza inganna (1983). Il vecchio signore è Karl, che attende la visita di suo fratello Robert. Sono entrambi anziani. Sono stati l’uno giocoliere, l’altro attore. Adesso sono in pensione. Si fanno visita regolarmente ogni martedì e ogni giovedì.

Il martedì è Robert che va da Karl, il giovedì Karl rende la visita a Robert. Costruito secondo un procedimento di alternanza tra monologhi e dialoghi, L’apparenza inganna racconta due solitudini: atroci, dolorose, ma anche ridicole e beffarde. Il terzo polo della situazione è Mathilde, la defunta moglie di Karl. Il nucleo oscuro del contrasto è legato al testamento di Mathilde che non ha lasciato la casetta dei week-end al marito, bensì al cognato Robert. Da questo spunto si innesca un meccanismo a catena che porta i due a escogitare ogni possibile pretesto per soddisfare quelli che sembrano essere, con definizione beckettiana, i bisogni del tormento: piccoli dispetti, contraddizioni, ricordi di infanzie e adolescenze conflittuali.

Federico Tiezzi
Federico Tiezzi

“A me gli attori / hanno sempre interessato / quelli notevoli”, dice Karl a Robert. Anche a Bernhard hanno sempre interessato gli attori e questo emerge splendidamente dalla tessitura di una scrittura drammaturgica consapevole quanto poche delle possibilità, delle psicologie, delle amarezze, degli slanci e delle euforie degli attori. E agli attori Bernhard offre anche con questo testo un combustibile straordinario. In due situazioni di speculare claustrofobia, nell’orizzonte limitato di una terra desolata dello spirito, è sorprendente l’ampiezza di registri e di stati d’animo, di sfumature e di invenzioni che il geniale drammaturgo austriaco offre ai suoi due personaggi. Con uno stile asciutto e acido, Bernhard sciorina tutta una collezione di sofferenze e rancori, richieste di aiuto mascherate da aggressioni, insulti che nascondono disperate richieste di aiuto, con il paradossale risultato di raggiungere una sinistra, corrosiva comicità.

Seguiranno due repliche al Castello Pasquini di Castiglioncello, sabato 28 novembre, alle 21,15 e domenica 29, alle 17.30.

[marchiani – teatro manzoni]

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