L’ARDUA IMPRESA DI CELEBRARE I ROLLING STONES

Crazy Mama... all'acquerello
Crazy Mama… all’acquerello

PISTOIA. La leggenda dei Rolling Stones sono loro stessi. Perché non è più storia, ma fiaba allo stato puro, quella che racconta di un gruppo di giovanotti di buona famiglia che 52 anni fa si misero all’anima di metter su un gruppo musicale. Erano tutti blues folgorati e per questo, in onore di uno dei brani più famosi del bluesman per antonomasia, Muddy Waters, che si vollero chiamare Rolling Stones.

Ieri sera, nel circolo di Santomato, per il classico omonimo live del giovedì sera, l’organizzazione dell’evento di via Sestini ha voluto celebrare i Rolling Stones, chiamando a tracciare qualche segmento dei 50 anni della storia della band britannica i Crazy Mama. Che non hanno fatto una piega, ma proprio per questo, forse, non sono stati promossi. Il pallone prossemico che protegge, da sempre, Jagger e compagni di musica e ogni sostanza stupefacente, non sta tanto nelle note scritte da Jones prima e da chi ce l’ha fatta a sopravvivere poi; la magìa delle pietre rotolanti risiede tutta nella loro controllatissima dissoluzione. Hanno tutti, più o meno, spento le 70 candeline, ma questo non li esenta ad essere ancora il centro delle attenzioni di lunghe ed estenuanti tournée in giro per il mondo. Questa estate saranno a Roma; un concerto che equivarrà forse ad un’improbabile, più che inimmaginabile, Roma-Lazio finale di Champions League.

Il contributo musicale dei Rolling Stones è decisamente modesto, anche se va detto, a onor del vero e della cronaca, che in Italia, quando loro in Gran Bretagna intonavano Angie, nel nostro belpaese spopolava Rita Pavone. E non è coordinarsi sul loro sound, l’impresa, ma riuscire ad emularne la longevità, il fascino, l’indistruttibile lenta sistematica decomposta rovina. Sono ormai, da tempo, ognuno la propria controfigura, ma nonostante le rughe incompensabili da qualsiasi dose di botulino che disegnano i loro volti siano l’insindacabile testimonianza di un lieto approssimarsi all’epilogo, loro continuano ad inanellare ore e ore di concerti, davanti a spettatori che ricordano, aritmeticamente, i numeri dell’esodo biblico.

Riprodurre i Rolling Stones, in parole povere, crediamo non abbia alcun senso: perché o si è fatto, come Mick e Keith, il patto con il diavolo, o non si è affatto credibili.

luigiscardigli@linealibera.it

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