GROSSETO. “Subito un marchio regionale che indichi la produzione e la trasformazione del latte bovino”.
È quanto Attilio Tocchi, presidente della sezione Zootecnia di Confagricoltura regionale provinciale, ha chiesto a gran voce in occasione della assemblea regionale degli allevatori dell’associazione che si è tenuta nel contesto della prima giornata della Fiera del Madonnino a Braccagni a Grosseto.
Una richiesta ben precisa quella lanciata da Tocchi che ha come destinatario l’assessore regionale, Marco Remaschi, venerdì assente per impegni pregressi. “Chiediamo all’assessore – ha esordito Tocchi – di assumersi l’onere di realizzare e promuovere un contrassegno identificativo toscano, come accadde con la farfalla di Agriqualità, in cui siano chiari e comprensibili al consumatore la provenienza del prodotto, ossia dove viene munto il latte, e della sua trasformazione, totalmente toscane”.
Ma il responsabile del settore Zootecnico di Confagricoltura si è spinto anche oltre, chiedendo all’assessore un impegno preciso rispetto alla grande distribuzione organizzata.
“Se non vogliamo desertificare i territori agricoli e far scomparire le aziende zootecniche toscane, la Regione deve avere il coraggio di interloquire con la Gdo per far sì che il prezzo del latte alla vendita, il più basso d’Italia e assolutamente fuori mercato, si allinei con quello proposto dalle centrali cooperative”.
Più tecnico l’intervento di Vincenzo Lenucci, direttore dell’Area Economica di Confagricoltura nazionale, che ha spiegato quali sono gli interventi che l’associazione sta facendo per arginare una crisi che potrebbe spazzare via un settore così strategico, soprattutto in Maremma e nel Mugello.
“Con l’eliminazione delle quote latte – ha spiegato il dirigente – si è creata una perturbazione di mercato e il prezzo del prodotto nazionale spot (quello venduto in cisterne) è crollato del 40%, percentuale che è scesa al 22 nel caso vendita dal produttore. Come associazione abbiamo ottenuto un fondo latte di 58 milioni di euro.
“Misure insufficienti, alle quali dobbiamo adesso affiancare azioni sul credito per aumentare la liquidità aziendale. Così siamo riusciti a strappare, per le attività zootecniche, una moratoria di 30 mesi sui mutui; denari che rimangono in azienda da utilizzare per investimenti, promozione e ricerca.
“Perché per combattere una crisi strutturale occorre migliorare la competitività, l’innovazione, riducendo gli squilibri tra chi trasforma e chi produce e al contempo prediligere le aggregazioni di produttori per rilanciare i consumi sul mercato interno e su quello esterno. Insomma, – conclude – dobbiamo arrivare a congegnare un piano strategico di settore”.
Piano strategico che deve tenere conto anche del trattamento di favore che ha avuto la Francia dalla Unione Europea in merito alla deroga concessa sulla dichiarazione in etichetta dei prodotti lattiero caseari dell’origine della materia prima.
“Noi arriviamo sempre per secondi – ha tuonato il presidente del Latte Maremma, Fabrizio Tistarelli – e poi non si capisce perché si fanno figli e figliastri. Apparteniamo tutti all’Europa o la Francia è situata in un altro continente? Questa deroga l’abbiamo sempre richiesta e mai ottenuta, pertanto sarà bene che il nostro ministro batta i pugni sul tavolo perché si possa fare quello che ai colleghi transalpini è stato concesso”.
Interessante il suggerimento lanciato da Giulio Borgia, che ha proposto la creazione di un tavolo tra gli allevatori di latte toscano al fine di immaginarsi nuovi prodotti della filiera lattiero casearia e filiere distributive, anche internazionali, dove portare il nome della Toscana al fianco di prodotti che apportino una maggiore marginalità ai produttori di latte.
L’incontro, moderato dal direttore di Confagricoltura regionale, Marco Mentessi, ha visto prendere la parola, durante il dibattito, anche Giacomo Matteucci di Coperlatte. “Questo sarà il primo di molti altri appuntamenti che organizzeremo prossimamente – ha annunciato Attilio Tocchi –. Vogliamo che la zootecnia toscana torni ad assurgere al ruolo che storicamente le compete e comunque gli allevatori hanno bisogno di azioni a lungo termine, con interventi strutturali che riportino il prezzo del latte ad un valore sostenibile e tale da ricoprire almeno i costi di produzione”.
[lorenzo galli torrini]