PISTOIA. Il giudice del lavoro di Pistoia, dott.ssa Maria De Renzis, con la sentenza n. 132 del 7 giugno scorso ha riconosciuto la discriminazione di genere subìta da una lavoratrice precaria del Comune di Pistoia condannando l’ente all’assunzione a tempo indeterminato con la ricostituzione della posizione retributiva e previdenziale pregressa ed al risarcimento del danno.
“Una sentenza che ci rende particolarmente orgogliose, destinata a far giurisprudenza” affermano la responsabile dell’ufficio vertenze della Cgil, Luana del Bino, l’avvocato che ha seguito la causa, Marica Bruni, e la segretaria della Funzione Pubblica Cgil, Silvia Biagini.
Il fatto risale all’anno 2007, quando con la giunta Berti si avviò un percorso di stabilizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori precari dell’ente ma la vertenza è andata in giudizio solo pochi giorni fa a causa dei tempi della giustizia.
Maria Grazia lavorava da tre anni come collaboratrice scolastica presso gli asili comunali ed aveva i requisiti per accedere alla stabilizzazione, come altre che, invece, l’hanno ottenuta, ove le fosse stato riconosciuto come periodo lavorato anche l’assenza determinata dall’astensione obbligatoria per maternità.
“Il Comune di Pistoia, invero, nonostante il Protocollo d’Intesa che aveva sottoscritto con la Consigliera di Parità della Provincia di Pistoia il 25.9.2008 con cui si impegnava a porre la propria condotta datoriale in linea con i principi del diritto antidiscriminatorio, non ha voluto riconoscere utile ai fini del computo del servizio di Maria Grazia il periodo di sua astensione obbligatoria per maternità – afferma l’avvocato Bruni –. Il Comune di Pistoia, con l’esclusione della lavoratrice si è posto, pertanto in contrapposizione con la normativa e la giurisprudenza europea, in particolare con la Direttiva 2006/54/Ce che riguarda l’attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento tra uomini e donne in materia di occupazione e di impiego. Per l’Ente la maternità è stata motivo di penalizzazione. Si consideri anche la ricaduta psicologica di siffatta condotta datoriale su una lavoratrice”.
“In sostanza, la dipendente, a tutela della sua salute e di quella del nascituro non doveva svolgere attività lavorativa ma, questa sua impossibilità di assumere decisioni sullo svolgere o meno la prestazione, è stata punita dal Comune qualificando il periodo di lavoro vietato come periodo non lavorato: una visione interpretativa assolutamente penalizzante e contraria ai principi del diritto antidiscriminatorio”.
Anche in considerazione di ciò la lavoratrice ha avuto un importante risarcimento di € 10.000”.
“Dopo un periodo di disoccupazione, Maria Grazia ha continuato a lavorare con contratti a tempo determinato presso il Comune di Pistoia, al fianco delle colleghe che nel frattempo avevano ottenuto un contratto a tempo indeterminato – conclude Silvia Biagini –. Questa sentenza, che apre sicuramente scenari interessanti per i tanti lavoratori precari degli enti pubblici, ha permesso di rendere finalmente giustizia ad una vicenda di inaccettabile discriminazione per ragioni dovute alla maternità, che è purtroppo una prassi ricorrente e ampiamente diffusa”.
Silvia Biagini – Fp Cgil Pistoia
Luana Del Bino – Uvl Pistoia
Avvocato Marica Bruni
IL PAESE DEI CAMPANELLI (AL NASO)
QUELLO CHE CI FA SENSO è il fatto che siano proprio gli enti pubblici ad essere i meno democratici e legalitari del mondo: forse perché sono in mano, spesso, a perfetti dementi (in senso etimologico) che non riescono a ragionare con un proprio ragionevole cervello.
Lo sa anche l’ultimo inserviente degli elefanti del Circo Togni che la maternità non interrompe né il periodo lavorativo né la carriera: e, dunque, ci vuole un protocollo di pari opportunità, un’avvocata della Cgil e un giudice del lavoro per ricordarlo ai nostri beneamati padroni? E padroni, alla fine, della sinistra: cioè di quelli che dovrebbero essere i paladini della stirpe lavoratrice.
Mi viene in mente un fatto analogo, accaduto nell’avanzato Comune democratico di Agliana, dove ogni anno, o quasi, giudici di Cassazione (vedi) vanno a portare e consolidare il verbo della verità democratica e della legalità per il 25 Aprile.
Eppure – ecco il caso – lì fi impedito il ruolo di vicecomandante all’attuale comandante della Polizia Municipale, Lara Turelli, perché il non-comandante (per decisione di Tar e Consiglio di Stato), Alessandro Nesti, non volle riconoscere la maternità come periodo di lavoro utile ad ogni effetto, e decise altrimenti.
E tuttavia tutti buoni e zitti, allineati e coperti: tutti che continuano ad essere felici e contenti di una sinistra che, per ogni passo che fa, due ne inciampa.
E vedete semplicemente quel mostro osceno di riforma costituzionale Renzi-Boschi: indi continuate a votare Pd, che ci rivediamo tutti a Filippi!
Edoardo Bianchini
Vedi: Martone – Comune di Pistoia
One thought on “lavoro & maternità. IL COMUNE DI PISTOIA CONDANNATO DAL GIUDICE”
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