LE GORE DI PISTOIA. PARTE DODICESIMA

Locale ipogeo dei ritrecini anticamente collegati alle macine
Locale ipogeo dei ritrecini anticamente collegati alle macine

PISTOIA. Siamo tornati sulla gora di Gora, originariamente alimentata dall’acque dell’Ombrone raccolte al ponte di Gello, dove le serrande di ghisa sono ancora intatte (vedi). Abbiamo fatto visita all’abitazione di Aldo Del Moro, in Via Giosuè Agati, traversa di Viale Adua a ridosso dell’autolavaggio presso la rotonda del Ponte Europa.

«Sono sempre stato qui, tranne un breve allontanamento appena sposato» ci racconta Aldo Del Moro, sentinella del quartiere e titolare di una falegnameria chiusa nel 2012. Un’officina mandata avanti insieme al fratello Renzo e da cui sono usciti pezzi pregiati (altare ligneo, leggio, ambone) anche per Sant’Agostino a Prato.

«Abbiamo imparato il mestiere alla Camposampiero dai gemelli Domenico e Osvaldo Percussi; ora queste lavorazioni non le f a quasi più nessuno». L’abitazione corrisponde a quella rappresentata sulla cartografia del Cavaliere Martelli, allegata alla relazione Guasti del 1835 sugli abusi nell’utilizzo delle gore da parte degli aventi diritto. Il fabbricato era ovviamente uno dei tanti mulini idraulici, che per secoli furono gestiti da generazioni di mugnai per soddisfare la “domanda interna”, cioè pistoiese, di farina di grano.

Locali ipogei dell'antico mulino
Locali ipogei dell’antico mulino

«Da piccoli ci divertivamo a girare sul ritrecine (l’albero verticale della ruoto idraulica in legno – n.d.r.), come una giostra; non avevamo altro di meglio», continua con gentilezza Del Moro.

«I tedeschi minarono l’edificio perché sapevano che era un punto strategico, volevano affamare i partigiani e farli uscire. Non crollò tutto però; la mamma ci raccontò poi che pompieri tirarono giù la facciata che era rimasta intatta e fu tutto ricostruito con le macerie.

Le macine vennero portate via negli anni ’60. L’ultimo mugnaio però era stato molto probabilmente il padre di Giulio Benesperi, da cui la mia famiglia acquistò l’immobile». Un immobile sotto cui, perfettamente conservato, si trova il locale delle ruote in legno, i ritrecini, che azionavano le macine nelle stanze superiori, oggi riconvertite, tramite alberi in legno passanti attraverso il soffitto, ora tappato: il tutto si può cogliere in questo video e nelle foto. Dal locale ipogeo, con tre volte, una per ritrecine, Del Moro rimuove periodicamente, per non creare ostruzioni, terra e sabbia che si accumulano.

Antiche strutture ipogee del mulino sulla gora di Gora
Antiche strutture ipogee del mulino sulla Gora di Gora

Dal fascino e dai misteri evocati dai reperti della civiltà pre moderna si passa però alla totale irrazionalità e ai paradossi dei tempi moderni. Cambiando tono, ma sempre con estrema lucidità, Del Moro afferma: «Da quarant’anni pulisco tutto ciò che viene riversato nella gora. Damigiane, bombole del gas, cuoio, perfino una mountani bike. Non si sa quanti quintali di palline di polistirolo ho dovuto rimuovere.

«Sono stato costretto a posizionare una griglia, per impedire che le piogge mi portassero in casa la discarica abusiva che a monte si formava».

Poco sopra, risalendo il corso della gora, è presente un’officina meccanica, come documentammo in precedenza: chissà, il polistirolo in questione sarà forse quello usato per non far sbattere i componenti metallici? Una vena di fluido, come il sopralluogo precedente, scorre nell’alveo: «si tratta scarichi, perché i liquami scorrono in maniera programmata, dalle 10 alle 11 e dalle 19 alle 20, durante l’estate diminuiscono sensibilmente.

Griglia anti rifiuti sulla gora di Gora
Griglia antirifiuti sulla Gora di Gora

Ho scavato personalmente e mantengo un piccolo solco all’interno dello strato di detriti dentro la gora: altrimenti se questi liquami non scorressero in già si infiltrerebbero nel mio terreno, che rimane più in basso».

Il terreno confinante con l’altra sponda dovrebbe appartenere al distributore di carburanti Erg, dismesso a seguito del fallimento, che presto sarà rimosso totalmente con probabile vendita all’asta del terreno. «Venivano con il trincia a fare l’erba, sfracassando così, per il peso del mezzo, l’argine della gora. Ho sempre raccolto le pietre che si sfaldavano e in questi due punti effettuato una muratura di consolidamento.

«Ho anche tagliato gli alberi le cui radici incrinavano il muretto, provvedendo anche alla rimozione delle canne che destabilizzano i mattoni. La beffa è che l’erba tagliato veniva buttata dentro la gora e una volta la pioggia l’ha ammassata creando un imbuto sotto casa mia (dove una volta c’era lo scarico dal bottaccio alla ruota idraulica – n.d.r.). Chiamai i carabinieri ma poi vennero i pompieri: uno si calò, tenuto dagli altri con cinghi e moschettoni, a rimuovere l’ostruzione con una vanga e far defluire l’acqua che intanto allagava la falegnameria».

La gora di Gora su Viale Adua
La Gora di Gora su Viale Adua

Del Moro ci mostra anche tutte le carte con gli enti che in teoria sono responsabili della manutenzione dei servizi e del patrimonio pubblico ma che in realtà negli anni non hanno provveduto a niente.

«Mi hanno rimbalzato come un pallone da calcio da ufficio a ufficio, dal Consorzio di Bonifica Ombrone, dove mi fu detto che non era loro competenza e che comunque non avevano soldi, al Demanio Idrico della Provincia. Dall’Arpat alla polizia municipale nessuno mi ha dato una risposta: e intanto continuano ad essere sversati nella gora tutti i tipi di liquami, spesso maleodoranti e di chiara provenienza, e rifiuti ingombranti.

«Anche quando chiesi all’ispettore Lucchesi se potevo almeno depositare la terra che rimuovo, visto che pulisco solo io, nello spazio confinante, non mi è stato dato il permesso, inspiegabilmente».

Pulizia e manutenzione dell’infrastruttura a rete dismessa – ma ugualmente condivisa da una pluralità di soggetti chiamati loro malgrado ad interagire – sarebbe per norma e regolamento affidata ai frontalisti. Ma in Italia i regolamenti vengono puntualmente disattesi dai più e la pubblica amministrazione, pagata per vigilare e far rispettare le regole, come in questo caso se ne infischia candidamente.

Con il danno la beffa: nonostante tutto il personale in uffici comunali, provinciali, regionali, di enti gestori  e consorzi vari, non c’è mai un € per garantire servizi e infrastrutture cui gli enti stessi dovrebbero provvedere. Dalle scuole che cadono, ai ponti, agli acquedotti colabrodo e all’amianto fino al tracciato delle antiche gore dismesse.

È tutto un gioco allo scaricabarile e l’unica strada, per sperare di ottenere qualcosa dalla pubblica amministrazione, è di andare per carte bollate. Ci viene mostrata la corrispondenza con la funzionaria comunale responsabile dell’ambiente e degli scarichi, l’ing. Baldi, dove ormai Del Moro, dopo numerosi e inconcludenti viaggi si rifiuta giustamente di tornare.

Quanto potrà durare una situazione in cui chi deve dare risposte e risolvere i problemi al contribuente sa solo trincerarsi dietro alla burocrazia e dileguarsi?

[Lorenzo Cristofani]

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