PISTOIA.Si ha ragione di ritenere che, dopo la rete stradale, il sistema delle gore pistoiesi sia stato la prima vera infrastruttura a rete sperimentata in città.
Un’infrastruttura a rete con tutte le criticità proprie di un sistema condiviso e partecipato da più utenti, nonché oggetto di continua manutenzione ordinaria e straordinaria.
Per di più in un’epoca in cui il vettoriamento delle informazioni era privo dell’elettronica e del cosidetto Ict, information and communication technologies, alla base non solo della moderna domotica ma anche di tutte le principali apparecchiature delle reti di trasmissione e distribuzione di energia (gas ed elettricità).
A Pistoia l’Opera di San Iacopo, come una multiutility ante litteram, soppressa poi dalle cosiddette riforme liberali del Granduca Pietro Leopoldo, si trovò a gestire, almeno per un periodo, il servizio dell’adduzione dell’acqua o gore: lo si ricava consultando quel mix unico di storia, cronaca, cultura e aneddotica costituito dalla serie Genio civile, busta Acqua Pubbliche e fascicoli 89, 318 e 383-391 dell’Archivio di Stato di Pistoia.
La documentazione del primo ‘900 custodita in Archivio di Stato, quasi del tutto inedita, è quella che più di ogni altra fonte permette di ricostruire in maniera integrata la storia, lo sviluppo e il declino delle gore pistoiesi.
Ritorniamo sui fascicoli relativi al bottaccio del “mulino di San Bartolomeo”, riconvertito come opificio meccanico in cui l’acqua, nei mesi piovosi, forniva la forza motrice evitando così il costo per l’elettricità.
Una concessione, quella dell’acqua della gora di Scornio per l’uso di forza motrice, durata fino agli anni ’60.
Avevamo anche raccontato un aspetto curioso: il contenzioso tra alcuni residenti a monte del bottoccio che si vedevano allagare le proprie pertinenze a causa del riflusso d’acqua dalla gora di Scornio e la proprietaria dell’officina meccanica, Ester Lenzi nei Valiani.
«Il gravissimo inconveniente causato dalle acque della Gora di Scornio che per venire chiuse abusivamente ad un’altezza non dovuta al bottaccio presso lo stabile di proprietà di Ester Valiani, provocano un forte rigurgito ad intervalli regolari sul marciapiede di via Baroni prospiciente la mia casa distinta col N° di via S. Marco e per infiltrazioni penetrano nelle cantine rendendole impraticabili, con gravissimo danno del fabbricato nonché delle botti, damigiane, carbone e quanto altro si trovi depositato» è riportato nel documento.
L’aspetto curioso riguarda il coinvolgimento nel contenzioso della prof. Iva Gonfiantini, autrice del precedente virgolettato e di cui parleremo prossimamente in quanto fu, nel periodo in cui visse, un a figura di primo piano della vita culturale cittadina, oltre che scrittrice di livello nazionale con il nome d’arte Maya.
Si era negli anni ’30 e la disputa fu esaminata anche dal Podestà, cui l’ingegnare capo del Genio Civile rispose: «l’inconveniente non viene causato da falsa manovra eseguita dal concessionario della derivazione d’acqua esercitata dalla Gora di Scornio ed accordata dal Ministero dei Lavori Pubblici con Decreto 11 dicembre 1934 N° 7722.
«Risulta invece che le acque della predetta Gora, per ragioni di difficile [incomprensibile], alle volte straripano da una feritoia esistente lungo la via dei Baroni e invadono per un piccolo tratto e per brevissimo tempo, la strada stessa, proprio nel lato adiacente al fabbricato della esponente.
«Si ritiene che detto inconveniente possa essere eliminato a cura dell’Amministrazione Comunale di Pistoia».
La faccenda durò a lungo e riguardò anche Don Omero Limberti,«perché l’acqua della Gora di Scornio, quando supera un dato livello, allaga l’orto della Chiesa, impedisce lo scolo e provoca smottamenti di sponda» e l’Asilo Infantile Regina Margherita, «per ragioni identiche a quelle prospettate dalla prof. Gonfiantini».
Non mancarono le esasperazioni se Maya, alias Iva Perugi Gonfiantini, che firmò alcuni esposi con la qualifica di “Fiduciaria Fasci Femminili Provincia di Pistoia”, evidentemente per sensibilizzare maggiormente al problema i suoi interlocutori istituzionali, arrivò a scrivere: «All’abuso, risponderò con l’abuso, togliendo la calla della gora ed allora l’acqua andrà pel suo corso e non in casa mia.
«Se il pelo della vasca di carico (cioè del bottaccio – n.d.r.) non sarà tenuto a giusta quota, toglierò ripeto, la calla della via S. Marco, rispondendo con un abuso ad un abuso. Ormai anche la pazienza ha un limite ed io me lo fo scappare, dopo sedici anni!».
In effetti nelle corrispondenze tra Genio Civile e Podestà sui disagi causati del bottaccio nel tratto di gora a monte, erano emerse alcune modifiche abusive, documentate già nel 1903 dall’Ufficio Tecnico Comunale.
Per la precisione: «rialzamento del piano del bottaccio, rialzamento del trabocco con pietre murate sul medesimo e dello sciacquatoio del bottaccio, spostamento di una calla sul canale di rifiuto, remozione (sic!) della pietra Bartolina prescritta per l’indicazione del livello massimo delle acqua».
[Lorenzo Cristofani]
Autorizzazione alla pubblicazione N° 8/2014 dell’ASPt. ASPt, Genio Civile di Pistoia, Acque pubbliche 81-96, fasc. 89.
Vedi anche:
- Le gore di Pistoia. Parte tredicesima
- Video esclusivo gora di Gora sotto ad un ex mulino in Viale Adua (youtube)
- Le gore di Pistoia. Parte dodicesima
- Le gore di Pistoia. Parte undicesima
- Le gore di Pistoia. Parte decima
- Video Gora di Scornio inedita (i primi 10 secondi sono al buio)
- Le gore di Pistoia. Parte nona
- Le gore di Pistoia. Parte ottava
- Le gore di Pistoia. Parte settima
- Le gore di Pistoia. Parte sesta
- Le gore di Pistoia. Parte quinta
- Le gore di Pistoia. Parte quarta
- Le gore di Pistoia. Parte terza
- Le gore di Pistoia. Parte seconda
- Le gore di Pistoia. Parte prima
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