Per Fratelli d’Italia in un momento di grave difficoltà per il paese è paradossale affrontare di nuovo la questione sulla identità dei minori
PISTOIA —FIRENZE. Il Ministro dell’Interno Lamorgese, rispondendo in Parlamento ad un question time di Fratelli d’Italia, ha annunciato il ritorno delle diciture ‘genitore 1’ e ‘genitore 2’ sulle carte d’identità dei minori di 14 anni, cancellate nel 2018 dall’allora ministro Salvini in favore dei termini ‘madre’ e ‘padre’.
Sono a questo punto doverose alcune considerazioni. Intanto appare davvero paradossale che in piena crisi di governo e in periodo di grave emergenza sanitaria, sociale ed economica un ministro dell’interno non trovi meglio da fare che pensare alle scritte sui documenti di identità.
In secondo luogo le motivazioni addotte, e cioè la necessità di adeguamento al regolamento UE in materia di privacy e il superamento delle problematiche applicative segnalate dal Garante della privacy sul decreto del 2019, appaiono solo dei pretesti per introdurre una visione ideologica della identità del minore. Si tratta di mera strumentalizzazione politica per smantellare il diritto naturale, secondo il quale tutti i bambini hanno una mamma e un papà.
È semplicemente ridicolo che si intenda ridimensionare il concetto di maternità e di paternità sulla base di una nuova nomenclatura amministrativa: l’utilizzo di termini nuovi non cambia la realtà. In terzo luogo appare davvero contraddittorio che, in un momento storico in cui da ogni parte si evidenzia il valore delle relazioni familiari come risorsa per far fronte alla pandemia, il Governo vada proprio ad intaccare, attraverso una presa di posizione ideologica, il legame primigenio che unisce padre, madre e figli, incoraggiando la denatalità.
Infine l’imposizione di un nuovo lessico non può cambiare nemmeno le leggi in materia. Secondo le leggi vigenti infatti, nel caso di un figlio nato all’estero con la fecondazione eterologa, soltanto il genitore biologico ha il diritto di essere iscritto all’anagrafe come tale, mentre il cosiddetto “genitore intenzionale” non può pretendere di essere messo sullo stesso piano.
Michela Senesi ed Elena Bardelli — Dipartimento regionale toscano Istruzione di Fratelli d’Italia