le leve del potere. LA DITTATURA DEI PM E LA LICENZA LEGALIZZATA DI FARE DANNI

Mentre il Pm Coletta e i sostituti ai suoi ordini, insieme ai giudici schiacciati dalle pressioni della procura, fanno finta di vigilare sulla legalità, per prime le «autorità costituite» navigano, anche senza patente nautica, in acque stagnanti di cui tutti sembrano essere a conoscenza, ma sulle quali nessuno prende alcuna iniziativa. O, se la prende, tutto finisce in un nulla di fatto


Da buon Dc preparato dai preti, anche lui predica bene e razzola male

BIMBOMINKIA E LA TORRESI

TRE MISURE E QUATTRO PESI

E NELL’APPARENTAMENTO

ECCO AGLIANA DI CEMENTO


Molte sono patole e perlopiù senza senso

 

Non facciamola troppo lunga per non annojare il lettore e perché, oggi, San Jacopo, a Pistoja è festa e nessuno ha voglia di far niente.

Mattarella torna dal Brasile e, dopo aver rassicurato Lula che il mondo è fatto di pisda e di pula (dizionario della lingua rumena), bacchetta a dovere i suoi nemici fascisti che aggrediscono e picchiano a sangue i giornalisti.

I giornalisti non si toccano, dice. Ovviamente se sono di dichiarata fede dem. Capito? Se si tratta di gente come quella che pubblica Linea Libera, allora va direttamente soppressa.

Ne sanno qualcosa i magistrati pistojesi come Coletta, Curreli, Grieco, Contesini, Martucci, Buzzegoli, Gaspari e anche, di rimbalzo, Azzaroli, perfino con De Marzo che tuona dalla divina Cassazione de Roma.

In realtà, se i giornalisti non vanno toccati, nessuno di loro va assolutamente toccato. Né con il martello della Salis e/o di Casapound, né con i falsi provvedimenti di censorii contro la cosiddetta “stampa clandestina”, che è tutto fuorché clandestina. Ma tanto «ogni potere è dittatura». O come direbbe il professor Alessandro Galardini caro a Betti di Montale: «e’ son tutti fascisti».

Dall’astratto al concreto. Si scende nel pantano di Agrùmia dove tutti sanno tutto e tutti tacciono.

E i primi sono i giornalisti appastati come i muggini che risalgono il Magra. Quelli ufficiali che vanno a prendere notizie (e ordini) in procura, con il cappello in mano come Renzo da Azzeccagarbugli: e con le mutande di lamiera, dato che hanno una paura bestia di chi, pur essendosi arrogato ogni malsano potere, è solo un dipendente dello stato.

Piove cemento, governo ladro!

È, cioè, un nostro (del popolo) dipendente, di talché – come ama scrivere il Curreli mentre fa strame dell’art. 358 cpp – quando una sentenza si emette, anche se essa va figuratamente in culo al popolo, il giudice inizia solennemen-thè con la formula «in nome del popolo italiano».

Evidentemen-thè anche la Costituzione antifascista, adatta alle pastasciutte di questi giorni, è, ontologicamen-thè (avverbio caro a Coletta), populista ed estremamente pericolosa.

Detto questo, modo di esprimersi di una carissima allieva dei miei anni verdi, tutti fatti seccare dalla “giustizia” pistojese, sarebbe assai meglio che Biancaneve e i 5 nani rimasti a Pistoja, invece di stare a piantare alberini di Falcone e Caponnetto e grane per quel popolo che li paga profumatamente, ascoltassero anche le voces populi, voces Dei.

Si lavora per il pubblico o per i privati?

E qui gliene metto, di queste voces, tre in fila che riguardano le storie di Agrùmia.

Dove, se la sinistra protettrice del mai-comandante Andrea Alessandro Nesti ha fatto pena e schifo dal dopoguerra fino al cambio della guardia (2019), oggi essa è stata ampiamente superata dalla destra cialtrona, inciucista e assolutamente pronta a dividere la torta e quelle stesse ciliegie che sono sempre state distribuite dalla liberazione antifascista, al neo-consociativismo di oggi (fascisti + anpigiani), molto più sporco dell’umano pensabile.

Il teorema dello sciacallo

Ho tralasciato qualcosa, compagni & amici?

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
© LineaLibera Periodico di Area Metropolitana


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