«O 5 parlamentari 5, ciechi sordi e muti della capitale della cultura 2017: ma siamo proprio sicuri che a Pistoia la procura della repubblica funzioni come dio comanda?»
In questa trascrizione c’è la verità
MA SIAMO CERTI CHE RACCONTARE I FATTI
SIA COMUNQUE DIFFAMAZIONE E STALKING?
Il dottor Andrea Alessandro Nesti, ex comandante della polizia municipale di Agliana deposto non da Linea Libera, ma dal Tar della Toscana e dal Consiglio di Stato, è sempre stato vivacemente scatenato contro di noi perché – sosteneva – lo diffamavamo.
Ma la nostra unica colpa altro non è stata che raccontare le cose per quelle che erano e come erano avvenute. Questa è diffamazione?
In mezzo alla diatriba entrò, da quasi sùbito e sempre a gamba tesa, anche la di lui moglie, la professoressa Milva Maria Cappellini, personaggio pseudo-privato, in realtà pubblicissimo, sia perché docente del superiore, sia perché plurimpegnata nel sociale, con vari profili su internet (alcuni anche evidentissimamente falsi, con fini denigratorii che la procura di Pistoia non ha mai voluto vedere), e assai vivace produttrice di scritti e invettive contro Agliana.
Lei la chiamava Agrùmia. Ma tali opere d’inchiostro – guarda caso – sono state cancellate a corsa dal web dopo che, per la loro offensività diffamatoria – la signora (nota anche con lo pseudonimo di Blimunda) era stata scriminata prima dal sostituto Luigi Boccia; poi dallo stesso Claudio Curreli che, per salvarla, scomodò perfino una interessante Cassazione, che – a nostro avviso – non c’entrava per nulla.
Luigi Boccia – titolare, se non erro, del pasticciaccio brutto, confuso e dannoso della Comunità Montana – scrisse e sostenne che gli insulti, evidentemente diffamatori (ecco le espressioni segnalate: «suino, gran cinghiale, scriventi-scrivani-scribacchi-scribacchini, secernere marciume, diffondono ovunque la materia fecale, vanesio Gran Cinghiale, repertorio di sudiciumi, Maiale Stercorario, Maiale subinfeudato» etc.), non erano, tutto sommato, di per sé offensive. Forse solo sospiri, ma da suini.
Claudio Curreli, con ben più alta e sofisticata dottrina, scriminò la Blimunda motivando – aldilà delle discutibili opinioni del Boccia – che Ella aveva agito così e scritto quel che aveva scritto, in quanto provocata dai nostri interventi di giornalisti persecutori e avvezzi ai disegni criminosi.
Meglio sarebbe stato che, fra Boccia e Curreli, si fossero messi un momentino d’accordo sul come non entrare in rotta di collisione fra loro. Perché, posta la cosa in questi termini, essi due risultavano – e tuttora risultano – in evidente e macroscopico conflitto di giudizio: cosa che fa capire, senza remissione, che il pubblico ministero è, nei fatti e di fatto, una figura che può, alla fine, fare quello che vuole – o altrimenti Tommaso Coletta non si sarebbe mai sognato di dire al maresciallo della Finanza di lasciar perdere le indagini sulla Lucia Turco, sorella di Luca Turco, procuratore aggiunto di Firenze. Andate a rileggervi la storia.
Ma per il caso Blimunda scriminata, sorge un problema. Ed è quello se i pubblici ministeri di Pistoia abbiamo piena consapevolezza e competenze (almeno di base) in lingua italiana. Parola di filologo ufficialmente e legalmente abilitato e riconosciuto. Chiaro?
La Blimunda da chi sarebbe stata provocata? Se Claudio Curreli non avesse avuto – a nostro parere – un intento di, in ipotesi, favorire la moglie di un suo ex-collega Nesti, vice procuratore onorario (non togato, ma pur sempre legato alla procura di Pistoia), già una scriminante di questo tipo, basata sul presupposto della provocazione, è bastante a sorreggere di per sé l’ipotesi che la signora Blimunda Nesti offendeva e diffamava intervenendo senza essere parte in causa. E lo faceva con tutti i riferimenti poco lusinghieri alla diffusa “suineria” di Linea Libera.
Aristotele e San Tommaso tirerebbero le orecchie alla procura, perché la logica è logica e non mera «apodìssi». Per il significato del termine, anche se oggi non usa più leggere e capire documentandosi, consultare il Treccani on line.
Tra l’altro la signora Blimunda (che stranamente, e dopo la scriminata di Curreli, fece sparire le sue Cronache di Agrùmia dal web) si era profferta, attraverso i 5 Stelle di Agliana, di venirci a spiegare lei, a noi di Linea Libera, l’incredibile e triste storia del marito. Ne era, forse, l’amministratora delegata?
Ma secondo Curreli e Grieco, esperti docenti di giornalismo montanelliano, Indro avrebbe mai accettato di ascoltare la vera storia del Nesti dalla bocca interposta della di lui consorte? Se mai qualcuno avesse dovuto parlare, sarebbe toccato al fu comandante – e rubo alcune espressioni alla Blimunda – “vestire i panni del maschio alfa in canottiera e infradito” per raccontarci il tutto di prima mano e non certo per sentito dire. O no?
Detto questo – e chiarito che le circonvoluzioni delle Cronache di Agrùmia esistono ancora, da noi salvate e messe in frigo prima e nonostante la loro rimozione dal web – fra Nesti & Signora si sono dati sempre pazzamente da fare per troncarci le gambine con ricorsi all’ordine dei giornalisti e con un ignobile squasso di querele, tutte frutto di fantasiosa rincorsa dell’impossibile.
Ce lo ha fatto vedere anche la sentenza del giudice del lavoro, dottor Barracca, riguardo alla inconsistente assurda richiesta di danni del Nesti rivolta ai pavidi (e serialmente bugiardi) Benesperi e Ciottoli, anch’essi vittime della malvagità – dicono loro, sorretti da Curreli, Grieco e Gaspari – di Linea Libera.
Per questa pletorica polluzione di querele lo Studio Niccolai deve essersi fatto ricco e così pure l’avvocata Lucarelli di parte civile.
In una di queste querele, Nesti si è dichiarato diffamato da noi perché avevamo scritto che era stato lui a stendere una parte del regolamento di polizia municipale associata di Montale-Agliana: precisamente quella super-contestata (e poi cassata), in cui il fu comandante aveva previsto un criterio meritocratico che gli avrebbe permesso di tornare in sella al comando dei vigili aglianesi.
Peccato che in aula, rispondendo alla giudice Daniela Bizzarri, il dottor Nesti abbia poi dichiarato che proprio lui aveva steso quel regolamento supercontestato, su richiesta e incarico della comandante Paola Nanni, a nostro parere più adatta a svolgere il mestiere per il quale si era preparata, cioè l’insegnante di educazione fisica.
La procura, perciò, non avendo visto niente di tutto questo, non ha forse lavorato con le fette di salame sugli occhi? I carabinieri di polizia giudiziaria, dal canto loro, invece di esperire indagini serie, sono andati a pescare non le parti poi cassate dal regolamento, di cui parlavamo noi, ma quelle approvate in forma “eugeneticamente ariana” dopo l’opposizione di sindacati e Regione Toscana, che avevano fatto ritirare l’armata-Nesti.
Per chiarezza e logica: già i carabinieri non dovevano essere neppure incaricati delle indagini in quanto “amici” del Nesti ai tempi in cui Andrea Alessandro faceva il pubblico ministero in aula.
E già il Nesti non doveva neppure essere trattato dai magistrati terzi e imparziali della procura pistoiese, in quanto fin troppo loro noto e conosciuto nell’ambiente. Qualcuno ha qualcosa da obiettare, forse?
E ora che il Nesti stesso (autore anche di un esposto anonimo contro la Turelli, e salvato da Niccolai & C. per il rotto della cuffia); ora che ha dichiarato in udienza di aver fatto quello che noi dicevamo che aveva fatto, che cosa succederà?
Si dirà che, poverino, si è sbagliato per colpa lieve e senza volerlo (come anche fu scritto per il presidentissimo della Mise, Corrado Artioli) e sarà di nuovo magnanimamente salvato, mentre noi saremo condannati alle fiamme dell’inferno perché Brutti sporchi e cattivi?
O 5 parlamentari 5, ciechi sordi e muti della capitale della cultura 2017! Ma siamo proprio sicuri che a Pistoia la procura della repubblica funzioni come dio comanda?
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]