LE MURA DI PISTOIA, GLI INCALZA, LA POLITICA SPRECONA E LA SOLITA ITALIA DEI LOBOTOMIZZATI

1. Le mura crollate a Pistoia
1. Le mura crollate a Pistoia

PISTOIA. L’Italia è il Paese delle comiche finali, e ciò emerge prepotentemente in questi giorni di levate di scudi verso la diffusione a mezzo stampa di alcune intercettazioni telefoniche penalmente irrilevanti.

Il caso specifico è quello dell’ex ministro Lupi, finito nel tritacarne mediatico, con moglie e figlio, anch’essi non indagati, secondo la ridicola vulgata dei troppi benpensanti che non vogliono in alcun modo vedere la sostanza delle cose: la connivenza complice della politica, a tutti i livelli, con quel malaffare che mangia e ha mangiato miliardi e miliardi di euro rubati alle generazioni presenti e future.

Andiamo per gradi. Chiaramente chi si sofferma su quisquilie come il Rolex da 10mila € al figlio di Lupi è in malafede o si è bevuto il cervello: per un imprenditore che riceve lavori, dallo Stato, dell’ordine di decine di miliardi, 10mila € sono molto meno di un caffè; non è comunque importante il giudizio morale sui singoli.

Il punto vero è che manca una seria discussione sull’inutilità delle grandi opere realizzate e iniziate negli ultimi 20 anni o in attesa di realizzazione. Ci si limita a dire che c’è chi ruba e che le opere devono essere fatte bene allontanando i mariuoli: si ignora però che queste cattedrali nel deserto vengono (e sono state) finanziate massacrando i lavoratori onesti con balzi e balzelli di ogni tipo, sottraendo risorse alle priorità dei cittadini che quotidianamente si trovano a vivere disagi e disservizi di ogni tipo.

Ad esempio Incalza temeva che la ricostruzione di Genova alluvionata sottraesse risorse ad una delle tante opere inutili: il Terzo Valico, palesando il conflitto reale tra politica dello spreco, fondamentale per i politici e per il loro consenso comprato, a suon di 80 euro e mega appalti, e la politica dei bisogni essenziali, auspicata dalla gente normale e dai Sindaci responsabili come quelli valsusini, che hanno scritto espressamente al Governo per ribadire questo concetto.

2. Colonna transennata in piazza Mazzini
2. Colonna transennata in piazza Mazzini

L’Expo di Milano – vedere il report di Roberto Perotti (Expo: il sonno della ragione genera mostri), economista e anche consigliere economico di quel decerebrato di Rignano che ha fatto uccidere Francesco Ferrucci in piazza Gavinana, in riva all’Arno – è servito solo come pretesto per cementificare il territorio con autostrade economicamente insostenibili che non si ripagano con le tariffe pagate dagli utenti.

In primis la BreBeMi, autostrada di 63 km realizzata in project financing per un valore 1,8 miliardi e oltre, di cui 800 milioni di prestiti arrivati dalla Cassa Depositi e Prestiti e il resto dalla Bei, Banca Europea degli Investimenti, tramite la garanzia di Sace SpA, sempre della Cassa Depositi e Prestiti: in sostanza paga sempre pantalone. Si veda qui: Il disastro Brebemi, soltanto 11mila auto al giorno contro le 80mila previste. Idem per la Pedemontana, non ancora completata nella sua interezza. E nonostante autorevoli personalità accademiche, della scienza, dell’economia abbiano sempre argomentato, con analisi costi-benefici alla mano, la follia di quasi tutti i progetti/tangentifici sostenuti da certa politica.

Per eccesso di specificazione vale la pena ribadire che in una logica economica, cioè di mercato, dove la mano invisibile dovrebbe equilibrare tutti gli interessi in causa, se un’opera fosse giudicata profittevole, avrebbe i privati – magari in concorrenza – pronti ad investire con risorse e rischi propri nell’autostrada o ferrovia di turno.

Per il Tav Torino-Lione, non a caso, non c’è un euro da battere con un altro, ad ulteriore conferma di quanto sostenuto da anni anche da professori del Politecnico come Tartaglia e Ulgiati. La logica che da noi prevale, rimane quella per cui tutto sommato “si crea occupazione”, e ciò giustifica tutto.

Scrive Marco Ponti, ordinario di economia, sul Il Fatto: “Nel caso di tutte le infrastrutture, occorre fare sempre congetture, rischiando di prendere cantonate: le ferrovie non hanno obblighi di fare analisi trasparenti ex-ante, né economiche e neppure finanziarie (toccherebbero al Ministero dei Trasporti, che però non le fa). Ma non fa neppure analisi ex-post, per analizzare come i soldi dei contribuenti sono stati spesi. E i piani finanziari delle concessioni autostradali sono addirittura secretati per legge. Queste sono responsabilità gravissime del Ministero dei Trasporti”. Sprecare miliardi è anche peggio che rubare.

I sindaci valsusini hanno invitato tutti i loro colleghi a scrivere al Governo un elenco di piccole opere utili al proprio territorio, chiedendo di finanziarle con la spesa prevista per le tante fallimentari cattedrali nel deserto in progetto. Si veda in proposito quella di Venaus, delibera di Giunta, segnalataci dal Sindaco Durbiano.

3. Il degno rappresentante degli italiani
3. Il degno rappresentante degli italiani

Il Sindaco Bertinelli accetterà l’invito dei primi cittadini piemontesi o preferirà ubbidire, da fedele valvassino, al sistema partitico (o se preferite delle Leopolde e cazzate varie), senza disturbare il manovratore e senza la pretesa di invertire il dogma delle larghe intese finanziarie per cui “è ormai tutto deciso” e non c’è spazio per una politica operosa al servizio delle persone e del bene comune?

Diversamente e in altre parole: cosa devono fare i pistoiesi per far capire a chi ci governa che è vergognoso vedere un ente locale con le mura crollate dal 2010 senza che nessuno si degni di rimetterle in piedi?

Come si fa a non trovare 80mila euro per sistemare la statua di Linneo a Capostrada o 10 mila per la colonna di piazza Mazzini, transennata in maniera a dir poco invereconda e abominevole, accettando però il sistema degli Incalza, dei Renzi e dei Lupi? O assistere all’argine della pista ciclabile sul lungo Brana franato da due anni, per non parlare di tutti i tagli infami alla sanità locale, a partire dalla Montagna, o delle scuole disastrate e a pezzi…?

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One thought on “LE MURA DI PISTOIA, GLI INCALZA, LA POLITICA SPRECONA E LA SOLITA ITALIA DEI LOBOTOMIZZATI

  1. “I soldi che ho guadagnato a stare in questo Paese di merda deregolarizzato… non li avrei mai guadagnati in Inghilterra o in America”. A parlare è Giulio Burchi: è tra i 51 indagati dell’inchiesta sulle grandi opere che ha portato all’arresto di Incalza e gli altri. E’ tra l’altro l’ex presidente di Italferr ed ex presidente della Metropolitana Milanese e attuale amministratore delegato della A4 Holding. Parla molto al telefono e quindi è molto intercettato. Il gip, nell’ordinanza con cui ha disposto le misure cautelari, lo definisce “attendibile”. Non è uno che millanta al telefono, insomma, secondo i magistrati. I pm, nella richiesta d’arresto per Incalza, lo definiscono “soggetto molto vicino al senatore Ugo Sposetti“. Sposetti è il senatore del Pd, ex amministratore dei Ds e difensore valoroso del finanziamento pubblico ai partiti. Per Sposetti, scrivono i pm, Burchi “si attiva in più occasioni” per trovare lavori a persone “indicate” dallo stesso Sposetti. Così, quando Burchi e Sposetti si sentono al telefono nel febbraio 2014, il manager scandisce: “Non faccio altro che fare l’ufficio di collocamento”. E “l’ufficio di collocamento”, Burchi lo fa secondo gli inquirenti su richiesta del viceministro alle Infrastrutture, Riccardo Nencini, segretario nazionale del Psi. Sempre secondo le carte Burchi e Nencini “comunicano” attraverso un ex parlamentare, Mauro Del Bue, che ha fatto anche il sottosegretario alle Infrastrutture con Berlusconi ai tempi di Lunardi e soprattutto è un altro socialista. Come Incalza, come Nencini, come il sottosegretario (sempre alle Infrastrutture) Umberto Del Basso De Caro. Burchi chiede a Del Bue di combinare un appuntamento con Nencini: “Tu potresti dargli qualche contributo di questo tipo anche a Nencini – risponde Del Bue – Ci sono delle nomine da fare in giro, ci interessa sistemare due o tre persone in qualche ente”. Ma secondo i pm Burchi è in movimento perpetuo. Ha chiesto a più persone, compreso il viceministro Nencini, un intervento per una nomina all’interno di Terna […].
    I manager che diventano “uffici di collocamento”, le società che diventano “stipendifici“. E’ il caso, per esempio, della Dilan.Fi e della sua componente che fa capo alla Spm Consulting, la società di Stefano Perotti impegnata nei lavori del “nodo Tav” di Firenze. Si tratta, scrivono gli inquirenti, di una società con “logiche estranee al corretto svolgimento dell’attività imprenditoriale”. “Le espressioni ‘stipendificio’, ‘marchetta’, ‘soldi regalati’ sono utilizzate proprio da persone riconducibili” all’azienda di Perotti.

    Da Il Fatto http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/18/grandi-opere-i-pm-manager-si-attivava-per-senatore-sposetti/1517969/

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