PISTOIA. L’associazione Palomar porta avanti da lungo tempo una riflessione sulla destinazione dell’area ex ospedaliera del Ceppo, culminata nella giornata del 13 dicembre scorso, in un’assemblea pubblica in cui la questione è stata discussa in quattro tavoli tematici, ognuno con un diverso argomento.
Il risultato dell’assemblea è stato condensato in una serie di domande da porre al sindaco Samuele Bertinelli, che, accettando di buon grado l’invito dell’associazione, risponderà in un’apposita iniziativa pubblica che si terrà il 4 marzo, alle 21 al circolo Garibaldi (c.so Antonio Gramsci 52, Pistoia).
La necessità di affrontare un dibattito così importante e complesso a partire dallo stato dell’arte, in termini di programmazione e di decisioni già assunte dalle passate amministrazioni e dall’attuale, ha motivato il lavoro dell’associazione che comunque ha sviluppato la sua iniziativa prima della presentazione dell’accordo di programma.
“Credo comunque” ha detto il presidente di Palomar, Nicola Ruganti “che l’accordo di programma, che a breve sarà siglato, avendo già fissato coordinate importanti e molto positive per la città circa le condizioni finanziarie dell’intera operazione, consenta ora di sviluppare, in vista del piano particolareggiato, un dibattito che in città c’è e deve continuare”.
Permeabilità
Sebbene il piano Cervellati non affronti direttamente il tema della permeabilità, è di particolare importanza la questione della realizzazione di un attraversamento nord-sud dell’area.
È stato inoltre osservato come al riorganizzazione dell’area debba fondarsi su alcuni punti fermi, dando priorità alla definizione delle funzioni principali, in relazione alle necessità dell’area stessa e dell’intera città.
Infine, sarebbe importante per la gestione dei lavori, dotarsi di un organo di regia, presente prima, durante e dopo le operazioni di riorganizzazione, in grado di gestire le modiche e gli aggiornamenti al piano necessari durante il percorso.
Tale organo deve servire a coordinare scadenze e modi della ristrutturazione, in modo da evitare i rischi di desertificazione dell’area causati dal prolungarsi dei tempi dei lavori.
Nuove possibilita per le funzioni culturali
Il risultato del lavoro del tavolo si è concretizzato in quattro spunti di riflessione: innanzitutto, si chiede come le associazioni culturali possano essere coinvolte nella progettazione di dettaglio del nuovo polo culturale; come il costo delle nuove strutture (in particolare dei musei) possa essere sostenuto; si chiede di pensare ad un utilizzo in itinere dell’area anche per iniziative culturali, al fine di evitare la desertificazione dell’area nella fase di transizione; si domanda, infine, quale possa essere il destino dell’archivio dell’ospedale neuropsichiatrico di Pistoia e della biblioteca specializzata attualmente e provvisoriamente collocata nella corsia di Sant’Atto.
Opportunità di sviluppo
L’area ha un’importanza fondamentale nel circuito della città, essendo collegata a piazza del Carmine, piazza San Lorenzo, via Filippo Pacini e viale Matteotti. Considerata la saturazione delle zone centrali della città, si può immaginare una valorizzazione che si colleghi anche alla ristorazione e all’economia di vicinato in genere? La vicinanza del liceo artistico Petrocchi, l’artigianato della zona e le botteghe di lavorazione della ceramica possono portare ad un’unione delle forze in ambito artistico? È immaginabile un consorzio delle realtà produttive pistoiesi di minori dimensioni per la partecipazione alla ristrutturazione edilizia dell’area?
Sanità
Per quanto riguarda le funzioni sanitarie, l’idea dovrebbe essere quella di creare un polo sanitario importante, portando l’ospedale “nel territorio”, non soltanto attraverso la strutturazione di particolari servizi (come il cup, gli ambulatori o la parte infermieristica) ma creando, attraverso una forte collaborazione con gli specialisti e con i medici di famiglia un forte presidio sanitario territoriale (ospedale di comunità?).
Dal punto di vista dei cittadini ciò dovrebbe tradursi nella possibilità di avere una serie di servizi in un’ottica di medicina di vicinato. In questo senso, la questione centrale diventa il ripensamento di tutti i servizi territoriali, compresa la medicina generale, alla quale, nell’ambito dell’organizzazione della sanità nel territorio, occorre riferirsi anche in funzione di filtro con l’ospedale (si pensi alla riduzione dei codici bianchi e azzurri al pronto soccorso o anche ad una sola sede per convogliare servizi di medicina generale, cup, prelievi, ecografia o esami intermedi strumentali).
[associazione palomar]