lecceto corte dei miracoli. ABRACADABRA, QUANDO IL COMUNE DI QUARRATA, NONOSTANTE RILIEVI E OPPOSIZIONI INECCEPIBILI, CONCEDE SANATORIE & CONDONI “A CAPOCCHIA” SENZA VERIFICARE NEPPURE UNA PAROLA DI CIÒ CHE VIENE SCRITTO IN DOCUMENTI DESTINATI A FAR FEDE

Per un cittadino la condanna della pubblica amministrazione è che degli eserciti perlopiù di gente con tre narici, ma con un solo neurone, pretendono di insegnare la filosofia del come e del quando a loro immagine e somiglianza. E dànno a chi ha, togliendo a chi non ha. È il regno di una sinistra politicamente corretta che insegna tutto a tutti senza sapere una mazza di nulla e senza volere ascoltare nessuno. E dovremmo fidarci di gente così saggia e “imparziale”?

 

Non c’è dubbio: una cura meticolosa del territorio. Condoni? A corpo e non a misura. Controlli? Nemmeno un po’. E il cittadino dovrebbe fidarsi di questa pubblica amministrazione? Ci vuole del fegato!

 

CONDONI? SE LI GUARDI DA VICINO

IDEM CHE SUONI TROMBA OPPUR VIOLINO!

 


 

Lo sapeva o no il geometrO Franco Fabbri che questo abuso era su parte comune e che non poteva essere condonato se tutti i condomini non erano d’accordo? Ma lui che fece? Concesse? No: lui… con cesso. A Burràkia funziona così?

 

COMINCIA l’anno nuovo – un meraviglioso 2021 tutto destinato a un mirabile presidente Biden/Bidet; a un papa in sciatalgia; a un Conte di Coglio[no]stro; a un Pd di cacca e a un non-presidente ovvio, scontato, dozzinale, senza schiena e che rappresenta il peggio dell’Italia – e riprende la saga/sega della sagra della fettunta a cura e carico del famoso Comune di Burràkia: terra di “giunta in ciabatte” o, mutatis mutandis, forse meglio di ciabattoni (= a Lucciano, casa mia, significa cialtroni) che non rispondono a nessuno, che non sono responsabili di niente, che sono lì semplicemente a difendere la loro posizione di prezzolati a mese a carico del popolo quarratino.

Stamattina vi faccio vedere come ha lavorato per decenni l’ufficio tecnico dell’epoca geometrO Franco Fabbri: ricordate il figlio di quella bravissima persona di Marcello, detto Cesare, Fabbri, anche presidente della Cassa Rurale e Artigiana di Vignole, fondata da don Orazio Ceccarelli? Sto parlando del capogruppo Dc ai tempi dell’Amadori: morto, sepolto e dimenticato da tutti.

Temporibus illis, in quel tempo (cito il Vangelo, perché a Quarrata siamo in mezzo a una “branca di cattocomunisti” assidui frequentatori della chiesa) il geometrO Fabbri, noto come testasecca ovvero testa-a-pipa, era il governatore della Galilea burrakiàna al posto di Pilato.

Il governatore romano della Passione si lavava le mani con l’amuchina anticovid: quest’altro se le è sempre lavate, comunque lavate, assolutamente lavate con un medicinale che ha un nome lungo come un ablativo assoluto: fatti salvi i diritti dei terzi. E giù.

I condoni – sto parlando precisamente degli anni 80-90 – a Quarràkia si vendevano a corpo e non a misura. Per averne uno, era sufficiente presentare qualche chilo di fogli, anche fatti e fascicolati a cane, e un’autocertificazione con cui si poteva persino dire che i ciuchi volano, che Rome è una città simile a Roma e che in francese jambon vuol dir prosciutto. Per certi analfabeti, somari del post-68, sto citando da Giuseppe Gioachino Belli. Chiaro?

La storia andava così – e forse non solo a Quarràkia. Ma io qui sto parlando di Quarràkia e a ciò mi attengo. Così andò che una certa persona, chiese il condono per via di Lecceto 18 con una depistante sequela di affermazioni, parte delle quali (purtroppo) non trova riscontro nei documenti ufficiali atti a far fede.

Intendo dire nei contratti, notarili e registrati, di compravendita e trasferimento di proprietà, fra i vari attori del teatrino del taciuto e del falso, assai di moda nella nostra provincia di Pistoia, dove, troppo spesso e volentieri, la Procura della Repubblica ha sempre fatto finta di non vedere, di non sapere, di non essere informata. E alla fine ha dato anche a vedere di non credere a chi racconta il vero, ma a chi, piangendosi addosso, spara indistintamente falsi e cazzate.

Il contratto di compravendita fra Giuntini-Iozzelli e Alberi Bertinelli. Le costruzioni c’erano già, ma nessuno ne fa cenno…

Per l’esattezza i penultimi proprietari del civico 18 di via di Lecceto a Montorio di Quarrata, “corte dei miracoli” dell’abracadabra e dello stupro del Montalbano, cioè – prima che gli immobili e i terreni passassero a Mara Alberti, Dainelli Gionni, Margherita Ferri e Sergio Luciano Giuseppe Meoni – i signori Bruno Alberi e Silvana Bertinelli, oggi, credo, defunti; proprio in virtù del fatto che stavano per trasferire le loro proprietà ai quattro citati in parentesi, che spesso ho indicato come il Quartetto Cetra, dovettero presentare al Comune (lèggasi: ufficio diretto dal geometrO Franco Fabbri) la domanda di condono/sanatoria. E Bruno Alberi produsse il documento che qui vedete riprodotto in foto.

Con esso l’Alberi chiedeva che, benevolmente come al solito, il Comune di Quarràkia passasse un colpo di spugna su tutto quanto c’era di anomalo in quel boscabbaccano incasinato di via di Lecceto n. 18. E lo fece sottoscrivendo «che le opere edilizie (di cui chiedeva la sanatoria – n.d.r.) non creano limitazioni di tipo urbanistico alle proprietà finitime e non sono state realizzate su parti comuni ad eccezione della lavanderia che è stata realizzata su area comune ad Alberi Bruno oggi Dainelli, Lapini Bruna e Serchielli (rectius: Sarchielli, che però non è mai stata proprietaria di niente – n.d.r.) Rina, tale lavanderia è stata costruita dal precedente proprietario (intèndasi: Antonio Albanese, che in precedenza aveva venduto all’Alberi e alla di lui moglie Silvana Bertinelli – n.d.r.).

Ora tutti i lettori hanno perfettamente chiaro che la cosiddetta lavanderia di cui parlava l’Alberi, era stata costruita su parte comune: ma l’altro condomino della parte comune, mia madre Bruna Lapini, quando mai aveva autorizzato e approvato la costruzione della stanza? E quando mai era stata d’accordo sul fatto di chiederne il condono? E quando mai – come è successo nel contratto Alberi-Bertinelli/Quartetto Cetra – si è potuto ammettere e tollerare di veder vendere, come pertinenza esclusiva, un’opera realizzata su area a comune con altri proprietari?

Al contrario mia madre, che dal 2008 in poi non ha mai più potuto raggiungere e rivedere le sue proprietà a Lecceto (grazie al Quartetto Cetra, ad altri bravi vicini gementes et flentes di lassù, e al Comune di Quarràkia che avrebbe concesso licenze perfino sulla lottizzazione della Luna, fosse stato mai possibile…) si era espressamente opposta alla concessione del condono richiesto: opposizione beatamente sfanculata e ignorata da quella mente sopraffina del geometrO Franco Fabbri, che il condono concesse saltando a piè pari la comproprietaria dell’area a comune che si opponeva.

Se tale stanza-lavanderia sorgeva su proprietà comune e se uno dei condomini si opponeva, il signor Bruno Alberi e, in séguito il Quartetto Cetra, potevano mai essere legittimati, da soli, a chiedere e ottenere la sanatoria? Ci vuole forse la Corte Costituzionale per rispondere alla domanda?

Ora, se questo è amministrare correttamente e secondo norme e regole, dìtelo voi, gente! E lo dica, mettendolo per iscritto, la Procura della Repubblica e il Tribunale di Pistoia. Può bastare una crema proctologica (cioè da spalmare sulle emorroidi) come un fatti salvi i diritti dei terzi per esimere il Comune e i suoi funzionari da qualsiasi responsabilità circa la nullità in radice della concessione rilasciata a prescindere? Io non ne sarei tanto convinto.

E intanto è lecito pensare che questa sia una non secondaria causa di nullità radicale del condono di via di Lecceto 18, come richiesto da Bruno Alberi al momento della vendita, e come in séguito perfezionato dal quartetto Alberti-Dainelli-Ferri-Meoni.

Pagina 2 richiesta-condono Alberi. Ci sarà qualcuno che sa leggere al Comune di Quarrata?

Più interessante ancora appare, però, un altro aspetto – macroscopico, ma sempre allegramente bypassato e ignorato dal Comune di Quarràkia e dal geometrO Franco Fabbri –, che emerge dall’intera pratica di condono (vedi pagina 2 – qui riprodotta).

Vi si parla, infatti, di un «Forno e relativa copertura, di locale adibito a rimessa di pertinenza dell’abitazione. Tali opere insistono nel resede di proprietà».

Si aggiunge, nella domanda, che queste opere sono state realizzate nel 1989: sarebbe stato, però, non dico interessante, ma doveroso e indispensabile sapere da chi erano state realizzate, e come. Cosa che il Comune di Quarrata avrebbe potuto – e, aggiungo – dovuto fare senza difficoltà, dato che ha libero accesso alle aerofotogrammetrie dell’Istituto Geografico Militare.

Se infatti ciò fosse correttamente avvenuto partendo dal 1975 (epoca della originaria proprietà di Antonio Albanese), si sarebbe visto e accertato che le opere, sia pure in forma diversa, ma pur sempre di tipo costruttivo-edilizio con copertura e quant’altro, erano già presenti e precedenti al 1988, data in cui i proprietari del terreno boschivo (foglio 44, mappale n. 422), Gianfranco Giuntini e Marlena Iozzelli, lo vendettero all’Alberi con contratto rogato dal notaio Alfredo D’Errico, rep. n. 7623, raccolta n. 5050, trascritto nel 1988, registro particolare 5198.

Via di Lecceto. Trasformazioni in corso

È evidente che le costruzioni esistevano prima della compravendita Giuntini-Iozzelli/Alberi-Bertinelli. Ma è altrettanto evidente, anche, che, in quanto costruzioni abusive realizzate da Antonio Albanese su terreni non suoi ma dei Giuntini-Iozzelli, i due manufatti non potevano essere considerati come pertinenze del terreno boschivo compravenduto.

E fu presumibilmente per questo motivo che il contratto, di cui stiamo parlando, tacque in assoluto su quel particolare: per lo stesso motivo, tuttavia, è di solare evidenza che gli acquirenti Alberi/Bertinelli divennero proprietari soltanto del terreno e non anche dei manufatti in séguito rimaneggiati e dichiarati come costruiti nel 1989: può darsi per sanare furbescamente un buco nel tessuto delle menzogne e dei silenzi?

Alla richiesta di condono Alberi/Quartetto Cetra, che ha portato al casino generale di via di Lecceto 18, l’allora condomina dell’area a comune, Bruna Lapini, diffidò dal concederlo tutto il Comune della futura Burràkia. Chiamò, infatti, in causa:

  1. il Sindaco pro-tempore di Quarrata, Stefano Marini

  2. l’Assessore all’Urbanistica pro-tempore del Comune di Quarrata, Marcello Bracali

  3. il funzionario nominato responsabile del relativo procedimento amministrativo

  4. l’U.O. responsabile delle sanatorie edilizie (quelle fatte a corpo e non a misura…)

  5. il e/o i legali di parte del Comune di Quarrata

  6. la Polizia Municipale del Comune di Quarrata (allora il vigile addetto all’edilizia era il geometrO Oliviero Billi, poi comandante e promotore del suo subalterno Marco Bai, passato dalle lampade e dai fili alla paletta e alle contravvenzioni

  7. l’U.T.C. Urbanistica del Comune di Quarrata

  8. la Commissione Edilizia del Comune di Quarrata

Il risultato di tutto lo avete visto dai miei articoli pubblicati tra il luglio scorso e oggi. Quegli articoli che, pur narrando delle vere verità riscontrabili – come si dice in penale – per tabulas, mi hanno fruttato gli arresti domiciliari in quanto sarei uno stalker maledettamente pericoloso, accidenti a me.

Forse i Magistrati hanno ragione: sono estremamente pericoloso. Perché voglio – e non ci rinuncio – che mi mettano per iscritto che le persone brave sono quelle che fanno ciò che vogliono con l’aiuto di strutture amministrative pronte a dire di sì ad alcuni sfrontati audaci, e a bastonare altri più timidi, corretti e rispettosi delle regole.

Voglio che mi mettano per iscritto che è mio dovere e imperativo categorico credere ciecamente a chi racconta balle, non fa il suo dovere ed è pure arrogante come la gente del Comune di Burràkia, dal sindaco all’ultimo dipendente che ne segue gli esempi.

Via di Lecceto. Da capanne a rimesse

Voglio che mi mettano per iscritto, nero su bianco, che è giusto e corretto che qualcuno seghi la condotta dell’acquedotto pubblico e tenga, per 8 giorni 8, due residenti di via di Lecceto a secco, arrogandosi il diritto di tormentare gli altri con gli applausi delle autorità.

Ma questa è un’altra storia di via di Lecceto da raccontare in un altro momento. Così vedremo se Nocciolina di Lucciano avrà ancora il coraggio di dire che io non dovrei essere tenuto agli arresti domiciliari, ma direttamente scaricato in manicomio con un bel Tso di staliniana memoria.

Visto, Marco Mazzanti e giunta dell’Anpi, che bel puttanaio siete stati in grado di tenere in piedi in una città di 27 mila abitanti incatenati come le strade vicinali-interpoderali di via di Lecceto e non solo? E ora sventolate pure la vostra bandierina al… burràco di arachidi & Noccioline (di Lucciano)!

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Tutti gli uomini nascono liberi. E non aggiungo altro


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